Siccità, le città senza fiumi: dal Brenta al Tevere i corsi d’acqua prosciugati

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di Alessandro Fulloni

Il Bacchiglione senz’acqua a Padova. Il Tevere che, con la portata ridotta, restitusce le antiche vestigia del Ponte Neroniano. E il cuneo salino non riguarda più solo il Po

Certe foto valgono più delle parole. Per esempio quella scattata ieri pomeriggio, nel centro di Padova, da una ragazza lungo la suggestiva Riviera Paleocapa che costeggia il Bacchiglione. L’alveo dell’affluente del Brenta è praticamente sparito, il livello è sceso di circa un paio di metri — «una roba mai vista», dicono in città — trasformando il corso in un rigagnolo. Scena eloquente che si registra in tante città dove fa davvero impressione vedere i fiumi privi d’acqua e con i fondali visibilissimi ricoperti di ogni genere di ingombri.

L’effetto della siccità che affligge l’Italia si mostra in modi differenti. A Roma anche il Tevere boccheggia, la portata rispetto alla media consueta si è ridotta tra mezzo metro e un metro e proprio per questo il «Biondo fiume» ha regalato, giorni fa, il ritrovamento delle vestigia del Ponte Neroniano, riaffiorate davanti a Castel Sant’Angelo. Ma, soprattutto al Nord, le «istantanee» sono diverse, drammatiche. L’emergenza non riguarda solo il Po, dove in un tratto — a Pontelagoscuro, nel Ferrarese — la portata registrata è stata poco sopra ai 100 metri cubi al secondo. Ovvero meno della metà del record di portata minima mensile che venne registrato nel luglio 2006 e che allora fu di 237 metri cubi al secondo. I fiumi «spariti», con letti ridotti a fanghiglia e lunghe distese di sabbia, non si contano.

Il Sangone, torrente solitamente rigoglioso di 47 chilometri che scende nell’omonima valle (tra la Val di Susa e la Val Chisone) per confluire nel Po, quasi non esiste più. Stessa cosa per Trebbia ed Enza, che scendono dall’Appennino attraversando il Piacentino (il primo) e il Parmense e il Reggiano (il secondo). Il Reno (siamo in Romagna) è così basso che le autorità hanno sospeso il servizio di traghetto che collega Ravenna e Argenta. Poi il cuneo salino: del Po sappiamo che la risalita-record è di circa 40 chilometri, ma il gravissimo problema, che può portare all’«avvelenamento» delle falde potabili, riguarda anche — è il recente allarme dell’Anbi, l’autorità dei consorzi di bonifica — i tratti terminali della gran parte dei corsi settentrionali: Brenta, Adige, Tagliamento e Livenza.

31 luglio 2022 (modifica il 31 luglio 2022 | 23:16)

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, 2022-07-31 21:28:00, Il Bacchiglione senz’acqua a Padova. Il Tevere che, con la portata ridotta, restitusce le antiche vestigia del Ponte Neroniano. E il cuneo salino non riguarda più solo il Po, Alessandro Fulloni

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