Putin e il «metodo seicentesco»: costringere gli ucraini a combattere per la Russia  Un missile russo sfiora un aereo di Londra

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di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

La Wagner avrebbe iniziato a creare una milizia per proteggere la regione di Belgorod, colpita da ripetuti attacchi ucraini. Teheran e Mosca negano all’Onu l’uso di droni-kamikaze iraniani

La guerra «chiama» e Mosca risponde. Putin si sta affidando a metodi del 17esimo secolo, ha scritto su Twitter l’ex generale americano Mark Hertling, che dal 24 febbraio analizza e spiega i risvolti del conflitto. Proprio come avveniva nel Seicento, il neo Zar sta costringendo gli ucraini a combattere nell’esercito russo. La suggestione nasce dal verbo «dragooning», usato dall’esperta di Russia Jill Dougherty in un’intervento televisivo su Cnn, che significa «soggiogare o perseguire, costringere qualcuno attraverso minacce e misure violente». È un termine che risale al 1689, quando i francesi obbligarono i protestanti ad alloggiare soldati a loro spese, e che poi venne usato per le popolazioni costrette ad arruolarsi contro la propria volontà per combattere.

«Dragooning lasciava intendere l’obbligo di imbracciare le armi o sostenere un sovrano senza lealtà né patriottismo», scrive Hertling. «Le persone sottomesse potevano generalmente scegliere fra combattere e morire». È così che i despoti costruiscono un esercito, spiega, affidandosi a un parallelo storico che ci riporta alla mobilitazione parziale — e problematica — ordinata da Putin nel suo Paese e all’annessione delle quattro regioni ucraine, dove i cittadini hanno ricevuto la cartolina per combattere nell’Armata o verranno trasferiti forzatamente in Russia. Tutti segnali, secondo il generale, di un fallimento strategico da parte del Cremlino.

Intanto, proprio per reintegrare i ranghi sguarniti da 8 mesi di combattimenti, l’Armata ha ridotto il contingente in Siria trasferendo un certo numero di soldati (fra 1.200 e 1.600 secondo una rivelazione del New York Times) e alcuni ufficiali, personale mandato sul fronte ucraino. Già nei mesi scorsi erano trapelate indiscrezioni sul trasferimento di missili anti-aerei S300 dal Paese arabo, batterie che la Russia aveva portato per aumentare lo scudo del regime. Ora sono altre le necessità. I movimenti sono seguiti con grande attenzione da Israele, protagonista di centinaia di raid sul territorio siriano contro target iraniani. È incredibile — ma anche no — come le crisi possano intrecciarsi.

Contemporaneamente, la compagnia di sicurezza Wagner avrebbe iniziato a creare una milizia per proteggere la regione di Belgorod, settore in territorio russo colpito da ripetuti attacchi di droni/missili ucraini e forse anche teatro di incursioni di forze speciali. La società privata guidata da Yevgeny Prigozhin, lo «chef» di Putin con grandi ambizioni politiche e profonda influenza sulle operazioni militari russe, continua ad avere un ruolo primario nel conflitto o comunque cerca di trasmettere questo messaggio per dimostrare di essere più efficace delle unità regolari.

Infine c’è il fronte iraniano, in questi giorni attivissimo. Dopo le smentite e le conferme ad alto livello, sono arrivate nuove smentite. Teheran e Mosca hanno infatti negato all’Onu l’uso di droni-kamikaze iraniani in Ucraina. La tesi che vogliono far passare è che i velivoli siano prodotti da fabbriche russe: lo certificano — affermano — anche le etichette a bordo. Due le ipotesi. I mezzi sono portati in Russia, «taroccati» in modo da farli apparire come una realizzazione locale. Oppure la teoria è solo un modo per prendere tempo.

Non per coincidenza l’agenzia russa Novosti ha pubblicato un lungo articolo sui droni realizzati dalle industrie nazionali. In una lotta di narrazioni gli ayatollah, oltre a negare, hanno chiesto a Kiev di mostrare le prove delle accuse e dall’Ucraina è trapelata l’informazione che gli americani hanno esaminato i rottami di alcuni droni abbattuti. La stessa possibilità è stata offerta a ispettori dell’Onu con una lettera formale, anche se il Consiglio di Sicurezza ha già ascoltato a porte chiuse un briefing di un tecnico dedicato al dossier.

20 ottobre 2022 (modifica il 20 ottobre 2022 | 19:19)

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, 2022-10-20 16:42:00, La Wagner avrebbe iniziato a creare una milizia per proteggere la regione di Belgorod, colpita da ripetuti attacchi ucraini. Teheran e Mosca negano all’Onu l’uso di droni-kamikaze iraniani, Andrea Marinelli e Guido Olimpio

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