Non solo super armi: le soluzioni «creative» usate dall’Ucraina e dalla Russia sul campo di battaglia

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di Andrea Marinelli e Guido Olimpio

Vladimir Putin parla di super armi, ma non sempre corrisponde a quanto si vede in Ucraina. Sul campo di battaglia infatti c’è di tutto: novità come i drone-kamikaze, apparati tradizionali, ma anche soluzioni semplici quanto efficaci

Vladimir Putin ha spesso citato le super armi, uno show di potenza che non sempre corrisponde a quanto si vede in Ucraina. Sul campo di battaglia infatti c’è di tutto: novità come i droni-kamikaze, apparati tradizionali, ma anche soluzioni semplici quanto efficaci.

M777

La sigla indica il cannone americano da 155 mm spedito di gran fretta a Kiev. Trainabile, ha una gittata di 18 miglia, è «servito» da 10 uomini e di solito fa parte di una batteria di almeno sei pezzi. Se i soldati sono bene addestrati possono tirare 4 colpi al minuto. Gli americani ne hanno promessi oltre un centinaio e ritengono che la resistenza alla fine avrà una mezza dozzina di battaglioni. La sua precisione aumenta con il ricorso a radar specifici (ne sono stati garantiti diversi).

I droni

Ampio è l’uso di droni, in particolare i cinesi Dji, concepiti non solo per scopi militari: i prezzi variano dai 450 ai 1.000 euro l’uno e vengono utilizzati per ricognizione e avanscoperta di piccoli nuclei. C’è una seconda tipologia, quella professionale, con camere termiche e precisione centimetrica che permette di guidare il tiro d’artiglieria. In più hanno la possibilità di avere canali sul telecomando per dispositivi di rilascio (granate, bombe): per questa seconda opzione, i prezzi variano dai 4.000 ai 6.000 euro. Fra le peculiarità dell’esercito ucraino c’è anche un’unità composta da operatori di droni e membri delle forze speciali, 30 uomini che, a cavallo di quad, conducono imboscate ai danni delle colonne russe, che sono state molto efficaci soprattutto nella prima fase, nell’area di Kiev. Gli operatori dei droni provengono dall’Aerorozvidka, un’unità di ricognizione aerea creata nel 2014 da un gruppo di ingegneri elettronici volontari per assistere le forze ucraine, finanziata tramite crowdfunding. Colpiscono per lo più di notte, utilizzando visori, fucili di precisione, mine innescate a distanza e droni con telecamere a visione termica.

I veicoli

Le foto mostrano piccoli mezzi, nati per uso civile, che sono stati riconvertiti dalla resistenza in un ruolo bellico. Di solito sono a 2 posti, hanno sull’intelaiatura un missile con il quale ingaggiare i corazzati. Permettono mobilità, si nascondono facilmente nella vegetazione, a volte hanno dei teloni mimetici. I commandos colpiscono a distanza e si allontanano sottraendosi all’eventuale risposta. Durante la prima fase del conflitto hanno partecipato alle incursioni contro le colonne di invasori.

Le bombe

I russi stanno impiegando missili da crociera e altri terra-terra. Ordigni per distruggere spesso strutture industriali, caserme, ferrovie. In alcuni casi, però, si sono affidati a bombe a caduta libera che non garantiscono alcuna precisione. Analisi occidentali sottolineano come abbiano difficoltà nel centrare veicoli in movimento, per una mancanza di sistemi adeguati e tattiche. L’opposto di quanto visto nella campagna contro lo Stato Islamico, dove i caccia occidentali hanno messo in luce il loro arsenale. Tanti i pickup inceneriti, così come le moto dei jihadisti. Altro punto debole dell’Armata — sempre secondo fonti Nato — sono le mappe a disposizione, considerate superate in quanto alcune risalirebbero agli anni ‘70.

Le protezioni

Nei conflitti ci si adatta. E gli invasori hanno provato a farlo per proteggere i camion della logistica, presi di mira in modo incessante. Un rimedio effettuato in corso a dimostrazione di come non si siano preparati. Cassette di legno, sacchetti di sabbia, «blindature» rudimentali sono state piazzate ad avvolgere i veicoli. Peraltro anche altri in passato si sono arrangiati in questo modo. Gli americani in Vietnam e in Iraq, i filippini a Marawi, i narcos messicani. Numerosi carri armati sono stati dotati di una gabbia in metallo messa a coprire la torretta: un accorgimento per contenere gli effetti dei missili anti-tank Javelin che piombano dall’alto. Un ombrello bucato.

Le veterane

Sono ancora le immagini a «raccontare». La resistenza ha scovato in qualche deposito mitragliatrici Maxim, quelle del primo conflitto mondiale. Miliziani filorussi hanno impugnato mitra Pps, nati a metà degli anni ‘40, riconoscibili dal caricatore a tamburo. Sull’altra barricata vengono usati i fucili Mosint Nagant, in mano a qualche tiratore scelto. Le forze speciali ucraine hanno poi trasformato il classico Kalashnikov in una nuova versione, il Malyuk. E comunque non pochi mezzi di quelli promessi dalla Nato a Zelensky erano tenuti in riserva. È il caso degli «anziani» blindati M113 e di alcuni modelli d’origine polacca o slovacca. Senza dimenticare i carri armati T-72, di progettazione sovietica, presenti in gran numero su tutti i fronti. Alcuni governi trovano il modo di piazzare sistemi «datati» per ottenere in cambio armi più moderne dalla Nato.

I delfini

La Russia starebbe usando alcuni delfini per proteggere la base di Sebastopoli, nel Mar Nero, contro il rischio di infiltrazioni da parte di subacquei. Le immagini satellitari mostrano due «recinti galleggianti» piazzati all’ingresso del porto: la Marina li avrebbe installati a febbraio, in concomitanza con i preparativi dell’invasione. I mammiferi possono essere impiegati per individuare ordigni ma anche per contrastare la presenza di incursori. Anche la Us Navy ha sviluppato da tempo un programma analogo, sempre a fini di interdizione, stessa scelta di Israele e Corea del Nord. Mosca ha portato avanti l’impiego fin dall’epoca sovietica — sottolinea l’esperto Hi Sutton — ed ha aveva un’unità a Kazachya Bukhta, vicino a Sebastopoli: con il crollo dell’Urss il programma è passato nelle mani dell’Ucraina, poi dopo l’annessione della Crimea è tornato in mano ai russi. Che hanno ripreso il training dei mammiferi.

30 aprile 2022 (modifica il 30 aprile 2022 | 19:26)

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, 2022-05-01 11:18:00, Vladimir Putin parla di super armi, ma non sempre corrisponde a quanto si vede in Ucraina. Sul campo di battaglia infatti c’è di tutto: novità come i drone-kamikaze, apparati tradizionali, ma anche soluzioni semplici quanto efficaci, Andrea Marinelli e Guido Olimpio

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