L’approvazione alla Camera di un ordine del giorno, proposto dalla Lega, ha suscitato intense discussioni. L’ordine del giorno impegna il governo italiano a introdurre formule contrattuali, inizialmente nel settore della scuola, per adeguare gli stipendi al diverso costo della vita nelle varie regioni del paese.
A Italia Oggi, Andrea Ichino, noto economista dell’European University Institute di Fiesole e dell’Università di Bologna, ha espresso il suo punto di vista sulla questione. Secondo Ichino, assicurare un potere d’acquisto simile ai lavoratori, indipendentemente dalla loro ubicazione geografica, è un obiettivo ragionevole e non implica il ritorno alle controversie sulle cosiddette ‘gabbie salariali’.
Ichino, autore di una ricerca con Enrico Moretti, Tito Boeri e Johanna Posch sulle tematiche di salari, contratti ed equità, sottolinea l’assurdità di una situazione in cui, ad esempio, un insegnante di scuola primaria a Ragusa guadagnerebbe significativamente più di un suo collega a Milano a parità di anzianità.
Ichino chiarisce che le ‘gabbie salariali’ rappresentano un sistema di differenze rigide tra i salari nominali in varie zone del Paese. Il sistema, tuttavia, non garantirebbe un uguale potere d’acquisto. Ciò che viene proposto ora è invece una contrattazione più flessibile, che miri a equilibrare il potere d’acquisto tra diverse aree, sia urbane che rurali, tra il Nord e il Sud del Paese.
Un rapporto Istat sulla povertà indica che un docente neoassunto di scuola primaria a Milano, con lo stipendio attuale, si troverebbe quasi al limite della soglia di povertà, una situazione non comparabile a quella di un suo collega a Napoli. Questa discrepanza evidenzia la necessità di rivedere il sistema attuale che, secondo Ichino, produce iniquità e inefficienze.
Le posizioni di partiti come Pd e M5s, che vedono nella differenziazione degli stipendi una forma di discriminazione nei confronti dei lavoratori del Sud e una potenziale causa di divisione nel Paese, sono state messe in discussione da Ichino. L’economista sottolinea l’importanza di proteggere il potere d’acquisto dei salari dalle variazioni dei prezzi, sia nel tempo (inflazione) che nello spazio (differenze regionali nel costo della vita).
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