Smart working, un lavoratore su tre soffre la mancanza dei colleghi (a patto che ci vada d’accordo)

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di Alessandro Vinci29 set 2022

Smart working, un lavoratore su tre soffre la mancanza dei colleghi (a patto che ci vada d'accordo)

Da un lato i caffè alle macchinette e le battute alla scrivania, oltre alla possibilità di chiedere aiuto, scambiare opinioni e stringere legami di amicizia. Dall’altro la comodità di svolgere la propria attività professionale direttamente da casa, a contatto con gli affetti più cari e senza il rischio di finire ogni giorno imbottigliati nel traffico. Sono dati contrastanti quelli emersi dall’appena pubblicato Rapporto sul benessere nel lavoro da casa 2022 che l’azienda di comunicazioni in cloud Nfon ha stilato in collaborazione con la società di raccolta dati Statista Q sulla base di oltre 8 mila interviste condotte in Italia, Germania, Austria, Spagna, Gran Bretagna, Francia, Polonia e Portogallo. Se infatti il fattore di stress più diffuso tra gli smart worker coinvolti è risultato essere, con un’incidenza del 35,5%, la mancanza di interazione sociale con i colleghi, addirittura il 57,3% dei partecipanti ha viceversa definito un vantaggio il fatto di poter evitare i compagni di ufficio che arrecano disturbo o con cui non si ha affinità.

Fonte: Rapporto sul benessere nel lavoro da casa 2022
Fonte: Rapporto sul benessere nel lavoro da casa 2022

Il paradosso dello smart working

Lavoro a distanza batte lavoro in presenza, verrebbe da pensare. A maggior ragione se si considera che il 36% del campione ha dichiarato di avere raggiunto un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata e di disporre di più tempo per la famiglia e gli amici, nonché per praticare sport (nel 29,4% dei casi) e per avere un’alimentazione più sana (14,4%). Eppure al contempo il 28% e il 25,5% degli intervistati ha rispettivamente riscontrato un aumento del carico e delle ore di lavoro. Un autentico paradosso, come sottolineato nel report. A illustrarne le ragioni il professor Christian Montag, docente di Psicologia molecolare all’Università di Ulm: «Le persone possono certamente lavorare di più e avere comunque più tempo libero – ha spiegato –. Evitando lunghi spostamenti e con una programmazione generalmente più flessibile nell’arco della giornata, se l’organizzazione è buona, è possibile avere più tempo a disposizione. Anche l’orario di lavoro personalizzato, l’alfabetizzazione digitale e altri fattori di benessere possono contribuire».

Fonte: Rapporto sul benessere nel lavoro da casa 2022
Fonte: Rapporto sul benessere nel lavoro da casa 2022

Il diritto (non sfruttato) alla disconnessione

Nel commentare gli esiti della ricerca, il docente ha tuttavia stigmatizzato la tendenza degli smart worker a non usufruire del proprio diritto alla disconnessione. Malgrado infatti la necessità di essere reperibili a tutte le ore rappresenti un fattore di stress per quasi un individuo su cinque, il 38,3% dei rispondenti ritiene che lavorare a distanza sia vantaggioso perché consente di essere operativi anche da ammalati. In aggiunta soltanto il 26,2% degli intervistati ha affermato di non ritenersi a disposizione del datore di lavoro durante le ferie. «Le vacanze o i periodi di riposo sono una conquista sociale – ha perciò ricordato Montag –, una costruzione di rifugi in cui recuperare o ricaricare le batterie». Un appunto necessario, tanto più perché non si tornerà più indietro: secondo recenti stime, ben due dipendenti su tre valuterebbero la possibilità di cercare un nuovo lavoro se costretti al rientro in ufficio. Con buona pace dei colleghi e della loro mancanza.

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, 2022-09-29 13:23:00, È quanto emerge dal Rapporto sul benessere nel lavoro da casa 2022 curato da Nfon. Se infatti il 35,5% degli intervistati vive negativamente l’assenza di interazioni sociali determinata dal lavoro agile, il 57,3% è ben contento di stare alla larga dai compagni di ufficio con cui non ha affinità, Alessandro Vinci

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