Il pantheon al femminile e la satira di «Blob»

Spread the love

di Aldo Grasso

Il presidente del Consiglio cita nel suo discorso di insediamento alla Camera le donne che l’hanno ispirata. Alla solennità dei nomi si sono inseriti spezzoni e immagini non consoni

Non perdere l’ironia, questo è importante, anche quando è difficile servirsene. Nel suo discorso di insediamento alla Camera dei Deputati, Giorgia Meloni ha citato le donne che l’hanno ispirata: «Tra i tanti pesi che oggi sento gravare sulle mie spalle oggi c’è quello di essere la prima donna capo del governo di questa nazione. Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto sento la responsabilità che ho nei confronti di tutte quelle donne che attraversano difficoltà per affermare il loro talento». Un ringraziamento del tutto speciale che ha spinto il signor presidente del Consiglio a chiamarle confidenzialmente per nome: da Cristina (Trivulzio di Belgioioso) ad Alfonsina (Strada, pioniera del ciclismo italiano), da Maria (Montessori) a Grazia (Deledda (premio Nobel; e chi la legge più?), da Oriana (Fallaci) a Tina (Anselmi). Secondo lo schema «una grande chiesa che passa da…», tanto per citare Jovanotti.

Si può ironizzare su queste donne? Certo che no. Ma si può ironizzare sull’uso di questo pantheon al femminile, come ha fatto «Blob», nella puntata del 28 ottobre, «Un giorno da Meloni», firmata da Vittorio Manigrasso. Mentre Giorgia Meloni ricordava le sue ispiratrici, «Blob» alternava alla solennità dei nomi alcune immagini di «Uomini e donne»: i soliti litigi volgari con i nomi delle contendenti bene in vista in un crescendo rossiniano. Quando Giorgia pronuncia il nome di Tina (Anselmi) ecco apparire trionfante Tina Cipollari. E il gioco è fatto. Per non farsi mancare nulla, «Blob» ha sottolineato alcuni frammenti del discorso di Giorgia Meloni per la fiducia alla Camera con il brano dei Vianella «Semo gente de borgata»: «Core mio, core mio la speranza nun costa gnente…». Così come ha montato al contrario alcuni spezzoni storici della marcia su Roma (retromarcia su Roma) affidando a Renato Zero «I migliori anni della nostra vita».

31 ottobre 2022 (modifica il 31 ottobre 2022 | 20:55)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-10-31 20:48:00,

di Aldo Grasso

Il presidente del Consiglio cita nel suo discorso di insediamento alla Camera le donne che l’hanno ispirata. Alla solennità dei nomi si sono inseriti spezzoni e immagini non consoni

Non perdere l’ironia, questo è importante, anche quando è difficile servirsene. Nel suo discorso di insediamento alla Camera dei Deputati, Giorgia Meloni ha citato le donne che l’hanno ispirata: «Tra i tanti pesi che oggi sento gravare sulle mie spalle oggi c’è quello di essere la prima donna capo del governo di questa nazione. Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto sento la responsabilità che ho nei confronti di tutte quelle donne che attraversano difficoltà per affermare il loro talento». Un ringraziamento del tutto speciale che ha spinto il signor presidente del Consiglio a chiamarle confidenzialmente per nome: da Cristina (Trivulzio di Belgioioso) ad Alfonsina (Strada, pioniera del ciclismo italiano), da Maria (Montessori) a Grazia (Deledda (premio Nobel; e chi la legge più?), da Oriana (Fallaci) a Tina (Anselmi). Secondo lo schema «una grande chiesa che passa da…», tanto per citare Jovanotti.

Si può ironizzare su queste donne? Certo che no. Ma si può ironizzare sull’uso di questo pantheon al femminile, come ha fatto «Blob», nella puntata del 28 ottobre, «Un giorno da Meloni», firmata da Vittorio Manigrasso. Mentre Giorgia Meloni ricordava le sue ispiratrici, «Blob» alternava alla solennità dei nomi alcune immagini di «Uomini e donne»: i soliti litigi volgari con i nomi delle contendenti bene in vista in un crescendo rossiniano. Quando Giorgia pronuncia il nome di Tina (Anselmi) ecco apparire trionfante Tina Cipollari. E il gioco è fatto. Per non farsi mancare nulla, «Blob» ha sottolineato alcuni frammenti del discorso di Giorgia Meloni per la fiducia alla Camera con il brano dei Vianella «Semo gente de borgata»: «Core mio, core mio la speranza nun costa gnente…». Così come ha montato al contrario alcuni spezzoni storici della marcia su Roma (retromarcia su Roma) affidando a Renato Zero «I migliori anni della nostra vita».

31 ottobre 2022 (modifica il 31 ottobre 2022 | 20:55)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.