Precario da 7 anni ma bocciato al concorso: ora mi girano in testa quelle domande che conoscevo bene. Lettera

Inviata da Stefano Fontana – Gent. Le Ministro della Pubblica Istruzione, Le scrivo questa mia riflessione, immaginando che Lei sia proprio qui vicino a me, adesso, in grado di ascoltare empaticamente questo mio pensiero. Premessa: insegno, da precario, da 7 anni a questa parte, avendo avuto, in precedenza, una attività per 18 anni.

Ma andiamo ai fatti.

Ho appena fatto la prova scritta preselettiva del Concorso Ordinario Docenti Scuola Secondaria: la soglia era stabilita dall’aver fatto almeno 35 domande corrette su 50. Io ne ho fatto 34 su 50 e non l’ho passato…il dato matematico indubbiamente-sulla carta- mi condanna, tuttavia io non voglio contestare questo.

A prescindere dal fatto che io trovi inadeguata la modalità di selezione per un ambito così straordinariamente delicato, vorrei esporle una riflessione un po’ più profonda.

Io ho sempre trovato le sconfitte estremamente edificanti; ti fanno crescere, migliorare, insegnandoti anche, magari, a gettare il cuore oltre l’ostacolo…ma in questo caso proprio non ne ricavo alcun valore aggiunto, e sa perché? Perché, in questo caso, il risultato è bugiardo. Perché le risposte alle domande le sapevo nella quasi totalità; perché sono precario da 7 anni e gli argomenti ormai mi sono più che noti…e allora, Lei mi dirà, come è possibile aver fatto così tanti errori?

Spero di riuscire a spiegarlo in questo modo.

A poche ore dalla prova, a freddo, mi vengono alla mente tutte le domande del Concorso e mi sale una profonda e crescente amarezza perché aldilà della formulazione ambigua di alcune, altre toccavano argomenti che in classe tratto quasi ogni giorno. Io, tuttavia, ritenendo in alcuni casi la risposta troppo “ovvia/banale“ oppure scritta in maniera non proprio ortodossa…ho optato per una opzione di risposta ancor meno ortodossa.

Se non avessi avuto davanti una stupida macchina, le cose sarebbero andate molto diversamente. Mi sarebbe bastato anche solo un “interfono“ a cui chiedere: “mi scusi…la domanda si riferisce proprio a questa tal cosa …?“.

Battutaccia, mi scusi.

Mi sono complicato la vita, probabilmente. Ora mi girano nella testa quelle 3-4 domande le cui risposte conoscevo molto bene, ma questo non viene rilevato dalla macchina, e ciò che rimane è una risposta errata, che dovrebbe rappresentare chi quell’argomento non ha mai trattato/letto/conosciuto!

Non sono io, per fortuna. Questo io lo so.

Soprattutto mi basta che lo abbiano capito i miei studenti, che poi sono la vera ricchezza di questo mondo scuola.

Però questa realtà mi sta fiaccando, non perché non abbia voglia di lottare con tenacia per arrivare ad un obiettivo, anzi…

Vorrei però farlo, sapendo di poter godere di un minimo di considerazione per chi sono e cosa faccio ogni giorno così come tantissimi miei colleghi precari che lottano quotidianamente, mettendoci cuore, passione e mente in tutto ciò che fanno. Ne conosco tanti: qualcuno è diventato anche un amico, e forse sono proprio loro, insieme agli studenti, le uniche persone che quotidianamente almeno mi confortano, mi arricchiscono e mi insegnano qualcosa, facendomi diventare un uomo migliore.

Per ora sono un docente precario qualunque, che secondo i criteri di idoneità dello stato, non è adatto/pronto ad insegnare, pur avendolo fatto già da 7 anni.

Detto ciò, “so di non sapere…tutto“ ma certamente do tutto quello che posso, come tanti nella mia stessa situazione.

La ringrazio per l’attenzione.

, 2022-04-14 07:34:00, Inviata da Stefano Fontana – Gent. Le Ministro della Pubblica Istruzione, Le scrivo questa mia riflessione, immaginando che Lei sia proprio qui vicino a me, adesso, in grado di ascoltare empaticamente questo mio pensiero. Premessa: insegno, da precario, da 7 anni a questa parte, avendo avuto, in precedenza, una attività per 18 anni.
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