La «revisione» del Pnrr diventa il bivio decisivo sul futuro del governo

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di Francesco VerderamiLa trattativa necessaria con Bruxelles per avere nuove risorse Cosa c’ dopo capo Horn? La Finanziaria e il Pnrr sono gli scogli sulla rotta del governo, che deve evitare l’esercizio provvisorio e centrare gli obiettivi del Piano. Poi si entrer in mare aperto. Solo allora si inizieranno a capire le sorti di un sistema politico che vive un processo di destrutturazione figlio del risultato elettorale. Nel centrodestra Lega e Forza Italia attraversano una fase molto critica, con Salvini costretto a fronteggiare lo smottamento del partito nelle roccaforti del Nord ad opera di Bossi, e Berlusconi impegnato a coprire con sempre maggiore fatica le divisioni tra i suoi ministri e i suoi gruppi parlamentari. La spallata nelle urne di Meloni sta producendo scissioni nel Carroccio e situazioni da separati in casa tra gli azzurri. In questo contesto, i rapporti di forza nella coalizione mettono al riparo la premier da qualsiasi ipotetica manovra che possa destabilizzarla. Se cos sono messi i suoi alleati, i suoi avversari sono ancora pi deboli. Non solo il fronte delle opposizioni diviso, ma il partito che ha rappresentato finora il perno del centrosinistra, sta perdendo il suo ruolo a vantaggio dei grillini e rischia di spaccarsi. Le assise del Pd sono una scommessa pi che una competizione per la segreteria: persino le primarie sono considerate pericolose — come ha detto ieri il sindaco di Pesaro Ricci — per la convivenza tra l’area progressista e quella riformista. E quando il governatore pugliese Emiliano avvisa che in futuro il partito non dovr avere pi rapporti con il Terzo polo ma potr allearsi solo con M5S, di fatto invita gli ex renziani alla porta. Insomma, il quadro politico sembrerebbe offrire a Meloni una posizione dominante nel sistema. Ma la navigazione del suo governo non dipender dagli assetti in Parlamento e dagli equilibri di partito. Quando avr doppiato capo Horn il 31 dicembre — ponendo al riparo la legge di Stabilit — finir lo scudo della fase di emergenza che per certi versi ha tutelato l’operato del suo gabinetto, costretto a varare la manovra in tempi strettissimi. Con l’inizio del prossimo anno, invece, la premier dovr iniziare a dispiegare il suo progetto per il Paese. Sar quello il momento della verifica. E, come sottolinea un ministro, trascorsa la luna di miele bisogner vedere se si consolida il rapporto di governo. Gli alleati l’attendono alla prova, ma non sar quello il vero ostacolo. La verifica per Giorgia sar a Bruxelles — spiega un autorevole rappresentante di Fdi — quando dovr trattare la rimodulazione del Pnrr con l’Europa. Ecco il bivio. L’esito della mediazione incider sulla spinta propulsiva del governo e stabilir anche l’orizzonte della legislatura. A palazzo Chigi sono consapevoli che il programma di investimenti del Piano e dei Fondi di coesione sono gli unici strumenti di risorse a nostra disposizione: un flusso di oltre quattrocento miliardi che non potremmo ricavare attraverso la legge di Stabilit. Con i conti pubblici del Paese, trovare soldi da destinare a un obiettivo gi un’impresa. Che al governo non basterebbe e non servirebbe. C’ un motivo quindi se Fitto — che ha la delega sul Pnrr e si muove in stretto rapporto con Meloni — ha avviato delle consultazioni sulla materia con i colleghi degli altri dicasteri e con le loro strutture ministeriali: incontri singoli che durano un paio di ore, durante le quali — racconta uno dei partecipanti — viene fatta una risonanza magnetica sui problemi che si incontrano per attuare il Piano. Fonti di governo assicurano che gli obiettivi fissati per il 31 dicembre verranno completati. In caso contrario, le parti mancanti verrebbero inserite in un decreto legge che conterrebbe anche la governance. Ma il traguardo non ovviamente solo quello di fine anno. La premier ha interesse a capire cosa accadrebbe dopo aver superato capo Horn, se il sistema sarebbe cio capace di mettere a terra le risorse da investire negli anni successivi. Ed chiaro il motivo per cui i nodi tecnici hanno una valenza politica: potrebbero ingarbugliare la strategia di Meloni o potrebbero agevolarla, risolvendo i problemi di maggioranza. Le nozze — sussurra un fedelissimo della premier — non si possono fare con i fichi secchi. La verifica di Bruxelles sar insomma la verifica di governo. Un esito positivo potrebbe far partire il progetto pluriennale del governo sulle riforme: quella del fisco, delle Autonomie, della giustizia, della Costituzione. Altrimenti sarebbe un tirare a campare. Chiss per quanto. 9 dicembre 2022 (modifica il 9 dicembre 2022 | 23:43) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-12-09 21:49:00, La trattativa necessaria con Bruxelles per avere nuove risorse, Francesco Verderami

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