Regionali in Sicilia e veleni nel centrodestra. Micciché: Silvio lo sa, Musumeci è un problema

di Tommaso Labate L’esponente di Forza Italia: ha umiliato i partiti, nessuno lo vuole «Ahhhhh, finalmente aria di partito, una manifestazione con moltissime persone in carne e ossa, tanta passione politica, un Berlusconi in grandissima forma». Si riferisce alla convention di Forza Italia di domenica scorsa? «Certo. Bellissimo. Ho fatto i miei complimenti a Tajani. Bellissima atmosfera». Avrete discusso del caos del centrodestra in Sicilia? «Non c’è nessun caos. Abbiamo un problema, non il caos. Un problema abbastanza grosso, lo ammetto. Ma non è il caos». Siete divisi su tutto. Dai candidati sindaci alla ricandidatura di Nello Musumeci. «L’unico nostro problema è Musumeci. Se non ci fosse Musumeci, non avremmo altri problemi. Ma non è che è un problema lui, come persona. Può stare simpatico o antipatico, la politica comunque non si fa con simpatia o antipatia. Il problema è che se lo ricandidiamo si perde sicuro. Matematico. Ecco, se non risolviamo questo problema, difficilmente risolveremo anche gli altri». Gianfranco Micciché, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, già ministro e più volte sottosegretario, è passato alla storia come l’uomo del 61 a 0 delle Politiche del 2001, l’en plein dei collegi conquistati in Sicilia, il numero magico dell’epoca d’oro del centrodestra compatto e a trazione forzista. Ventuno anni dopo, sull’Isola tira un’altra aria: non c’è la trazione forzista e neanche la compattezza. Tutto svanito. Lei non vuole Musumeci, dicevamo.«Non è che non lo voglio io. Non lo vuole nessuno». Lui si vuole ricandidare però. «In barba alla promessa che avrebbe fatto un solo mandato, come aveva detto prima dell’elezione scorsa. In cinque anni ha umiliato i partiti, come fosse l’imperatore». Lo ammetta, Micciché: vuole candidarsi lei alla presidenza della Regione? «Sicuramente no. Ma è necessario che si arrivi a un passo indietro di Musumeci. Il destino di una persona sta tenendo in ostaggio tutto il resto». Ha parlato con Berlusconi del caso Sicilia? «Certo che sì, l’ho incontrato qua a Roma». Si fida del suo giudizio? «Diciamo che del giudizio dei siciliani si fida sempre, dopo il 61-0 del 2001». Successo rimasto nella storia.«Grande operazione politica. E grandissima operazione di marketing. Riuscimmo a non far correre la Fiamma tricolore di Pino Rauti. Non essendo in lista un’altra fiamma, quelli di destra o votavano per noi o dovevano votare per la sinistra. Votarono tutti per noi». Marcello Dell’Utri spinge per un candidato sindaco di Palermo (l’ex rettore Roberto Lagalla) diverso da quello che piace a lei (Francesco Cascio). E si è detto d’accordo sul bis di Musumeci. «Marcello giustamente dice la sua opinione ma non è che conosca benissimo le dinamiche siciliane. Su Palermo ho espresso la convinzione che Cascio sia il miglior candidato; sulla Regione Siciliana ho la certezza che con Musumeci ci suicidiamo». Due protagonisti del 61-0, lei e Dell’Utri, che si dividono vent’anni dopo. «Dell’Utri nel 61-0 non c’era. C’ero io. Ma avendo imparato moltissime cose da lui, soprattutto sul marketing, possiamo dire che in parte quella vittoria fu anche merito suo». Scusi ma se i leader del centrodestra confermassero la corsa al bis di Musumeci? «Obbedirei». Anche nel segreto dell’urna? «Nel segreto dell’urna faccio quello che voglio perché comunque vittoria o sconfitta non dipenderebbero dal mio voto». Una questione politica non è mai una questione personale. «Lei sa che cosa sono i partiti e quanto sono decisivi per il funzionamento della democrazia? Io sì. Ecco, Musumeci ha impedito dal primo giorno alla sua giunta di nominare i partiti e ha convocato riunioni di maggioranza solo con cinquanta persone… Ma che vuoi decidere in cinquanta? Ripeto: s’è mosso come un imperatore. E per questo, oltre che per il fatto di avere a destra già un altro avversario (il sindaco di Messina Cateno de Luca, ndr) perderà sicuro. Adesso noi come centrodestra che vogliamo fare? Vogliamo suicidarci in massa per assecondare delle ambizioni personali?». Dica la verità, Micciché. Si trova a suo agio nel centrodestra con Salvini e Meloni? «Sì, sì, mi trovo a mio agio. Perché?». Si troverebbe più a suo agio in un’alleanza coi centristi, vero? «Mettiamola così: in una coalizione allargata, quelli come me si sentirebbero ancora di più a proprio agio». 14 aprile 2022 (modifica il 14 aprile 2022 | 23:05) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-14 21:07:00, L’esponente di Forza Italia: ha umiliato i partiti, nessuno lo vuole, Tommaso Labate

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