Razza: ha insanguinato la nostra civiltà e non è un concetto umano

Dopo aver insanguinato la nostra civilt per secoli, la parola razza continua ad essere usata con sconcertante superficialit, molto al di l delle polemiche politiche. La sua stessa origine stata per molti anni al centro di una violenta disputa tra studiosi accorti e polemisti da strapazzo.

La ratio non c’entra. E cominciamo a sgomberare il campo da qualcuna di queste stupidaggini. Fino alla met del Novecento (s, anche dopo la seconda guerra mondiale e l’orrore dell’Olocausto) era molto diffusa l’ipotesi che la parola derivasse dal latino ratio o generatio, intendendo evocare i significati di stirpe e perfino ragione. Anche importanti studiosi ebrei come Leo Spitzer ne erano convinti e vi facevano riferimento nell’ovvia polemica contro chi la usava in modo discriminatorio.

La ricostruzione dell’Accademia della Crusca. In un fondamentale contributo del linguista Lino Leonardi, pubblicato nel 2018, si ricostruisce che Fu un illustre Accademico della Crusca, Gianfranco Contini, impegnato nel ’44 nella liberazione dell’Ossola, a capovolgere la prospettiva, dimostrando nel 1959 che l’origine era tutt’altra. Razza ha le sue prime attestazioni in italiano antico, da cui si diffonde a tutte le lingue europee, ed originariamente una trasformazione medievale dell’antico francese haraz, che indica un allevamento di cavalli, una mandria, un branco. Per una delle pi vistose parole-simbolo in nome delle quali si era prodotta l’abiezione della ragione, cadeva cos l’illustre derivazione da ratio, e veniva riconosciuta “una nascita zoologica, veterinaria, equina” (Contini).

Ulteriori precisazioni. Tocc di l a poco a un altro illustre Accademico, poi Presidente e ora Presidente Onorario della Crusca, Francesco Sabatini, portare nel 1962 ulteriori elementi di prova della giustezza di quell’intuizione – prosegue la ricostruzione di Lino Leonardi -, realizzando quell’integrazione della ricerca la cui assenza aveva impedito al celebre linguista Walter von Wartburg di aderire alla tesi di Contini. Con le numerose testimonianze della forma aratia/arazza/razza, con lo stesso significato “animale” e quindi con la stessa derivazione dal francese, rintracciate nel tardo-latino e nel volgare della cancelleria angioina e poi aragonese di Napoli, la storia del termine si veniva chiarendo anche oltre la sua origine, e si confermava pienamente la teoria continiana.

Conclusioni lapidarie. Da decenni dunque – conclude Leonardi – la parola razza, marchiata a fuoco dalla peggiore ignominia della storia del Novecento, pu e deve essere intesa alla luce del suo significato originario, e dovrebbe essere usata solo per definire un’identit non umana. Nel 1959, quando Contini pubblic la sua ricerca, un quotidiano nazionale si rifiut di darne notizia. Nell’Italia di oggi, cinquant’anni dopo, cos diversa da quella di allora, c’ ancora bisogno di diffondere, anche sul piano strettamente linguistico, la consapevolezza di quell’aberrazione.

Non c’ peggior sordo di chi non vuol sentire. Da decenni gli antropologi, che studiano l’uomo dal punto di vista biologico, sociale e culturale, si sgolano per ripeterci che il concetto stesso di razza non ha alcun valore scientifico: gli esseri umani condividono il 99,9% del patrimonio genetico. Gianfranco Biondi e Olga Rickards, ci hanno scritto un libro fondamentale (L’errore della razza, Carocci, 2011). Ma anche prima di loro un importante docente di genetica Guido Barbujani ha ricostruito la storia delle origini umane, smentendo l’idea ottocentesca che l’umanit sia frammentata in gruppi biologicamente distinti (Guido Barbujani, L’invenzione delle razze , Bompiani, 2006).

Una parola che un problema. Nel 2014, dopo l’ennesima campagna di polemiche razziste, l’Assemblea nazionale francese approv l’eliminazione della parola razza dalla Costituzione e da ogni altro documento pubblico. Gli antropologi italiani ci provarono anche a Roma: Biondi e Rickards scrissero una lettera aperta alle alte cariche dello Stato (su scienzainrete.it), chiedendo di eliminare il termine dalla Carta e dai documenti amministrativi.

La nostra Carta fondamentale. Come noto, l’articolo 3 della nostra Costituzione recita: Tutti i cittadini hanno pari dignit sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Con tutta evidenza, i costituenti citarono la razza solo per ragioni antidiscriminatorie, in un’epoca in cui essa, tuttavia, aveva ancora una certa presunta vitalit scientifica. Che da molto tempo non ha pi. Sulla Lettura del Corriere, nel febbraio 2015, altri due importanti antropologi Adriano Favole e Stefano Allovio, rilanciarono il dibattito, pur con tutto il pessimismo del caso: L’operazione, assai improbabile nel clima politico attuale, sarebbe simbolicamente molto forte come presa di posizione contro ogni forma di razzismo, xenofobia e discriminazione, denunciando la pericolosa assenza nella scuola di un’azione culturale e formativa sui reali motivi di differenze e somiglianze tra societ e culture. A quella richiesta nessuno ha mai risposto. Quel vuoto non mai stato colmato.

L’ipocrisia fascista e l’abisso. Nel 1938, il regime di Benito Mussolini approv le leggi razziali, uno degli abissi di immoralit del fascismo, che schier l’Italia al fianco delle violente politiche discriminatorie di Adolf Hitler, rendendola di fatto complice dell’Olocausto. Il complesso di norme introduceva precisi divieti per gli ebrei italiani, cacciandoli dalle scuole, dagli impieghi e creando i presupposti perch venissero derubati dei loro beni. Questo complesso di leggi che pesano come una vergogna permanente sulla coscienza di ogni italiano sono passate alla storia – una delle pagine pi buie della nostra storia – come leggi razziali. ora che cominciamo a chiamarle per quello che furono, leggi razziste. Presupposto per la tragedia che avrebbe insanguinato il mondo negli anni successivi. Come non si stancano di ripetere gli antropologi italiani Se il pregiudizio un virus che pu innestarsi su molteplici vettori (anche di tipo culturale), indubbio che la razza uno dei pi potenti. Non un problema del passato.

14 novembre 2023 (modifica il 14 novembre 2023 | 19:23)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, L’articolo originale è stato pubblicato da, https://www.corriere.it/scuola/23_novembre_14/razza-ha-insanguinato-nostra-civilta-non-concetto-umano-0b0be1d2-8312-11ee-b01e-f6b2afc73b92.shtml, , https://rss.app/feeds/0kOk1fn8PPcBHYnU.xml, Paolo Fallai,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version