Cateno De Luca al 24,5%. «E adesso sindaco di Taormina»

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di Felice CavallaroIl risultato a sorpresa alle Regionali in Sicilia. Dipinto come un «Masaniello», autore di proteste clamorose, spesso sopra le righe, De Luca ha ottenuto con il suo partito sette deputati all’Ars e due parlamentari Quando inseguiva i messinesi con droni e megafoni, minacciando calci agli stinchi per chi violava le regole della pandemia, o quando inveiva nei video contro la ministra Lamorgese, Cateno De Luca, da sindaco di Messina, veniva descritto come un irrequieto Masaniello capace di conquistare le folle e tanti voti. Così è stato nell’ultima delle sue volate cominciate il 20 luglio partendo dallo Stretto verso Palermo a piedi e in bicicletta, attraversando decine di Comuni per la conquista della Regione. Capopopolo di un partitino nato dal niente, Sicilia Vera, ma cresciuto via via come una valanga improvvisa, clonandone un altro, Sud chiama Nord, aveva un preciso obiettivo. Con i suoi modi bruschi, qualche spintone sul palco anche a un sindaco Cinque Stelle, insulti ai cronisti sgraditi, voleva conquistare la presidenza della Regione. Camera e Senato Ambizione frenata dal resto del centrodestra dove lui è nato. Ma, conquistando uno stratosferico 24,5 per cento (e più di 488 mila voti a scrutinio ancora in corso), De Luca ha imposto sette deputati all’Assemblea regionale, compresa una ex “jena” di Striscia la notizia, Ismaele La Vardera, ed è riuscito a fare eleggere un deputato e una senatrice, Franco Gallo e Dafne Musolino, sbarcando così in Parlamento con un bottino dell’1 per cento, raccolto soprattutto fra costa orientale e centro Sicilia. De Luca ha superato le formazioni di Maurizio Lupi e Giovanni Toti. Adesso tanti si interrogano con chi staranno i neo eletti. A livello nazionale, forse dalla parte di Giorgia Meloni. In Regione, non con Renato Schifani del centrodestra. Queste le parole di De Luca dal palco di Fiumedinisi, nel Messinese, da dove tutto è partito: «Non voglio avere a che fare con lui, con politica e mafia…». Lunedì, intanto, proprio a Fiumedinisi De Luca è tornato a urne chiuse per preparare un brodino a mamma e papà, governando le caprette della campagna dove si rilassa anche con il clarinetto. Sì, perché ha anche una band. E offre concerti in tutte le piazze intonando melodie da lui composte come «Terra d’amuri», intervallate da serenate dedicate alla moglie e cantilene con cui sbeffeggia i potenti. I giudizi di Schifani e Miccichè Per molti è solo «un guitto, un giullare», come si lascia sfuggire il pacato Schifani. Ma consiglia prudenza il plenipotenziario di Berlusconi nell’isola, Gianfranco Miccichè: «Non è un fenomeno da sottovalutare. Una rottura di p… Ma è un errore ignorarlo». Lo avevano ignorato nel Pd dove la caccia ai cosiddetti «impresentabili» si è tradotta a Catania nel trasloco del segretario provinciale dem Angelo Villari dal partito di Letta alla scommessa di De Luca. Un po’ come, con effetti meno vistosi, è accaduto a Palermo con il passaggio di Igor Gelarda dal M5S alla nuova cordata. Gli arresti, i processi, le assoluzioni Gli sono venuti i lucciconi davanti al suo popolo di Fiumedinisi: «Ho perso, lo devo ammettere, il popolo siciliano non ha capito…». Ovviamente si riferiva all’ambizione di diventare governatore, ma gli è riuscito il resto. Afferrando voti dappertutto. Moltiplicando le liste. Alla fine ne aveva 39 sulle 120 in gara. Schierate per una campagna elettorale annunciata l’anno scorso, quando ancora in Procura a Messina chiedevano per lui una condanna a tre anni di reclusione, scongiurato epilogo di un processo finito invece con una assoluzione piena. Come per due arresti e una decina di inchieste accumulate negli anni. Errori giudiziari, per alcuni. Una persecuzione, per lui. Con sfide dirette lanciate contro diversi magistrati, come fa con i cronisti quando legge critiche sgradite o si sente definire Masaniello. È successo anche con Bruno Vespa che sostiene di non averlo mai detto: «Si scusi, da gentiluomo siciliano…». Nudo, con Bibbia e Pinocchio in mano È fatto così «Scateno», come egli stesso si fa chiamare con autoironia, da quando era deputato regionale ai tempi di Cuffaro presidente e un giorno si presentò in sala stampa nudo, avvolto dalla bandiera italiana, le mani alzate, una Bibbia sulla destra, un pinocchio sulla sinistra. Pittoresco? «Ma dite perché lo feci. Mi avevano espulso dalla commissione Bilancio dove dicevo no alla vendita di immobili della Regione che li riaffittava dai compratori. Truffe…». Quando lo racconta le folle applaudono contro la malapolitica, seguendolo fra comizi e concerti. Ma chi è veramente De Luca? «Io, sbrigafaccende dei miei elettori», spiega da direttore generale della Fenapi, un sorta di gigantesco Caf articolato, stando al web, «in 74 Province, 19 Regioni e 13 Stati esteri mediante 510 Circoli». E lui racconta «gli anni duri ma più belli», quando girava l’Italia «con la valigia di cartone, su una mitica Opel corsa rossa 1200 iniezione…». E adesso? Si asciugava le lacrime lunedì sera: «Adesso mi candido a sindaco di Taormina». 27 settembre 2022 (modifica il 27 settembre 2022 | 14:50) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-27 16:19:00, Il risultato a sorpresa alle Regionali in Sicilia. Dipinto come un «Masaniello», autore di proteste clamorose, spesso sopra le righe, De Luca ha ottenuto con il suo partito sette deputati all’Ars e due parlamentari, Felice Cavallaro

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