Medici a gettone, chi ci guadagna (non i pazienti): fino a 1.800 euro per un turno di 12 ore

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di Simona Ravizza e Giovanni Viafora

Il lungo blocco del turnover e gli orari sempre più massacranti, specie per il Covid, hanno fatto crescere il numero dei dottori «nomadi», che possono fare turni di 36-48 ore (guadagnando super stipendi). Specie nei pronto soccorso

Il loro ingresso nelle corsie d’ospedale avviene soprattutto durante i turni di notte dalle 8 di sera alle 8 di mattina, il sabato e la domenica e nei giorni di festa. Il loro lavoro è occuparsi prevalentemente delle urgenze: parti, bambini con problemi di salute e, su tutti, Pronto soccorso. Oggi in queste circostanze abbiamo una probabilità su quattro di essere assistiti da un medico a gettone. Possibilità che in alcuni ospedali – paradossalmente i più importanti e di città come Milano, Venezia e Torino – ormai sono diventate una su due (all’ospedale di Cirié, nel Torinese, per esempio l’unico strutturato ormai è il primario, mentre tutti gli altri sono gettonisti). Sono medici che lavorano per una cooperativa e pagati per il turno che svolgono. Adesso in un posto, domani in un altro.

70%: E’ IL POSSIBILE INCREMENTO DELLO STIPENDIO DI UN MEDICO CHE RINUNCIA ALL’ASSUNZIONE IN OSPEDALE E DECIDE DI AFFIDARSI ALLE COOPERATIVE E LAVORARE COME LIBERO PROFESSIONISTA

Il fenomeno è rimasto sottotraccia e in dimensioni trascurabili per anni, fino a esplodere negli ultimi mesi. Specie dopo lo tsunami del Covid. Le richieste degli ospedali che devono fronteggiare i buchi di organico sono diventate pressanti: la presenza dei gettonisti ormai è capillare. Il meccanismo funziona così: l’ospedale in difficoltà a coprire i turni fa una gara d’appalto con cui sceglie una cooperativa (spesso quella che assicura il minor prezzo), e una volta ingaggiata le invia i turni scoperti. In parallelo la cooperativa raccoglie le disponibilità dei propri medici con annunci sul proprio sito, ma soprattutto su social come Telegram, e poi esegue il gioco d’incastri. «Senza di noi» dicono i professionisti intervistati per 7 «il Sistema sanitario nazionale crollerebbe».

Già, ma chi sono i medici a gettone? Un po’ nuovi E.R. di un’epoca infausta, in cui vanno in prima linea i medici a gettone perché gli ospedali sono in grave crisi di professionisti. Un po’ globetrotter della salute che indossano il camice dove più gli conviene. Nessuno di loro vuole sentirsi chiamare mercenario. Estremamente vari per età e competenze, i loro profili possono essere racchiusi in sei tipologie.

SEI CATEGORIE

Uno. Il medico ospedaliero andato in pensione a 62-63 anni e che desidera continuare a esercitare il mestiere percependo anche un doppio reddito: pensione e gettoni. In teoria, al di fuori delle norme nate per l’emergenza Covid, chi lavora per il Servizio sanitario nazionale non può andare avanti a starci una volta in pensione. Lo dice la riforma Madia: la normativa consente come unica eccezione la possibilità di ottenere incarichi a titolo gratuito. Nel caso dei pensionati-gettonisti, però, la legge può essere facilmente aggirata: l’ospedale ha un contratto con la cooperativa, che a sua volta ha un rapporto con il medico libero professionista. Nella triangolazione le regole vanno a farsi benedire. Nulla vieta, poi, di cumulare pensione e nuovi redditi (ci sono dei paletti ma solo per casi specifici come i «Quota 100 e 102»).

Due. Il medico più giovane e potenzialmente nel pieno della carriera, ma che decide di licenziarsi dal posto fisso in ospedale. Lo fa provato da orari e turni massacranti, senza nessuna gratificazione emotiva né riconoscimenti economici. L’emblema di questa categoria è diventato l’ex direttore del Policlinico di Monza e poi viceprimario a Paderno, Riccardo Stracka, 44 anni, che si è messo a fare il gettonista tra Lombardia, Piemonte e Veneto. Il suo stipendio è aumentato del 60-70%; e la qualità di vita gli è radicalmente cambiata perché finalmente ha la possibilità di organizzarsi. Tra questi ci sono anche tutti coloro che si sentono mortificati a lavorare in corsia da dipendenti, mentre al loro fianco hanno giovani colleghi a gettone che guadagnano cifre da capogiro. Il pensiero, che rischia di diventare sempre più ricorrente: «Chi me lo fa fare?».

