nella-testa-di-will-smith:-dietro-lo-schiaffo-a-chris-rock,-l’infanzia,-il-padre-violento-e-quel-senso-di-colpa-per-non-aver-difeso-sua-madre

Nella testa di Will Smith: dietro lo schiaffo a Chris Rock, l’infanzia, il padre violento e quel senso di colpa per non aver difeso sua madre

Spread the love

di Elisa Messina

«È tutta la vita che lotto per non essere un codardo», «Ho scelto la comicità per disinnescare le negatività» raccontava l’attore nella sua autobiografia uscita pochi mesi fa. Leggerla oggi getta una luce nuova sul suo gesto violento nella notte degli Oscar

«Quando avevo nove anni vidi mio padre colpire mia madre alla testa con tanta forza da farla svenire e sputare sangue. (…) Insita in tutto quello che ho fatto da allora – i premi e i riconoscimenti, i riflettori e l’attenzione, i personaggi e le risate – c’è sempre stata una sottile sequela di scuse a mia madre per l’inerzia mostrata quel giorno. Per averla delusa in quell’istante. Per non aver tenuto testa a mio padre. Per essere stato un codardo». Per capire (attenzione, non giustificare) lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock durante la notte degli Oscar, bisogna andare a leggere attentamente la sua autobiografia «Will» pubblicata a fine 2021 (in italiano è edito da Longanesi). L’infanzia con il padre autoritario e violento, la tensione costante in famiglia, la comicità come scelta di vita per disinnescare le negatività, esorcizzare la paura e scacciare i propri sensi di colpa: lì Will Smith racconta la storia che lo ha reso ciò che è. E che lo ha portato, 45 anni dopo quella notte in cui sua madre è stata picchiata a sangue, a salire sul palco per picchiare il conduttore della serata in diretta tv: doveva difendere sua moglie. Perché non aveva difeso sua madre. E perché è tutta la vita che lotta per non essere un codardo.

Lo schiaffo in diretta per la brutta battuta sull’alopecia di Jada Pinkett va letto alla luce della vita di Will. Certo, è stato un brutto scivolone di educazione e di stile, un’esibizione di mascolinità tossica che fa passare in secondo piano l’intenzione di difendere una donna (che per altro sa difendersi bene da sola). Ma dietro lo schiaffo e le parole «Togli il nome di mia moglie dalla tua fottuta bocca» c’è la storia di un ragazzo il cui rapporto con il padre era un mix di ammirazione e paura, la storia del figlio che ha scelto di non combattere, come invece facevano i suoi fratelli, ma di compiacere: «A casa mia tutti erano pronti a combattere, tutti tranne me» racconta l’attore.

Nel discorso di ringraziamento pronunciato tra le lacrime dopo aver ricevuto l’Oscar Will Smith ha cercato, come si dice, di metterci una pezza: ha citato il personaggio del film, «King Richard» , padre di Serena e Venus Williams, definendolo «Un difensore accanito della famiglia» per paragornarlo a se stesso e spiegare il suo personale e profondo desiderio di difendere sua moglie, la sua famiglia: «In questo momento della mia vita sono sopraffatto da quello che Dio mi chiede di fare su questa terra. Sono stato chiamato nella mia vita ad amare le persone, a proteggere le persone ed essere un fiume per la mia gente. Ho dovuto proteggere Jade. Io voglio essere un ambasciatore di questo tipo di amore, cura, attenzione». Ma ancora una volta ha tirato fuori il suo «personaggio», quello che il pubblico conosce da sempre, lo spaccone buono e generoso, come il pilota di «Indipendence Day» che prende a cazzotti un alieno appena uscito dalla sua astronave. Quel personaggio di sé che lui ha costruito fin da bambino: «Ero l’intrattenitore della famiglia, volevo mitigare la tensione e portare gioia e divertimento (…). Avrei dovuto essere capace di fare contento mio padre. Avrei dovuto essere capace di proteggere mia madre. Avrei dovuto essere capace di dare gioia e stabilità alla famiglia. Avrei dovuto essere capace di sistemare tutto»: il comico ma anche l’eroe. il buffone ma anche il lavoratore instancabile. Così il ragazzino Will è diventato Will Smith. Ma ogni tanto capita che il passato ritorna e, in un attimo, fa crollare le impalcature di perfezione che negli anni si sono costruite. Un attimo che rovina un grande momento personale come può esserlo la vittoria di un Oscar.

«L’amore ti fa fare cose folli» ha detto nel discorso. «L’amore divenne nella mia testa qualcosa che si guadagna dicendo e facendo le cose giuste» racconta nel libro. Ma quello si chiama consenso. L’uomo e il personaggio. La dicotomia che lo tormenta.

Leggere adesso la storia della vita di Smith fa intendere meglio anche le parole pronunciate molte ore dopo quello schiaffo, quelle usate per scusarsi, finalmente, con Chris Rock: «Voglio farti le mie pubbliche scuse, Chris. Ho sbagliato e mi sento imbarazzato… Le mie azioni non sono indicative dell’uomo che vorrei essere». Che tradotto significa: non voglio essere come mio padre. Un violento.

29 marzo 2022 (modifica il 29 marzo 2022 | 14:44)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-03-29 12:44:00, «È tutta la vita che lotto per non essere un codardo», «Ho scelto la comicità per disinnescare le negatività» raccontava l’attore nella sua autobiografia uscita pochi mesi fa. Leggerla oggi getta una luce nuova sul suo gesto violento nella notte degli Oscar, Elisa Messina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.