Torino, assalto ai negozi in via Roma. Il giudice: «Gli imputati volevano beni di lusso da sfoggiare sui social»

di Simona Lorenzetti

Le motivazioni delle 21 condanne per furto aggravato e danneggiamento (e non per devastazione e saccheggio): «Non ci fu una lesione grave e indiscriminata dell’ordine pubblico»

L’obiettivo degli indagati «non era quello di creare una lesione grave e indiscriminata dell’ordine pubblico, piuttosto di impossessarsi di beni di lusso» per «farne sfoggio sui social». Inoltre, non vi fu «un danneggiamento vasto e indiscriminato» ma si trattò di «atti vandalici». Con queste parole il gup Alfredo Toppino spiega perché ha condannato i 21 imputati che la sera del 26 ottobre 2020 assaltarono i negozi del lusso di via Roma per i reati di furto aggravato e danneggiamento, e non per devastazione e saccheggio (come aveva invece chiesto la Procura di Torino). Nelle quaranta pagine della sentenza si evidenzia come non sia emerso un «unico filo conduttore» tra lo scenario «di guerriglia urbana» scatenato dai manifestanti che presero parte alle proteste contro le misure anti-Covid in piazza Castello e i successivi «fatti predatori» di cui furono protagonisti gli imputati.

Il procedimento riguardava le razzie e i danneggiamenti in alcuni store del lusso, tra cui Gucci, Louis Vuitton e Other Stories. Secondo il giudice, gli imputati hanno agito con «modalità rudimentali» e con «mezzi inadeguati a produrre un’offesa su larga scala, avendo fatto ricorso a sampietrini e materiale edile di cantiere». E questo, per il Tribunale, esclude «quel minimo di organizzazione che sarebbe stato necessario per produrre un effetto distruttivo su larga scala». Ma a pesare sulla decisione del giudice sono state anche le immagini realizzate dalla polizia scientifica, che non «restituiscono la rappresentazione di quell’onda di persone che, secondo la prospettazione dell’accusa, muovendo da piazza Castello si sarebbe riversata in tutta la sua violenza nella vicina via Roma al fine di dare vita a una pluralità di indiscriminati danneggiamenti non fronteggiabili adeguatamente dalla polizia». Anzi, «stupisce — si evidenzia nel documento — che la supposta forza di propagazione “dell’onda” avesse interessato nel suo complesso soltanto tre esercizi commerciali, peraltro tutti concentrati a poca distanza l’uno dall’altro, segno evidente che la situazione di ordine pubblico, nonostante la presenza di altri gruppi di facinorosi, in allora ancora belligeranti in piazza Castello, non era ancora compromessa».

L’unico obiettivo degli imputati — condannati a pene variabili tra 1 anno e 4 mesi e 3 anni e 8 mesi — era un profitto patrimoniale, come dimostrerebbero anche i post sui social in cui esibiscono con orgoglio la refurtiva. Un gesto di vanità che, peraltro, ha permesso agli investigatori di identificarli nel corso delle indagini. «Gli autori di quei post — scrive il gup —, in modo piuttosto ingenuo, si sono limitati a fare vanto della loro azione predatoria, circostanza che dà il senso del loro agire: venire in possesso di beni di lusso di cui fare sfoggio sui social».

Nella sentenza viene poi messo in luce come non vi sia alcun nesso tra gli scontri avvenuti nel corso della protesta e i furti nei negozi. Del resto, «gli autori delle condotte non hanno rivendicato le loro azioni attraverso altre eclatanti manifestazioni», come scritte sulle vetrine, «che diversamente sarebbero state espressione del carattere organizzato». E che non ci sia stata una pianificazione lo si evincerebbe anche dal fatto che gli imputati hanno agito a volto scoperto e «molti di essi neppure si conoscono; altri hanno preso parte alla manifestazione per curiosità mossi dal passaparola; altri non avevano neppure partecipato, ma si sono trovati casualmente in via Roma e, vedendo gli altri intenti a danneggiare le vetrine, ne hanno approfittato». «Segno evidente — conclude il gup — dell’agire scomposto ed estemporaneo di un non consistente gruppo di persone».

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19 aprile 2022 (modifica il 19 aprile 2022 | 17:36)

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, 2022-04-20 06:33:00, Le motivazioni delle 21 condanne per furto aggravato e danneggiamento (e non per devastazione e saccheggio): «Non ci fu una lesione grave e indiscriminata dell’ordine pubblico», Simona Lorenzetti

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