2019 L’ANNO IN CUI L’ALLORA MINISTRA GIULIA GRILLO HA SBLOCCATO (IN PARTE) LA SITUAZIONE: I VINCOLI DI SPESA PER LE ASSUNZIONI SONO STATI ALLENTATI DOPO ANNI DI BLOCCO DEL TURNOVER CI SONO NEOLAUREATI CHE DIVENTANO “GETTONISTI” E FINISCONO IN CORSIA SENZA AVER MAI NEMMENO AUSCULTATO UN CUORE

Tre. Il medico con un altro lavoro. Finita la giornata in studio, va a prendersi il gettone. Per esempio: ginecologo di giorno, ostetrico di notte. Qualche sera fa, uno dei principali Pronto soccorso di Milano, era gestito da un medico che certifica il rinnovo delle patenti. Dai racconti emerge che può essere un modo per ricordarsi davvero che cosa vuol dire fare il medico: essere lì, in prima linea. Sicuramente è anche un modo per arrotondare un bel po’.

Quattro. I medici liberi professionisti per vocazione o interesse, che non sono mai entrati in ospedale da dipendenti. Gli specializzandi oggi possono fare il concorso per essere assunti in ospedale due anni prima di terminare gli studi, in modo da avere già il posto fisso una conclusa la specializzazione. Cosa succede in realtà? In molti ci rinunciano e in quell’ospedale tornano da gettonisti. Il loro ragionamento è: 20 notti per 20 mila euro lordi al mese su per giù. È vero che c’è il rischio di ammalarsi e di restare senza stipendio, ma è un rischio che vale la pena di correre per comprarsi casa nel giro di due-tre anni.

Cinque. I neolaureati. Durante i 6 anni di studi in Medicina è obbligatorio fare 3 mesi di tirocinio in modo che presa la laurea arrivi anche l’iscrizione all’Ordine dei medici (abilitazione professionale). Un mese di tirocinio è in un ambulatorio di un medico di famiglia, gli altri due in ospedale. Qui il più delle volte, come ammettono loro stessi, vanno a reggere i muri. Per il resto, durante i sei anni di Medicina, possono aggiungersi altre giornate in corsia, ma molto dipende dell’ateneo in cui uno studia. La preparazione teorica è elevata, l’esperienza zero. Risultato: ci sono neolaureati che diventano gettonisti in Pronto soccorso senza aver mai auscultato neppure un cuore. I più decidono di diventare medici a gettone in attesa del concorso per entrare in specialità. Altri lo fanno se non superano il concorso, in attesa di ripeterlo l’anno successivo. L’ingaggio con le cooperative avviene con il passaparola o, ancora una volta, con le chat.

48 ORE: LA DURATA DI ALCUNI TURNI DEI MEIDICI «A GETTONE», CHE A VOLTE LAVORANO SENZA RISPETTARE IL NECESSARIO RIPOSO DI 11 ORE TRA UN TURNO E L’ALTRO

Sei. I medici stranieri. In Italia ci sono 19mila medici di origine straniera: il 65% non ha la cittadinanza italiana o di un Paese comunitario e non vengono ammessi ai concorsi pubblici. Alle cooperative arrivano richieste da romeni, albanesi, ma anche argentini, brasiliani e cubani. Il problema è la lingua. Romeni e albanesi sono i più abili a comprendere, in altri casi non è così.

Il medico a gettone tipo, in ogni caso, è sempre in movimento: altro che lavoro di squadra! Gli spostamenti possono essere anche dal Centro-Sud al Nord, in pullman o con il Frecciarossa. Vengono raggruppati turni per cinque/sei giorni in ospedali vicini per poi tornare a casa con lo stipendio che può bastare per un mese. E i turni possono essere anche uno di fila all’altro: 36/48 ore in corsia senza interruzione. Ci si affida alla buona fede e alla coscienza del singolo medico, perché ad oggi la legge non pone vincoli di alcun tipo. Ma a noi pazienti quale tipo di professionalità viene garantita?

QUALI RISCHI

Può andarci bene o andarci male. Del resto, anche tra i medici ospedalieri con il posto fisso ci può essere il più competente e quello meno. Ci sono però differenze sostanziali che non possono essere taciute. Al di là delle capacità del singolo professionista, il «sistema dei medici a gettone» presenta di per sé più rischi per il malato.

Chi viene assunto in un Pronto soccorso deve avere superato un concorso pubblico: la partecipazione è vincolata al possesso di un lungo elenco di requisiti come la specializzazione in Pronto soccorso e Terapia d’urgenza, Medicina d’urgenza oppure titoli equipollenti e c’è da superare una prova scritta, una orale e una pratica. La scelta del medico a gettone, invece, avviene a discrezione della cooperativa. Senza nessuna regola. Quella seria fa una selezione accurata dei professionisti, quella orientata solo agli affari punta semplicemente ad avere a disposizione più medici a gettone possibili per coprire più turni possibili (su ogni turno viene trattenuta una percentuale che va dal 7 al 15%). E, purtroppo, i bandi di gara degli ospedali non sembrano fatti per scegliere la cooperativa più seria: il criterio spesso è semplicemente il minor prezzo perché più i requisiti del bando sono severi (come la richiesta di riposo obbligatorio tra un turno di 12 ore e l’altro) più è difficile trovare cooperative che partecipino. Così gli ospedali per non fare andare deserti i bandi rinunciano a requisiti stringenti: il Pronto soccorso non può essere lasciato senza medici! Chi poi ci troviamo davanti è un problema di noi pazienti: che lucidità può avere un medico che sta lavorando da 36 ore di fila?

