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Smiley, da brand globale al non profit: i 50 anni del marchio del sorriso (che si muove per l’Ucraina)

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La forza di un brand si riconosce anche dalla sua capacità di interpretare i tempi. Quando nacque, lo «smiley», la faccina sorridente emblema della cultura pop, fu pensato per veicolare messaggi di positività. Il giornalista francese Frank Loufrani, che registrò il marchio 50 anni fa, nel 1972, lo usò come intestazione di una rubrica di buone notizie su France Soir, dando così vita a un business che non ha smesso di crescere. E di reinventarsi.

Oggi, anche grazie al re-branding per mano del figlio di Loufrani, Nicolas, a capo del giro d’affari globale cresciuto attorno alle faccine (da cui hanno preso ispirazione anche le emoticon dei nostri smartphone), lo «smiley» è diventato non solo un marchio di lifestyle per il quale le maison del lusso fanno la fila, ma anche un’organizzazione non profit, The Smiley Movement. Un catalizzatore per azioni e campagne benefiche in cerca di sostegno dal grande pubblico.

Tra queste, non può mancare una dimostrazione di solidarietà nei confronti dell’Ucraina. La piattaforma di Loufrani, infatti, si è tempestivamente attivata contro la guerra, pubblicando sul proprio sito un invito a segnalare iniziative, enti di beneficenza, gruppi comunitari e organizzazioni non profit locali e internazionali che lavorano per sostenere il popolo ucraino.

Smiley, da brand globale al non profit: i 50 anni del marchio del sorriso (che si muove per l’Ucraina)

Inoltre domani, domenica 20 marzo, giornata mondiale della felicità, Smiley condividerà il suo messaggio con milioni di persone attraverso la proiezione dei colori della bandiera ucraina in alcune tra le location più celebri del mondo. A Roma, per esempio, si illumineranno di giallo e blu le zone intorno alla Stazione Termini e al Colosseo.

L’articolo completo sull’Economia del Corriere della Sera, in edicola lunedì 21 marzo, gratis con il quotidiano.

, 2022-03-19 10:32:00, Il ceo e figlio del fondatore, Nicolas Loufrani: «Vogliamo spingere le persone ad attivarsi su temi sociali e ambientali che hanno bisogno del supporto di tutti», Francesca Gambarini

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