Tokyo tra passato e futuro, negli scatti di due maestri della fotografia

di Luca Zanini

Al MAXXI di Roma oltre 500 immagini di Daido Moriyama e del suo maestro Shomei Tomatsu. Il volto della megalopoli negli scatti che «fissano una frazione di secondo di realtà». A cura di Hou Hanru ed Elena Motisi, l’esposizione dura fino al 16 ottobre 2022

Quando nel 1953 Henri Cartier- Bresson scrisse “Il momento decisivo”, vera e propria Bibbia dei fotografi specializzati in reportages, Tokyo era una città che si andava riprendendo dagli orrori della Guerra lasciandosi conquistare dalle sirene dell’occidentalizzazione: una situazione ben descritta in Tōkyō monogatari («Una storia di Tokyo») film diretto dal grande regista Yasujirō Ozu. Cartier- Bresson sottolineava nel libro l’esigenza di «fissare una frazione di secondo di realtà», perché – diceva – «i fotografi si occupano di cose che stanno continuamente svanendo». Settant’anni dopo, è ancora vero: anche oggi la modernizzazione della capitale del Giappone rischia di far scomparire alcuni suoi tratti peculiari. Ecco perché la ‘street photography’ rappresenta un’espressione affascinante e preziosa della fotografia nipponica contemporanea: grazie a professionisti come Daido Moriyama e il suo maestro Shōmei Tōmatsu (scomparso 10 anni fa; Nagoya, 1930 – Naha, 2012), immagini uniche testimoniano il volto della megalopoli, rivelando un’infinità di fonti di ispirazione.

Negoziare con le rovine storiche, congelare volti

Moriyama e Tōmatsu sono i protagonisti della mostra «Tokyo revisited» che inaugura, il 14 aprile, un mese di esposizioni dedicate alla fotografia al MAXXI di Roma. Organizzata in collaborazione con la MEP di Parigi (Maison européenne de la photographie), l’installazione della nuova mostra “ricicla” parti delle precedenti strutture di “Purple Line” (di Thomas Hirschhorn). I visitatori sono così invitati a rivisitare Tokyo fisicamente, connettendola con la realtà romana: la Tokyo di Moriyama e Tomatsu è affascinante e cosmopolita, ricca di energia e di conflitti, antica e ipertecnologica; proprio come Roma, anche Tokyo è sospesa tra l’eterna negoziazione tra le sue rovine storiche e proiezioni futuristiche. I due artisti catturano immagini e parti della città che potrebbero presto scomparire, immagazzinano scorci e prospettive, “congelano” volti e gesti di persone, realizzandone un ritratto unico: il loro approccio, dicono, è quello di «cani randagi che percorrono la città mentre si guardano attorno inconsciamente».La mostra è scandita da oltre 500 immagini, di cui la maggior parte sono opere originali stampate in Giappone (370), presentate insieme a un caleidoscopio di stampe che formano giganteschi wallpaper per una superficie di oltre 600 metri quadrati.

Il monito della bomba atomica

Le foto di Moriyama, esposte su pareti gialle, si alternano a quelle di Tomatsu, su uno sfondo celeste. Il visitatore è invitato a esplorare la città, a lasciarsi trasportare, a perdersi in una galassia di immagini, suoni, colori e proiezioni. «Nelle istantanee di Moriyama e Tomatsu, realistiche e poetiche nel contempo,Tokyo, città nuda, diviene il simbolo della condizione umana contemporanea — sottolinea Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI —. Con questa esposizione la grande fotografia si conferma protagonista della stagione espositiva del MAXXI, per indagare il mondo e noi stessi attraverso gli occhi di maestri eccezionali». Dopo l’Amazzonia di Sebastião Salgado, che dallo scorso ottobre continua a registrare il sold out, si arriva all’Italia di Gianni Berengo Gardin — mostra che aprirà all’inizio di maggio — passando per la Tokyo di Moriyama e Tomatsu. «Con una parte di scatti che ricorda le conseguenze del dramma delle bombe atomiche sul Giappone, perché questo tema torna d’attualità come un monito terribile». Dalla tragedia della sconfitta bellica alla febbre consumistica che si è rovesciata su un’antica cultura fino all’esplosione della potenza tecnologica, «Tokyo è un osservatorio straordinario e unico». Nelle loro foto Tomatsu e Moryama raccolgono «istantanee caotiche e incontrollabili, trasgrediscono consapevolmente e inconsapevolmente l’ordine sociale prestabilito, enfatizzando l’accumulo, la densità, la sovrapposizione delle “cose”: esseri umani, animali, piante, oggetti, scene», spiega il curatore Hou Hanru. «Creano un sistema di “mappatura psicogeografica” di Tokyo… Come sostiene Moriyama, non viene presentata la verità, ma una ‘città nuda’, una ‘nuda realtà’».

«Come cani randagi»

Da sempre impegnati nell’esplorazione delle situazioni della società giapponese del dopoguerra e della sua evoluzione contemporanea, Moriyama e Tōmatsu completano a vicenda le rispettive prospettive: Moriyama ama immergersi nella gioia e nell’entusiamo prodotti dalla società del consume; Tōmatsu preferisce immortalare scene socialmente e politicamente coinvolgenti. Entrambi gli artisti sono però accomunati dal trattare la fotografia più come un modo di vivere che come un genere artistico. Come «cani randagi» — per citare il titolo di una famosa opera di Moriyama, Misawa (Stray dog, 1971), da lui stesso identificata come il proprio ritratto — in queste immagini i fotografi percorrono la città guardandosi attorno come nomadi, scattano foto a tutti coloro che si muovono davanti ai loro occhi, senza cercare la bellezza ma esplorando e mostrando ogni angolo di Tokyo.

«Fotografo qualsiasi cosa, in una reazione a catena»

Per i due artisti fotografare significa vivere. Con una tecnica unica che si sofferma su aspetti quotidiani della vita urbana, spesso inosservati, o su elementi inopportuni (angoli di strada, vetrine di negozi, uomini, donne, animali, piante, cartelli stradali, persino spazzatura) che vengono trasmessi sotto forma di fasci di luce e ombra. «Nella mia vita ho perlopiù passeggiato, osservato e fotografato — osserva Daido Moriyama in un video che si può vedere in una sezione della mostra —. Non esco mai senza la mia macchina fotografica compatta. E scatto ovunque: qualsiasi cosa io guardi mi sembra interessante, qualsiasi cosa io veda mi stimola. Essere stimolato mi spinge a premere il pulsante dell’otturatore, e da questo gesto nascono ulteriori fotografie. Ogni scatto porta a un altro, che a sua volta conduce direttamente al successivo. Credo sia questa reazione a catena che mi spinge ad andare avanti e che mi prepara a ogni scatto». Foto che, spesso, non sono destinate ad una mostra, «ma finiranno tutte in un libro».

Tokyo Revisited.
Daido Moriyama con Shōmei Tōmatsu
dal 14 aprile al 6 ottobre 2022 al MAXXI
Museo nazionale delle arti del XXI secolo

14 aprile 2022 (modifica il 14 aprile 2022 | 09:25)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-04-15 06:38:00, Al MAXXI di Roma oltre 500 immagini di Daido Moriyama e del suo maestro Shomei Tomatsu. Il volto della megalopoli negli scatti che «fissano una frazione di secondo di realtà». A cura di Hou Hanru ed Elena Motisi, l’esposizione dura fino al 16 ottobre 2022 , Luca Zanini

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