Putin ridimensiona gli obiettivi dell’Operazione speciale: «Vogliamo solo liberare il Donbass»

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di Fabrizio Dragosei

Non più denazificazione né rovesciamento di Zelensky per instaurare un governo amico: lo Zar è più moderato di molti suoi falchi. Ma non fa passi indietro sulle condizioni per una trattativa

Lui non l’aveva mai detto, ma da come era stata impostata all’inizio, l’Operazione militare speciale in Ucraina puntava decisamente ad occupare buona parte del Paese confinante e a rovesciarne il governo legittimo per insediare un regime più amichevole. Poi le cose sono andate come sappiamo e Vladimir Putin ha deciso di concentrare gli sforzi del suo esercito nel sud-est dell’Ucraina e di mirare, almeno in una prima fase, ad obiettivi più limitati. E adesso? La Russia vuole garantirsi il controllo del Donbass e della fascia costiera meridionale? Oppure ha ancora in mente di far arrivare i suoi tank nelle strade di Kiev per deporre Zelensky?

Gli americani sono convinti che il capo del Cremlino «voglia ancora prendersi la maggior parte dell’Ucraina», come sostiene la numero uno della National Intelligence Avril Haines. I vicini sono ancora più preoccupati e pensano a mire espansionistiche che vadano ben al di là dei confini ucraini. Dai baltici alla Moldavia, che spinge per mettersi al più presto sotto l’ombrello della Nato. E personaggi dell’establishment russo non fanno nulla per raffreddare la situazione, anzi. Un giorno sì e l’altro pure rilasciano dichiarazioni incendiarie che si agganciano a qualsiasi episodio per minacciare e promettere azioni clamorose da parte dell’Armata russa.

Dmitrij Rodionov, politologo di peso, è convinto che Chisinau sia diventata una pedina dell’Occidente. Secondo lui, gli ucraini potrebbero attaccare la Transnistria che è autonoma dagli anni Novanta. Kiev aprirebbe così il secondo fronte per indebolire le forze russe. Il vicepresidente del Consiglio della Federazione Konstantin Kosachev, poi, ha preso di petto Oslo perché la Norvegia ha bloccato un convoglio di rifornimenti mandato da Mosca ai minatori russi che lavorano nelle isole Svalbard, sul Mar Glaciale Artico. Il parlamentare sostiene che è stato violato l’accordo del 1920 che prevede la libertà per i firmatari (compresa, quindi, la Russia) di sfruttare le risorse dell’arcipelago. E chiede che venga tolta alla Norvegia la sovranità su quelle terre.

Putin invece appare negli ultimi giorni assai più moderato dei suoi. Rispondendo a una domanda, ha precisato che per quanto riguarda l’Ucraina l’obiettivo iniziale «è sempre lo stesso». Naturalmente, a suo avviso, non è mai stato quello di rovesciare il governo dell’ex repubblica sovietica. «Lo scopo finale è stato fissato nella liberazione del Donbass, nella difesa di quelle popolazioni e nella creazione delle condizioni che garantiscano la sicurezza della stessa Russia».

Quindi, sembra di capire, niente più «denazificazione dell’Ucraina», come il Cremlino diceva all’inizio. Ma quali sono le condizioni di garanzia per la sicurezza di Mosca? Certamente la neutralità dell’Ucraina (niente Nato, cosa peraltro già accettata da Zelensky) e il disarmo. Ma poi Putin pretende anche che l’Alleanza Atlantica la smetta di allargarsi e che si impegni a non creare installazioni militari «significative» nei paesi entrati dopo il crollo dell’Urss. Su questo Bruxelles non concede assicurazioni ufficiali e finora aveva sempre evitato di stabilire nuove basi. A Madrid, però, i paesi Nato hanno deciso di mettere truppe in Romania.

In futuro poi le cose potrebbero peggiorare, anche perché Mosca continua ad agitare lo spettro del ricorso ad armi nucleari. Bombe atomiche tattiche che potrebbero essere usate, magari in un braccio di mare non frequentato, per convincere l’avversario a mollare.

30 giugno 2022 (modifica il 30 giugno 2022 | 20:42)

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, 2022-06-30 19:12:00, Non più denazificazione né rovesciamento di Zelensky per instaurare un governo amico: lo Zar è più moderato di molti suoi falchi. Ma non fa passi indietro sulle condizioni per una trattativa, Fabrizio Dragosei

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