Meloni, Salvini e Berlusconi insieme oggi sul palco. Parola d’ordine: nascondere i punti di divisione

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di Paola Di CaroIn una piazza del Popolo che si attende gremita, i leader, insieme a Maurizio Lupi, tornano ad abbracciarsi dopo tre anni. Nonostante i discorsi non siano stati concordati, cercheranno di evitare i punti divisivi ed esaltare quelli (tanti) di unione L’ultima volta insieme, su un palco, a promettere un nuovo governo di centrodestra «il prima possibile», a giurarsi fedeltà, a mostrare muscoli e ostentare unità risale al 2020. Era gennaio, a Ravenna, con lo slogan «Liberiamo l’Emilia Romagna». La tornata di regionali non finì bene, ma stavolta l’aria è diversa: Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi – con Maurizio Lupi a rappresentare la lista dei Moderati – saranno nel pomeriggio assieme sul palco a Roma, in una piazza del Popolo che si attende gremita, con aspettative più rosee ma compattezza un po’ meno granitica di quanto ci si poteva attendere. Rovesciati i pesi, con la leader di FdI che guida la coalizione sia mediaticamente sia come numeri e parla ormai da premier in pectore, le parole d’ordine dovranno suonare comuni in chiusura di campagna elettorale e con la possibilità di conquistare palazzo Chigi a un passo, ma le divisioni sono impossibili da nascondere. Un po’ per differenziare ciascuno la propria proposta politica in modo da accontentare il maggior numero possibile di elettori, un po’ per reali differenze maturate negli ultimi anni e acuite dalla opposizione solitaria di Meloni al governo Draghi, il centrodestra appare come una corazzata nei collegi, ma un’orchestra non proprio ordinata nell’eseguire lo spartito. Perfino poche ore prima di salire sul palco Meloni e Salvini hanno quasi battibeccato, mentre Berlusconi ad Arcore, prima di volare a Roma, era impegnato a scrivere il suo discorso: lei a insistere sul fatto che di ministri, che già ha «in mente», non si deve parlare ora ma dopo il voto. Lui a puntualizzare piccato: «La compagine dei ministri? La faremo insieme, siamo una squadra. Non ci sono donne o uomini soli al comando, la squadra si costruisce insieme». Nessuna delega insomma, né sulla formazione del governo se vittoria sarà, nè sui programmi da attuare. Che poi è stato il vero punto su cui si sono viste crepe nella coalizione. Più d’uno i temi su cui le posizioni non coincidono. Oltre alla lista dei ministri, che Salvini e Berlusconi avrebbero voluto anticipare almeno per qualche nome di peso, la posizione sull’Ucraina (nettissima la Meloni sulla linea filo-atlantica, rassicurante il Cavaliere, più recalcitrante ma poi alla fine convinto Salvini); il Pnrr, che FdI vorrebbe poter in parte modificare e Berlusconi assolutamente no; lo scostamento di Bilancio, con Meloni contraria e Salvini a pretenderlo da Draghi. Ma anche i tempi di attuazione delle promesse elettorali – Salvini scalpita per dare segnali molto forti subito, Meloni non vuole creare aspettative e soprattutto sbilanciamento dei conti – e naturalmente Europa e come si sta nella UE: qui la posizione perfettamente in linea con il Ppe di FI cozza in maniera abbastanza evidente con quella molto più rivendicativa sia di FdI che della Lega, che non a caso hanno votato contro il documento di condanna ad Orban. Come questi temi troveranno una sintesi sul palco è facile da immaginare – nonostante i discorsi non siano stati concordati, si possono evitare i punti divisivi ed esaltare quelli (tanti) di unione – come invece in un eventuale governo è materia delle prossime settimane. Adesso importa tornare ad abbracciarsi, dopo quasi tre anni, e dopo una campagna ciascuno per conto suo, a reggere all’urto o cercare di sfondare. Non solo nei confronti degli avversari. Il Corriere ha una newsletter dedicata alle elezioni: si intitola Diario Politico, è gratuita, e ci si iscrive qui 22 settembre 2022 (modifica il 22 settembre 2022 | 13:48) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-22 14:21:00, In una piazza del Popolo che si attende gremita, i leader, insieme a Maurizio Lupi, tornano ad abbracciarsi dopo tre anni. Nonostante i discorsi non siano stati concordati, cercheranno di evitare i punti divisivi ed esaltare quelli (tanti) di unione, Paola Di Caro

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