Nelle prossime ore conosceremo la composizione del nuovo Governo

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Verso un governo giallo-verde: una settimana decisiva

La settimana che comincia oggi, 14 maggio, dovrebbe essere quella decisiva per capire se andrà in porto l’ipotesi (che prima delle elezioni del 4 marzo sembrava del terzo tipo, cioè impossibile) di un governo a guida congiunta M5S-Lega. ‘Dovrebbe’, perché le incognite sono ancora molte, da quella che riguarda l’individuazione del Presidente del Consiglio alla definizione di punti programmatici da condividere.

Operazione non facile, perché implica il sacrificio, o almeno il ridimensionamento, delle principali proposte fatte in campagna elettorale: reddito di cittadinanza per il M5S e flat tax (al 15%!) più soppressione della riforma Fornero per la Lega. Proposte evidentemente non sommabili per il loro costo, ma che le due forze politiche che hanno vinto le elezioni anche grazie ad esse non possono accantonare del tutto. Trovare questo punto d’equilibrio, necessariamente al ribasso, è il compito di chi sta lavorando al ‘contratto’, che certo non potrà essere preciso e analitico come quello di 177 pagine sottoscritto da CDU-CSU e SPD in Germania, ma neppure generico ed evanescente.

Su altri punti importanti (alleanze internazionali, rapporto con la UE, immigrazione, lavoro, sanità, scuola) dovranno essere raggiunti punti di intesa tenendo conto dei ‘paletti’ chiaramente enunciati dal presidente Sergio Mattarella: no al ‘sovranismo’, continuità dell’impegno europeo, difesa dell’euro, ministri affidabili. Gli addetti alla stesura del ‘contratto’ di governo stanno trattando, tra Roma e Milano, sui tavoli tecnici, mentre su quello politico Salvini e Di Maio cercano l’intesa sul nome di un premier che dia le richieste garanzie a Mattarella.

Solo quando tutti i nodi, tecnici e politici, saranno sciolti (compreso quello della ratifica online del ‘contratto’ da parte degli iscritti al M5S) la crisi politico-istituzionale potrà essere considerata conclusa. Dovranno essere fatti dei compromessi, e non è detto che su alcune materie il compromesso non consista nel decidere di non decidere, insomma di rinviare nel tempo la soluzione dei problemi. È possibile che ciò accada anche nel settore della politica scolastica, come mostriamo nella notizia successiva.

Fonte dell’aticolo: Tuttoscuola.com



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