Perché si fuma la sigaretta dopo il caffé? Non c’entra la caffeina

di Cesare Peccarisi

Un gruppo di neuro-farmacologi dell’Università della Florida ha dato una spiegazione scientifica al rituale mattutino (che si ripete anche durante la giornata): coinvolti specifici neurotrasmettitori, ecco come

Un gruppo di neuro-farmacologi dell’Università della Florida ha dato una spiegazione scientifica al rituale mattutino di milioni di fumatori di tutto il mondo che iniziano la giornata con una sigaretta dopo aver bevuto il caffè e che, nel corso della giornata, fanno spesso seguire alla classica tazzina una fumatina, un malcostume che una volta trasformava i bar in «fumerie di Soho».

L’astinenza notturna

I principali autori Roger Papke e Charles Stoke hanno avuto il sospetto che alla base di tale comportamento non si fosse solo un’associazione psicologica, ma una precisa causa neuro-chimica e, infatti, sul numero di settembre della rivista Neuropharmacology hanno pubblicato uno studio promosso dai National Institutes of Health Usa (NIH) in cui hanno scoperto che due composti del caffè agiscono direttamente su alcuni recettori cerebrali della nicotina che nei fumatori si ipersensibilizzano dopo una notte di astinenza, dato che ovviamente durante il sonno non si può fumare. Peraltro, anche se al risveglio il fenomeno è più marcato, questo binomio si presenta sempre, perché questi componenti del caffè agiscono comunque sui recettori acetilcolinici della nicotina. Non tutti i caffè, però, lo fanno allo stesso modo: il caffè in grani verdi del Congo, ad esempio, è tre volte più forte (da questo punto di vista) di quello del caffè tostato scuro, cioè quello del classico espresso italiano.

Un potenziatore di nicotina

Per molti fumatori la prima sigaretta della giornata è la «migliore» proprio perché rompe l’astinenza notturna, ma perché è ancor più soddisfacente dopo una tazza di caffè? A potenziare la prima sigaretta non è la caffeina , bensì un altro composto aromatico del caffè noto come n-MP, acronimo di n-metilpiridina che va ad agire sui recettori acetil-colinergici nicotinici α4β2 del cervello, i quali, otre a essere implicati nella dipendenza, sono anche connessi all’attenzione, alla salute mentale, al controllo dei movimenti. I ricercatori americani hanno potuto scoprirlo perché, lavorando in un dipartimento di neurofarmacologia, hanno usato la tecnica del cosiddetto voltage clump che analizza l’attività elettrica delle singole cellule cerebrali in risposta a vari tipi di stimoli. Lo studio è stato condotto sia in situazione di astinenza da fumo che di normale consumo e si è visto che l’attività dei recettori nicotinici andava incontro a un cosiddetto effetto PAM (positive allosteric modulation), cioè veniva modulata positivamente, risolvendo la situazione di astinenza mattutina più in fretta e con maggiore entità e in generale potenziava l’attività della nicotina diminuendo la desensibilizzazione dei recettori nicotinici, cioè ringalluzzendoli e facendo apprezzare meglio la sigaretta.

Altre sostanze

Con il caffè in grani verdi le risposte PAM-dipendenti erano tre volte maggiori di quelle del caffè scuro che nel processo di tostatura perde parzialmente un’altra componente del caffè: la colina. Questo composto alimentare simil-vitaminico è importante per le funzioni cerebrali soprattutto durante lo sviluppo e, come hanno scoperto ora i ricercatori americani, attiva anche il recettore nicotinico α7. È quindi verosimile che pure la colina, che peraltro è implicata anche nella salute mentale, giochi un ruolo importante nell’astinenza da fumo migliorata dal caffè. I risultati di questo studio, concludono gli autori, forniscono una nuova base neurofarmacologica su cui gli scienziati comportamentali potranno trovare nuove soluzioni all’astinenza da fumo.

16 settembre 2022 (modifica il 16 settembre 2022 | 14:49)

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