Preside antimafia di Palermo Cavaliere della Repubblica arrestata per corruzione e peculato dopo la denuncia di una docente

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Una volante della Polizia di Stato

Daniela Lo Verde, preside della scuola Giovanni Falcone di Palermo, ubicata nel quartiere degradato dello zen, nota per il suo impegno contro la mafia tanto da essere stata nominata, nel 2020, Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, è stata posta agli arresti domiciliari per corruzione e peculato. Lo riporta La Repubblica.

Un’indagine dei carabinieri del nucleo Investigativo di Palermo, coordinata dalla procura europea, ha fatto scattare lo stesso provvedimento per il vice preside Daniele Agosta e per Alessandra Conigliaro, dipendente di una società che si occupa della vendita di materiale informatico.

“Gestione della scuola volta a curare interessi personali”

L’inchiesta ha cercato di fare luce sulla gestione di fondi europei arrivati nella scuola. La preside e il suo vice avrebbero falsificato le richieste per i progetti Pon: “Attestando falsamente la presenza degli aluni all’interno della scuola anche in orari extracurriculari – scrive un comunicato della procura europea – al fine di giustificare l’esistenza di progetti Pon di fatto mai realizzati o realizzati solo in parte, nella considerazione che la mancata partecipazione degli studenti avrebbe inciso in maniera direttamente proporzionale sulla quota parte dei fondi destinati per ciascun Pon alla dirigenza”.

L’indagine, ribattezzata “La coscienza di Zen-o” è partita in seguito alla denuncia di un’insegnante. “Gli approfondimenti investigativi hanno messo in luce una gestione dell’istituto volta a curare interessi di natura meramente personale – prosegue la nota della procura europea – anche con riguardo alle procedure di acquisto e fornitura di generi alimentari per il servizio di mensa della scuola”.

“Una cospicua quantità di generi alimentari nonché costosi dispositivi informatici destinati agli studenti sarebbero stati costantemente prelevati dalla preside e dal suo vice per proprie ed esclusive necessità”, si legge ancora. I fatti sarebbero stati testimoniati anche da telecamere nascoste nella stanza della preside.

Nel comunicato si dice anche che “la dirigenza dell’istituto avrebbe affidato stabilmente, contra legem, la fornitura di materiale tecnologico ad una sola azienda in forza di un accordo corruttivo volto all’affidamento di ulteriori e importanti commesse in cambio di molteplici illecite dazioni di strumenti tecnologici di ultima generazione”.

Le accuse cozzano con l’immagine della dirigente

“Nonostante il quotidiano agire illegale e la costante attenzione ai risvolti economici della sua azione amministrativa – conclude la procura europea, facendo riferimento alla reputazione della dirigente – di fatto abbandonando l’esercizio del suo ruolo di controllo e di gestione finalizzato al buon andamento dell’istituto che si rivolge a un’utenza particolarmente fragile”. 

Come abbiamo riportato, la preside è stata premiata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella perché nell’emergenza della pandemia per il Covid-19 ha cercato di essere vicina ai bisogni delle tante famiglie povere, diventate ancora più povere mettendo in ginocchio i tanti lavoratori in nero del quartiere. Ha lanciato una campagna di raccolta fondi per donare cibo, e non solo, ad alcune famiglie in difficoltà. Il suo appello per recuperare pc e tablet per consentire ai suoi allievi di seguire le lezioni a distanza è stato raccolto da tutt’Italia.

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