Nappi: anche il centrodestra connivente per la mancanza di opposizione a De Luca

l’intervista Mezzogiorno, 7 maggio 2022 – 08:58 Il dirigente della Lega: «Ha ragione d’Errico, coscienze in letargo» di Gimmo Cuomo Severino Nappi è il coordinatore metropolitano della Lega a Napoli.Ricorre nel dibattito del Corriere del Mezzogiorno sul centrodestra campano la sottolineatura della necessità di ripartire dall’autocritica. È d’accordo anche lei? «È vero. Quante volte abbiamo sentito questa frase, miseramente naufragata di fronte agli interessi di partito o, peggio ancora, di corrente, che in questi anni hanno dilaniato il centrodestra dalle nostre parti? Per dirla alla Sorrentino, hanno tutti ragione quando dicono che c’è stato chi, in forza di questo strapotere, ha fatto i bagagli ed ha traslocato nel centrosinistra, ma se questo suona come una forte autocritica nei nostri confronti e della nostra scarsa attrattività, chi possiamo assolvere? Chi ha torto? Chi non è stato davvero complice di tutto questo? Chi si può veramente tirare fuori adesso da questo circo e puntare il dito contro un gracile centrodestra che di certo ha una serie di patologie — alcune incancrenite — che pure dovrebbe provare a curare?» In democrazia il compito di denunciare spetterebbe innanzitutto all’opposizione. Non pensa che abbia commesso errori gravi? «A parte poche, coraggiose eccezioni, un triste e rassegnato silenzio. Questo perché l’opposizione si paga sulla propria pelle in Campania ed è per questo che si può fare solo quando si hanno le spalle forti e gli armadi privi di scheletri». Ma De Luca non finisce così per essere un alibi? «De Luca, dal primo giorno, ha iniziato a costruire un cinico sistema di potere con una occupazione militare di ogni spazio e con una gestione personalistica e a dir poco clientelare della cosa pubblica. La sua parte politica a lungo ha derubricato tutto questo a folklore locale e narcisismo personale per una precisa scelta: l’indifferenza per le sorti della Campania, inchiodata al fondo delle classifiche di occupazione, trasporti, welfare, sanità e persino di durata della vita, in cambio del bacino di voti che il meccanismo deluchiano ha assicurato e continua ad assicurare. Insomma, è facile prendersela con questo gracile centrodestra figlio di due tornate elettorali poco coraggiose, ma le responsabilità sono diffuse e sopratutto nessuno se le vuole prendere. Anzi ha ragione il direttore d’Errico. Da troppo tempo assistiamo al letargo delle coscienze». Ora però a Napoli c’è Gaetano Manfredi. Il sindaco può essere il contraltare di De Luca? «È innegabile che ci troviamo di fronte a modi di agire e metodi diversi che non si possono ignorare. Però alle parole devono seguire i fatti. E per ora assistiamo ad un chiaroscuro. Bene la difesa di Napoli e della sua tradizione come nel caso del San Carlo. Ma, assecondare logiche alla Ceausescu, come nel caso del palazzone che De Luca ha immaginato per sé e la sua corte a via Galileo Ferraris mentre a un tiro di schioppo il centro direzionale muore, certamente non è rassicurante». Quanto è difficile essere un dirigente della Lega a Napoli? «Ho scelto di aderire al progetto di Lega nazionale pensato da Matteo Salvini ben sapendo che, in una politica fatta di luoghi comuni e retoriche Nord-Sud, non sarebbe stata una scelta popolare. In questa scelta ho sperimentato la vicinanza del coordinatore regionale Valentino Grant. La verità è che essere leghisti al Sud significa puntare sulla dignità, il coraggio, l’orgoglio di un Mezzogiorno responsabile e competitivo, che non chiede mance o sussidi, che è capace di costruire il proprio futuro. Significa battersi per il lavoro contro il reddito di cittadinanza. Per la sicurezza di famiglie ed imprese contro la camorra. Per il buon governo contro sprechi e inefficienze. Significa valorizzare il merito, i sacrifici e la fatica di tanti che vogliono farsi strada contro parassitismi e illegalità. Significa ridare fiducia ai giovani, garantendo loro un futuro in casa. Significa coniugare gli interessi del Mezzogiorno in un europeismo attivo, nè ideologico, né subalterno. La Campania poteva giocare un ruolo guida se non fosse stata “occupata” da una autocrazia provinciale intenta a perpetuare il suo potere con metodi spicci, padronali, proprietari e l’uso spregiudicato di minacce e prebende, che ha trasformato i partiti in liste di girovaghi, la politica in comitati elettorali, favorendo l’ascesa di comparse senza storia e senza idee, attratti da poltrone, strapuntini ed emolumenti, riducendo tutto a servilismo o segregazione, mortificando così la società civile, disarmando la passione, annullando la democrazia». La newsletter del Corriere del MezzogiornoSe vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui. 7 maggio 2022 | 08:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-05-07 06:59:00, Il dirigente della Lega: «Ha ragione d’Errico, coscienze in letargo»,

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