Roma, minacce via Whatsapp: «Se ti vedo con altri ti ammazzo». Ex fidanzato irascibile a processo

Spread the love

di Ilaria Sacchettoni

Anche via chat pressioni, insulti e ultimatum possono configurare un pericolo concreto: lui, pakistano, ossessionava lei, indonesiana. Letti aula i messaggi più minacciosi

É una minaccia credibile l’ultimatum bellicoso di un uomo che avverte la sua ex via Whatsapp: «Tu non hai dimostrato il tuo amore, tu hai litigato con me, allora adesso io mi comporto come ca…voglio io, faccio tutto non ho paura di nessuno e di niente nemmeno di andare in carcere. Tranquilla, io non ho niente da perdere»? Sì, secondo la pm Stefania Stefania che, con in mano una sfilza di messaggini del genere, ha ottenuto il processo nei confronti di Tariq B. pakistano incapace di accettare la separazione dalla sua compagna indonesiana T., mamma di sua figlia e, fino a un certo punto partner leale (salvo poi disamorarsi anche a causa del temperamento irascibile di lui). E sì anche secondo Riccardo Rizzi giudice della IV sezione penale che quel processo per minacce sta celebrando.

La vicenda risale allo scorso anno. Tariq e T. si lasciano ma lui non accetta la separazione e invade la sfera privata di lei con tumultuosi e ossessivi messaggini, spesso vocali: «Non pensare che io ti lascio — martella — No, assolutamente, io non ti lascerò mai. Un pakistano non ti lascerà mai. Non ti lascerò finché la tua morte…» Lei si sforza di portare pazienza ma la situazione, ad un tratto, degenera. Lui arriva a colpirla con il manico della scopa procurandole degli ematomi e la perseguita anche mentre lavora: è la badante presso una famiglia di piazza Bologna che in un caso assiste alle intemperanze di lui e al tentativo di sfondare la porta di casa pur di improvvisare una scenata vis à vis.

Così tutta l’estate, tra insulti tipici («bitch») e minacce cucite su misura: «Domattina, quando mi vedrai avrai problemi». Prigioniero di un delirio possessivo Tariq preme per scongiurare nuove relazioni della sua ex («Se ti vedo con altri ti ammazzo») ma anche per tagliare con la figlia, una bimba troppo piccola per maturare la consapevolezza del dramma familiare in corso («Dille che suo padre è morto»). Ieri T., assistita dal suo avvocato Stefano Parretta, è stata ascoltata in aula e ha offerto una serie di conferme alla ricostruzione fornita dall’accusa: «La mia vita dopo la separazione — ha ammesso— è stata infernale». Tariq agisce anche sotto la spinta dell’alcol e dunque si fa di giorno in giorno meno ragionevole, quasi ingestibile. Lei arriva a denunciarlo. Gli investigatori acquisiscono una serie di whatsapp molti dei quali vocali. Tutti insistenti, monotematici, dal contenuto violento. La sfida ora è capire se siano sufficienti a ottenere una condanna.

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Roma iscriviti gratis alla newsletter “I sette colli di Roma” a cura di Giuseppe Di Piazza. Arriva ogni sabato nella tua casella di posta alle 7 del mattino. Basta cliccare qui.

27 giugno 2022 (modifica il 27 giugno 2022 | 21:11)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-06-27 19:41:00, Anche via chat pressioni, insulti e ultimatum possono configurare un pericolo concreto: lui, pakistano, ossessionava lei, indonesiana. Letti in aula i messaggi più minacciosi , Ilaria Sacchettoni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.