«Putin è isolato e ha paura di perdere: ecco cosa significano questi referendum»

Spread the love

Il politologo russo Yakovina commenta i referendum per l’annessione di regioni ucraine in Russia: «Nessuno riconoscerà l’esito. Ma con questa farsa potrà dire subito che l’operazione militare è finita, che a “liberato” le terre che voleva»

DAL NOSTRO INVIATO

KIEV — C’era da aspettarselo?

«Sì. Putin ha almeno tre buoni motivi per indire adesso i referendum. Primo: anche nel Donbass ha cominciato a perdere e teme di doversi ritirare, come da Kharkiv. La situazione militare dei russi è pessima e circola l’impressione che stiano perdendo. Secondo: l’arena internazionale s’è fatta più difficile e a Samarcanda, per la prima volta, c’era un Putin più debole. Non s’era mai visto che i cinesi o gl’indiani gli mancassero di rispetto: Modi gli ha detto chiaramente di non condividere la guerra, quella parte di mondo si sta spostando sulle posizioni occidentali. Terzo: Putin è in difficoltà anche all’interno, è criticato, i falchi lo vogliono più duro. E il referendum verrà venduto come un risultato».

Ivan Yakovina sa di che cosa parla: fino al 2014 era un analista politico (mal tollerato) a Mosca; con l’annessione della Crimea, venne in Ucraina; a 42 anni, ha un programma sulla tv pubblica ed è uno dei più influenti blogger.

La scelta di Putin è dunque un segno di debolezza?

«Ha paura di perdere. E cambiare le regole di questa guerra è una chance per chiudere al più presto la partita».

Una volta incassata l’annessione, che cosa farà?

«Dirà subito che l’operazione militare è finita, che ha “liberato” le terre che voleva, che c’è un nuovo confine e si può fare la pace. Ma naturalmente l’Ucraina dirà di no. Questi referendum sono inaccettabili. E la guerra si farà ancora più dura».

In Occidente qualcuno potrebbe chiedersi: se il referendum fermerà le armi, perché no?

«Certo, qualcuno lo dirà. Ma non credo che ci sia un solo governo al mondo disposto a riconoscere quest’annessione. E nessun leader ucraino potrà farlo. Oggi Zelensky ha il 99% dei consensi in Ucraina, ma se solo provasse a dire “ok, adesso negoziamo”, in un attimo verrebbe cacciato».

Quando ci fu il referendum in Crimea, molta opinione pubblica internazionale disse: va beh, in fondo sono tutti filorussi…

«Fu un errore gravissimo, allora. E lo è ancora di più oggi: non ci sono più filorussi, nei territori occupati. La gente ha visto che cos’è la “pace russa”, la distruzione, i saccheggi, le violenze, e della Russia non vuole sapere più nulla».

Quanti andranno a votare?

«Zero. Faranno vedere che qualcuno vota, ma i seggi saranno una farsa. E se sarà un voto elettronico, ancora peggio: uno scollamento totale dalla realtà, senza nessun controllo sulla regolarità e la trasparenza».

Perché la decisione di votare per tre giorni?

«È la tradizione russa. Ma là è perché ci sono diversi fusi orari. Qui, la ragione è diversa: tre giorni son quel che serve a manipolare il voto».

20 settembre 2022 (modifica il 20 settembre 2022 | 22:47)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-09-20 20:49:00, Il politologo russo Yakovina commenta i referendum per l’annessione di regioni ucraine in Russia: «Nessuno riconoscerà l’esito. Ma con questa farsa potrà dire subito che l’operazione militare è finita, che a “liberato” le terre che voleva», Francesco Battistini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.