Sintomi di ribellione nel voto del Meridione

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Approfittando del sabato di silenzio elettorale, sono andato a camminare in Calabria. E ho incontrato un elettore dei Cinquestelle. Non che sia il solo, intendiamoci. Anzi: al Sud potrebbero essere in tanti. Quanti non è dato saperlo, è forse la vera incognita di elezioni peraltro abbastanza prevedibili. Ma Salvatore (questo il suo nome) non è il tipo di elettore pentastellato di cui abbiamo letto molto sui giornali in questi giorni. Insomma: non li voterà per tenersi un reddito di cittadinanza che, da pensionato, non percepisce e non percepirà. Il voto di Salvatore è quello che si dice un «voto di opinione». E penso che le sue motivazioni vadano riflettute perché segnalano qualcosa di profondo che si è radicato in questi anni nel Mezzogiorno, e di cui qualsiasi progetto politico «progressista» dovrà tener conto. Molti meridionali come lui hanno sostanzialmente smesso di credere nelle sorti magnifiche e taumaturgiche del progresso: di pensare cioè che prima o poi, con la lotta e la politica, queste terre diventeranno più simili a quelle del Nord Italia, e dunque più ricche, più benestanti, più dotate di servizi, più produttive. Non perché non ci abbia mai sperato. Ma perché nel frattempo, mentre sperandoci votava diligentemente per i partiti che promettevano quel tipo di «progresso» e che per questo si definivano «progressisti», le cose sono cambiate. Anche ciò che di buono che c’era da queste parti se ne sta andando. L’ambiente, per esempio. Salvatore, che conosce palmo a palmo il suo territorio, vigna per vigna, albero per albero, perché l’ha fatto a piedi centinaia di volte e lo ama svisceratamente, dice che in quindici anni il clima è completamente cambiato. Che è arrivato lo scirocco, prima sconosciuto. Che i funghi si trovano d’estate ma non a settembre. Che l’uva va raccolta in anticipo sennò marcisce. Per lui è una priorità assoluta fare qualcosa, per impedire che questo cambiamento del clima strappi via a lui e ai nipoti il mondo che ha sempre conosciuto e amato. E trova sconcertante che i partiti parlino d’altro. Ma non se n’è andato solo il clima di una volta. Anche l’artigianato non c’è più. Qui si facevano le sedie e poi si mandavano a Udine per la commercializzazione, ora è Udine che le manda qui. Il litorale non c’è più, perché se lo sono mangiato, occupato, invaso. Salvatore voleva fare il periplo della Calabria a piedi, e ha scoperto che non è possibile. Ora sta pensando di farlo in barca, su un gozzo a remi e con una piccola vela greca. Salvatore vorrebbe salvare una vita più equilibrata, meno concentrata sul guadagno e più sull’essenziale, sulla bellezza, sull’armonia, vissuta nei piccoli borghi di una società più «calda» perché fatta di relazioni umane e di amicizia. E sarebbe più che disposto ad accettare in cambio che questa vita fosse anche più semplice e più umile; perfino un po’ di decrescita non gli dispiacerebbe se potesse essere davvero «felice». È a tutti gli effetti, anche nell’aspetto irsuto e gioviale, un erede della Magna Graecia: non crede che i modelli anglosassoni di sviluppo e crescita che gli sono stati proposti in questi anni vadano bene per la sua terra, e certamente non vanno bene per lui. E questo crea una differenza oggettiva tra l’elettorato del Nord e quello del Sud. Quando stasera la peseremo questa differenza in termini numerici, non commettiamo l’errore di attribuirla solo al reddito di cittadinanza. Dentro c’è anche la politica: una nuova forma di ribellione/estraniazione di un pezzo di società meridionale. Che da opposizione può farsi perfino strisciante secessione. Salvatore vuole più giustizia e più uguaglianza, ma non si aspetta più di ottenerle dal progresso come fin qui gli è stato proposto. È un elettore di sinistra, da ogni punto di vista, di quelli che hanno votato Pci da giovane, e Pd da adulti. Prima il capitalismo lo combatteva per riformarlo. Ora non riesce più a capire neanche chi sia e dove si trovi, per poterlo abbattere. Così, un po’ alla volta, la sua idea del mondo, da progressista che era, è diventata, forse senza neanche che lui se ne rendesse pienamente conto, un po’ conservatrice. Meglio incompetenti e incapaci, si dice, se questo è il risultato dei competenti e dei capaci. Ho tentato di chiedergli perché mai i Cinquestelle, provati al governo per cinque anni di seguito e in tutte le formazioni, con Salvini, con il Pd e con Draghi, dovrebbero dargli le garanzie che lui cerca. Ma quando qualcuno si appassiona a un’idea, scatta una forma di selezione cognitiva. E alla mia domanda l’unica risposta possibile è: perché gli altri sono peggio. Da domani, quando presumibilmente la sinistra dovrà aprire un nuovo cantiere di ricostruzione, e si chiederà se, come suggerisce il Guardian, sia meglio seguire il modello Elly Schlein o Alexandria Ocasio-Cortes, sarebbe bene che mandasse prima qualcuno a sentire le ragioni dei molti Salvatori del Mezzogiorno. La newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 25 settembre 2022 | 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-25 