Torino, intervento rivoluzionario per il trattamento della fibrillazione atriale

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di Simona De Ciero

All’ospedale Mauriziano combinate due tecniche per abbattere il rischio ictus

«Stefano Grossi è un fuoriclasse assoluto e il Mauriziano una Ferrari: guidarla è bellissimo». Giuseppe Musumeci, direttore della Cardiologia all’ospedale Mauriziano di Torino, non riesce (né vuole) frenare l’entusiasmo mentre racconta come, nei giorni scorsi, «per la prima volta al mondo il dottor Grossi ha eseguito un intervento rivoluzionario e innovativo per il trattamento della fibrillazione atriale, su un paziente torinese di 56 anni sottoposto ad ablazione realizzata sia dall’interno sia dall’esterno del cuore (endo-epicardica) e associata a legatura non chirurgica dell’auricola sinistra».

I vantaggi di questo nuovo e rivoluzionario procedimento sono diversi. «Intanto non lascia alcun device dentro il cuore — precisa Musumeci — e viene chiusa con un piccolo cappio attraverso una sutura chirurgica senza aprire torace e cuore ma passando da una vena attraverso un buchino piccolissimo sotto lo sterno». L’eccezionalità di questo intervento, però, sta anche nel fatto che il dottor Grossi abbia eseguito in contemporanea anche l’ablazione di fibrillazione atriale.

«Stefano Grossi è il terzo in Italia per volume di ablazioni eseguite, e il primo nel sistema sanitario pubblico — conclude Musumeci — è un grande professionista, dedito al lavoro e ai suoi pazienti: davvero una persona speciale». Secondo i cardiologi del Mauriziano, il nuovo modello d’intervento rappresenta un’evoluzione notevole nel trattamento di questo tipo di aritmia cardiaca, tra le più diffuse al mondo. La fibrillazione atriale, infatti, affligge milioni d’italiani e, secondo i dati del Mauriziano, solo a Torino e provincia insorgono circa mille nuovi casi ogni anno. Numeri destinati a salire ancora a causa dell’invecchiamento progressivo della popolazione. Batticuore, difficoltà di respiro, affaticamento sono i sintomi della malattia che può portare fino all’insufficienza cardiaca e, nel 20% dei casi, a ictus cerebrale. Non solo.

L’aritmia può condurre anche a decadimento cognitivo di grado variabile, fino alla demenza. L’ablazione transcatetere (intervento classico) è indicata nei pazienti che non rispondono alla terapia farmacologica indispensabile per prevenire ictus cerebrale associato alla fibrillazione atriale. Proprio come il caso del paziente torinese appena operato dal dottor Grossi che, però, a causa di un elevato rischio emorragico non avrebbe potuto prendere alcun anticoagulante. E che invece, non solo è stato operato, ma è stato dimesso appena due giorni dopo l’intervento.

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29 giugno 2022 (modifica il 29 giugno 2022 | 21:46)

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, 2022-06-29 19:46:00, All’ospedale Mauriziano combinate due tecniche per abbattere il rischio ictus, Simona De Ciero

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