«Responsabili, non fessi». Le «barricate» della Lega, Salvini compatta gli eletti

di Marco CremonesiRomeo: ora risposte concrete. Il leader: basta porgere l’altra guancia. «Al raduno di Pontida di settembre voglio che i militanti siano orgogliosi di venirci» «Basta porgere l’altra guancia». Matteo Salvini lo dice dritto, ormai convinto. E ci aggiunge anche: «Voglio arrivare a Pontida con i militanti orgogliosi di venirci». È un altro modo per ribadire quel «Non siamo mica fessi» che aveva detto poco prima Massimiliano Romeo, il capogruppo leghista al Senato. E in queste frasi c’è tutta l’irritazione della Lega. Di più: tutta la rabbia di un partito che si dice «pronto alla barricate». Certo, entrambe le frasi certificano che i leghisti non hanno la tentazione di staccare la spina adesso. Salvini per primo, tanto più che le contorsioni del Movimento 5 stelle (sull’inceneritore di Roma contenuto nel dl Aiuti) e la determinazione del Pd (su cannabis e ius scholae) hanno dato al leader, se ce ne fosse stato bisogno, la miglior mano possibile per ricompattare dietro di sé il partito. E dunque, lo showdown, salvo sorprese non legate a decisioni leghiste, è rimandato. Anche se nel partito si calcola che martedì e mercoledì della settimana prossima potrebbe arrivare in Aula il provvedimento sulla cannabis — «droga libera» nella definizione leghista — e giovedì e venerdì lo ius scholae, il riconoscimento della cittadinanza sulla base dei cicli di studi fatti in Italia: «Su questo la Lega è imbizzarrita» gongola un salviniano convinto. L’appuntamento, se dovesse scegliere il Carroccio, è per il 18 settembre. Quel giorno, il raduno di Pontida dovrà rappresentare un punto di svolta anche emotivo per i militanti. Lo si capisce da come se ne parla nella Lega e da un indizio che si individua nelle parole di Massimiliano Romeo: «Noi abbiamo fatto delle richieste molto esplicite con dei contenuti molto precisi dopodiché sulla base di quello che il governo farà faremo le valutazioni». Temi ripetuti in crescendo negli ultimi mesi: «Su lavoro, pensioni, salari, pace fiscale, legge sull’autonomia e revisione del reddito di cittadinanza, noi vogliamo delle risposte concrete». Aggiunge Romeo: «Le valutazioni, come è giusto, le farà tutta la Lega. Noi siamo una squadra, ci sarà soprattutto la base della Lega, che è importante». Insomma, si torna a quando il Carroccio era populista senza ancora sapere di esserlo, agli anni in cui sul pratone si celebravano giuramenti e impegni con la storia. Fatto sta che mentre Salvini era in conclave con i suoi senatori a parlare di quel che un partito come la Lega «può trangugiare» prima di abbandonare il tavolo, arriva la notizia che il governo potrebbe non mettere la fiducia sul dl Aiuti. Non c’è neanche bisogno di stare a pensarci: per i leghisti è «una mano data ai 5 Stelle per consentire loro di tenersi le mani libere. Una cortesia che a noi non viene riservata». In realtà, dopo una giornata di mediazioni, a tarda sera ancora non si capisce quel che accadrà oggi, anche se il governo pare orientato alla fiducia. E sempre a sera, arriva la nota leghista: «Siamo increduli per lo spettacolo offerto dal “campo largo” che si sta stringendo a vista d’occhio. Siamo fermi da tutto il giorno per i litigi interni al centrosinistra che rischiano di bloccare 15 miliardi di aiuti per famiglie e imprese italiane». E da Ankara, a chi gli chiede che cosa farà Salvini, il ministro Giorgetti sospira: «Ah, saperlo…». 6 luglio 2022 (modifica il 6 luglio 2022 | 09:06) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-06 07:07:00, Romeo: ora risposte concrete. Il leader: basta porgere l’altra guancia. «Al raduno di Pontida di settembre voglio che i militanti siano orgogliosi di venirci», Marco Cremonesi

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