06:35:00, Approfittando del sabato di silenzio elettorale, sono andato a camminare in Calabria. E ho incontrato un elettore dei Cinquestelle. Non che sia il solo, intendiamoci. Anzi: al Sud potrebbero essere in tanti. Quanti non è dato saperlo, è forse la vera incognita di elezioni peraltro abbastanza prevedibili. Ma Salvatore (questo il suo nome) non è il tipo di elettore pentastellato di cui abbiamo letto molto sui giornali in questi giorni. Insomma: non li voterà per tenersi un reddito di cittadinanza che, da pensionato, non percepisce e non percepirà. Il voto di Salvatore è quello che si dice un «voto di opinione». E penso che le sue motivazioni vadano riflettute perché segnalano qualcosa di profondo che si è radicato in questi anni nel Mezzogiorno, e di cui qualsiasi progetto politico «progressista» dovrà tener conto. Molti meridionali come lui hanno sostanzialmente smesso di credere nelle sorti magnifiche e taumaturgiche del progresso: di pensare cioè che prima o poi, con la lotta e la politica, queste terre diventeranno più simili a quelle del Nord Italia, e dunque più ricche, più benestanti, più dotate di servizi, più produttive. Non perché non ci abbia mai sperato. Ma perché nel frattempo, mentre sperandoci votava diligentemente per i partiti che promettevano quel tipo di «progresso» e che per questo si definivano «progressisti», le cose sono cambiate. Anche ciò che di buono che c’era da queste parti se ne sta andando. L’ambiente, per esempio. Salvatore, che conosce palmo a palmo il suo territorio, vigna per vigna, albero per albero, perché l’ha fatto a piedi centinaia di volte e lo ama svisceratamente, dice che in quindici anni il clima è completamente cambiato. Che è arrivato lo scirocco, prima sconosciuto. Che i funghi si trovano d’estate ma non a settembre. Che l’uva va raccolta in anticipo sennò marcisce. Per lui è una priorità assoluta fare qualcosa, per impedire che questo cambiamento del clima strappi via a lui e ai nipoti il mondo che ha sempre conosciuto e amato. E trova sconcertante che i partiti parlino d’altro. Ma non se n’è andato solo il clima di una volta. Anche l’artigianato non c’è più. Qui si facevano le sedie e poi si mandavano a Udine per la commercializzazione, ora è Udine che le manda qui. Il litorale non c’è più, perché se lo sono mangiato, occupato, invaso. Salvatore voleva fare il periplo della Calabria a piedi, e ha scoperto che non è possibile. Ora sta pensando di farlo in barca, su un gozzo a remi e con una piccola vela greca. Salvatore vorrebbe salvare una vita più equilibrata, meno concentrata sul guadagno e più sull’essenziale, sulla bellezza, sull’armonia, vissuta nei piccoli borghi di una società più «calda» perché fatta di relazioni umane e di amicizia. E sarebbe più che disposto ad accettare in cambio che questa vita fosse anche più semplice e più umile; perfino un po’ di decrescita non gli dispiacerebbe se potesse essere davvero «felice». È a tutti gli effetti, anche nell’aspetto irsuto e gioviale, un erede della Magna Graecia: non crede che i modelli anglosassoni di sviluppo e crescita che gli sono stati proposti in questi anni vadano bene per la sua terra, e certamente non vanno bene per lui. E questo crea una differenza oggettiva tra l’elettorato del Nord e quello del Sud. Quando stasera la peseremo questa differenza in termini numerici, non commettiamo l’errore di attribuirla solo al reddito di cittadinanza. Dentro c’è anche la politica: una nuova forma di ribellione/estraniazione di un pezzo di società meridionale. Che da opposizione può farsi perfino strisciante secessione. Salvatore vuole più giustizia e più uguaglianza, ma non si aspetta più di ottenerle dal progresso come fin qui gli è stato proposto. È un elettore di sinistra, da ogni punto di vista, di quelli che hanno votato Pci da giovane, e Pd da adulti. Prima il capitalismo lo combatteva per riformarlo. Ora non riesce più a capire neanche chi sia e dove si trovi, per poterlo abbattere. Così, un po’ alla volta, la sua idea del mondo, da progressista che era, è diventata, forse senza neanche che lui se ne rendesse pienamente conto, un po’ conservatrice. Meglio incompetenti e incapaci, si dice, se questo è il risultato dei competenti e dei capaci. Ho tentato di chiedergli perché mai i Cinquestelle, provati al governo per cinque anni di seguito e in tutte le formazioni, con Salvini, con il Pd e con Draghi, dovrebbero dargli le garanzie che lui cerca. Ma quando qualcuno si appassiona a un’idea, scatta una forma di selezione cognitiva. E alla mia domanda l’unica risposta possibile è: perché gli altri sono peggio. Da domani, quando presumibilmente la sinistra dovrà aprire un nuovo cantiere di ricostruzione, e si chiederà se, come suggerisce il Guardian, sia meglio seguire il modello Elly Schlein o Alexandria Ocasio-Cortes, sarebbe bene che mandasse prima qualcuno a sentire le ragioni dei molti Salvatori del Mezzogiorno. La newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 25 settembre 2022 | 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA ,

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