Padova e la sua provincia si trovano di fronte a una grave carenza di docenti nelle scuole primarie. Degli 3.595 posti previsti in organico di diritto, sono vacanti ben 878, considerando sia i posti full-time che part-time e gli spezzoni da 10 e 12 ore. La situazione del sostegno risulta particolarmente critica.
Per i posti di sostegno nella primaria, sono stati assegnati 427 ruoli, ma solo 295 sono stati effettivamente coperti da docenti specializzati. Restano, quindi, 132 posti da assegnare come supplenze annuali. Questa carenza si estende anche all’organico di fatto, dove, in risposta alle richieste scolastiche, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha previsto altri 66 posti, tra cui 36 per l’educazione motoria, che dovranno anch’essi essere coperti da supplenze. Oltre a ciò, 86 posti part-time e 99 cattedre di docenti con orario ridotto sono ancora vacanti. E la sfida continua con la necessità di assegnare ulteriori 495 posti di sostegno, concessi dal MiM.
Ma perché questa grave mancanza di maestri? A Il Mattino di Padova, Sandra Biolo, sindacalista della Cisl-Scuola, evidenzia il problema delle restrizioni all’ammissione nelle università locali. Le facoltà di Scienze della Formazione di Padova e Verona hanno un “numero chiuso” per gli studenti, rispettivamente di 200 e 100 posti. Nonostante la richiesta, il numero chiuso limita l’accesso ai corsi di laurea, creando una carenza di laureati specializzati. La Cisl Scuola e altri sindacati hanno chiesto un aumento degli iscritti, ma finora senza risultato.
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