Sospeso a divinis don Giulio Mignani: «Va contro gli insegnamenti della Chiesa»

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di Alessio Ribaudo

Don Giulio Mignani, parroco di Bonassola, non potrà più celebrare messa. Il sacerdote, difensore dei diritti delle famiglie arcobaleno e dell’eutanasia, replica: «Gran parte dei parrocchiani ha apprezzato, traendone motivo di crescita e rimotivazione spirituale»

La frase del suo status di WhatsApp non lascia dubbi: «Il coraggio di essere liberi». Un coraggio pagato a caro prezzo perché ieri a don Giulio Mignani è stata notificata la sospensione a divinis dalla celebrazione pubblica dei sacramenti. In buona sostanza il parroco di Bonassola, centro di 800 anime nello Spezzino, che da tempo si batte a favore delle famiglie arcobaleno e si è esposto nel dibattito pubblico, anche sull’eutanasia e sull’aborto, rimarrà sacerdote ma non potrà più confessare i fedeli, celebrare messa o predicare in pubblico. «Nel corso degli anni — si legge nella provvedimento del tribunale ecclesiastico della diocesi di La Spezia a firma del vescovo, monsignor Luigi Ernesto Palletti — più volte ha rilasciato esternazioni pubbliche, apparse anche su vari quotidiani e interviste televisive, nelle quali ha ripetutamente sostenuto posizioni non conformi all’insegnamento della Chiesa Cattolica». A Don Giulio, si legge nel procedimento amministrativo penale canonico, «gli è stato imposto di astenersi da esternazioni pubbliche contrarie al magistero della Chiesa, stabilendo che se ciò non venisse osservato sarebbe incorso nella sospensione dalla celebrazione pubblica dei sacramenti e sacramentali e dalla predicazione». Lui però ha continuato a ribadire le sue opinioni su temi come matrimoni e adozioni per coppie omosessuali, eutanasia e aborto nel corso di alcune interviste alla stampa. Per questo motivo nel decreto si evidenzia come «il tenore sereno e consapevole con il quale sono state rilasciate porta ad escludere la presenza di fattori che possano avere influenzato la capacitando libera espressione del chierico, lui stesso ha riconosciuto sue le affermazioni». Infine la stoccata: «ogni volta è stato ammonito e richiamato all’osservanza degli impegni pastorali e canonici» ma «gli episodi però hanno continuato a ripetersi nel tempo, suscitando sempre più grave scandalo tra i fedeli». Don Mignani, lo scorso anno, aveva deciso di non benedire palme e ramoscelli d’olivo per protesta. Nella sua omelia, durante la messa della domenica delle Palme, spiegò di essere contro il documento della Congregazione per la dottrina della fede che vieta la benedizione delle unioni di coppie omosessuali. «Nella Chiesa si benedice di tutto, ma non l’amore vero tra omosessuali», disse.

La difesa

Il reverendo Mignani non ci sta e si difende. «Le posizioni che ho assunto non hanno mai voluto essere offensive né polemiche nei confronti della Chiesa — spiega don Giulio al Corriere — e ciò che mi ha sempre mosso è la preoccupazione che la Chiesa possa essere considerata sempre più marginale e sempre meno credibile nella società contemporanea: eventualità molto reale qualora non maturi la capacità di mettere in discussione quegli aspetti che in passato possono anche aver assolto una funzione storica, ma che nel presente, cambiate le conoscenze e le sensibilità, rischiano di essere causa di allontanamento quando non addirittura di rifiuto.Per ovviare il pericolo che la Chiesa si chiuda in una sterile autoreferenzialità mi sembra che la via sia quella di permettere a tutti i suoi membri, clero compreso, di poter esprimere liberamente il proprio desiderio di cambiamento». Secondo l’ex parroco «solo alcuni dei fedeli sono rimasti in qualche modo turbati a seguito delle mie affermazioni o posizioni da me assunte non conformi all’insegnamento della Chiesa; certo, mi dispiace» ma poi rimarca come «una gran parte di fedeli ha apprezzato quanto da me condiviso traendone motivo di crescita e rimotivazione spirituale» perché quello che ha «cercato di attuare è un serio esercizio di ascolto delle persone che ho incontrato nel mio ministero pastorale (in conformità fra l’altro anche con le indicazioni del Papa relative al Sinodo attualmente in corso nella Chiesa Cattolica)». Racconta, infine, un aneddoto che risale a pochi giorni prima della sua ordinazione nel 1999 quando fu ammonito dall’allora cancelliere vescovile a non confondere l’obbedienza al vescovo con un’obbedienza cieca. «Quell’anziano prete mi aveva cioè ricordato ciò che, anche nella mia vita sacerdotale, avrei sempre dovuto mettere al primo posto: la mia coscienza».

Le reazioni

La notizia si è diffusa rapidamente nel comune spezzino e sui social la notizia è diventata virale. Molti parrocchiani vicini a don Giulio non ci stanno e si sono schierati a difesa del sacerdote. Scrive Mariateresa: «Don Giulio ha tutto il mio appoggio». Maria propone: «Cosa possiamo fare? Scrivere al Papa e fare una dimostrazione? Io ci sono». Camilla chiosa: «Un prete avanguardista che evidentemente ha dato fastidio a una chiesa retrogada». Di parere opposto c’è Paola «Sono felicissima della scelta del Vescovo, se non le sta bene può sempre fare il pro abortista o il pro Lgbt nelle opportune sedi».

4 ottobre 2022 (modifica il 4 ottobre 2022 | 14:35)

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, 2022-10-04 13:24:00, Don Giulio Mignani, parroco di Bonassola, non potrà più celebrare messa. Il sacerdote, difensore dei diritti delle famiglie arcobaleno e dell’eutanasia, replica: «Gran parte dei parrocchiani ha apprezzato, traendone motivo di crescita e rimotivazione spirituale» , Alessio Ribaudo

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