Strage di Uvalde, la polizia ha agito in ritardo?

Spread the love

di Guido Olimpio

Il killer, Salvador Ramos, è rimasto quasi un’ora barricato dentro una classe della scuola elementare. Esplode la polemica: si è trattato di un ritardo o di una tattica?

Nella strage di Uvalde, in Texas, la polizia ha reagito con ritardo? La domanda è uno degli interrogativi sull’attacco, ma che si allarga al dibattito su come difendere le scuole Usa.

Partiamo dai primi dati investigativi, necessariamente incompleti, senza dare verdetti.

Sono le 11.32.

Il killer, Salvador Ramos, piomba all’ingresso della Robb Elementary dopo essersi schiantato a bordo del suo pick up in un canalone. All’esterno c’è una guardia, affronta il giovane, che spara e avanza. L’agente non riesce a bloccarlo. Salvador Ramos — secondo la narrazione — abbandona sul marciapiede uno zaino pieno di munizioni ed entra da una porta laterale del complesso. Particolare: doveva essere chiusa e invece non lo era .

Intanto sopraggiungono due guardie, anche loro provano ingaggiare il giovane. Senza esito.

Alle 11.43 la scuola comunica su Facebook che sono stati segnalati spari.

Una volta all’interno l’omicida si barrica in una classe, è qui che provoca il maggior numero di vittime, 19 bambini e due insegnanti che hanno invano cercato di fare scudo.



Le fonti ufficiali sostengono che Salvador sarebbe rimasto lì per quasi un’ora.
Un’eternità. Avrebbe sicuramente potuto provocare altri morti, libero di sparare. Non c’erano ostacoli alle sue intenzioni stragiste.

Famiglie e abitanti accorsi sul posto esortano la polizia «ad entrare», un dettaglio da confermare.

Gli uomini attendono invece l’arrivo di un’unità tattica della Border Patrol, agenzia che deve occuparsi del confine con il Messico. Sono elementi addestrati a situazioni complesse, li affiancano alcuni funzionari fuori servizio. Sono loro a fare irruzione, eliminano l’assalitore, armato di fucile. Ormai era in trappola. Ma intanto aveva compiuto l’eccidio: 19 studenti, due maestre.

Ora l’inchiesta dovrà riesaminare il «film» del massacro, per capire se si poteva fare di più.

Il tema della rapidità di intervento non è inedito. Per anni, in episodi come questo, le autorità hanno scelto la tattica dell’attesa e del contenimento. Circondavano l’area e aspettavano le teste di cuoio. Successivamente si è deciso di passare alla risposta immediata, questo per cercare di ridurre le conseguenze e neutralizzare la minaccia. Molti istituti hanno deciso di impiegare guardie — circa 20 mila sono in servizio in tutto il Paese — e hanno studiato modifiche alle architetture scolastiche per ostacolare le intrusioni.

La risposta ad uno sparatore di massa dipende da una serie di fattori. Gli elementi a disposizione, il loro training, la capacità, la prontezza nelle decisioni. Spesso il criminale impugna un fucile, indossa un corpetto anti-proiettile, si è preparato con ricognizioni. Purtroppo non è più solo questione di una persona che apre il fuoco. C’è una pianificazione unita al fattore sorpresa. In passato, peraltro, non sono mancati episodi dove sono emerse carenze, errori e equipaggiamento non adeguato. Dalle radio che non funzionavano ad una lentezza del personale coinvolto.

26 maggio 2022 (modifica il 26 maggio 2022 | 13:50)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-05-26 12:04:00, Il killer, Salvador Ramos, è rimasto quasi un’ora barricato dentro una classe della scuola elementare. Esplode la polemica: si è trattato di un ritardo o di una tattica?, Guido Olimpio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.