Un’altra importante controindicazione del «sistema dei medici a gettone» è che viene perso totalmente il lavoro di squadra fondamentale anche per curare al meglio le patologie tempo-dipendenti come l’ictus: pochi minuti possono fare la differenza nel salvarci la vita o non condannarci a delle disabilità. Ma che intesa ci può essere tra medici che non hanno mai lavorato insieme e che non conoscono l’organizzazione dell’ospedale? Insomma, in assenza di regole questo sistema, ora degenerato, porta con sé vulnus preoccupanti: un intero settore nevralgico della Sanità è di fatto fuori dal controllo pubblico.

DECENNI DI ERRORI

Dev’essere ben chiaro, però, che i medici a gettone non sono la causa dei problemi del nostro Sistema sanitario, ma il loro effetto. Dietro questo fenomeno ci sono decenni di errori fatti da chi ci ha governato: dal 2005 con i governi Berlusconi 2, Prodi 2, Berlusconi 3, Monti, Letta e Renzi è stato bloccato il turnover, che vuol dire che i pensionati non sono stati sostituiti con lo stesso numero di nuovi assunti. Le corsie si sono svuotate.

Un provvedimento del 2019 del ministro Giulia Grillo sblocca la situazione: i vincoli di spesa per le assunzioni vengono allentati. Ma a quel punto i professionisti da assumere non si trovano: le Scuole di specializzazione non ne hanno formati abbastanza. Per anni i ministeri della Salute e dell’Istruzione hanno fatto una programmazione al ribasso del numero di medici che bisognava formare per sostituire chi va in pensione.

Di fronte ad organici sempre più scarni i turni si fanno massacranti e pagati poco. Così oggi sono sempre di più quelli che decidono di lavorare arruolati da una cooperativa perché bastano cinque-sei gettoni per guadagnare come in un mese un medico ospedaliero a inizio carriera, sette-otto gettoni per raggiungere lo stipendio di un medico dipendente da più di 15 anni di anzianità e nove-dieci gettoni per arrivare alla busta paga di un primario. Il tutto con la possibilità di organizzarsi, con benefici importanti per la vita privata e familiare.

SCHEDA – IL CONFRONTO

Un confronto tra turni, orari e retribuzioni tra un medico ospedaliero e un medico a gettone. Tutte le cifre sono lorde.

Il medico ospedaliero ha un contratto da 38 ore a settimana, con obbligo di 11 ore di riposo tra un turno e l’altro, 1 turno di notte e 1 reperibilità a settimana. Ma nella realtà le ore a settimana arrivano a 50, e notti e reperibilità di moltiplicano.

La retribuzione è, a inizio carriera, di 5.000 euro (su 12 mesi), e 60 mila euruo all’anno; con più di 15 anni di anzianità 6.900 euro (su 12 mesi) e 83 mila euro l’anno; un primario guadagna 9.300 euro (su 12 mesi) o 112 mila euro l’anno.

Il medico a gettone è un libero professionista che lavora su turni di 12 ore. In assenza di regole e controlli, può accumulare anche due/tre turni di fila fino a lavorare 36 ore consecutive.

La retribuzione è, per un gettone «pronto soccorso» (codici bianchi e verdi) di 700-900 euro per un turno di 12 ore (60-90 euro l’ora); per un gettone «anestesia e rianimazione» di 1.200-1.800 euro per un turno di 12 ore (100-150 euro l’ora); per un gettone altri reparti (ortopedia, pediatria, cardiologia…), di 780-1.200 euro per un turno di 12 ore (65-105 euro l’ora).

Il medico a gettone, con 5-6 gettoni, guadagna come un mese un medico ospedaliero a inizio carriera; con 7-8 gettoni come uno con più di 15 anni di anzianità; con 9-10 come un primario. I gettonisti fanno anche più di 20 turni al mese.

29 ottobre 2022 (modifica il 29 ottobre 2022 | 15:41)

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, 2022-10-29 13:41:00, Il lungo blocco del turnover e gli orari sempre più massacranti, specie per il Covid, hanno fatto crescere il numero dei dottori «nomadi», che possono fare turni di 36-48 ore (guadagnando super stipendi). Specie nei pronto soccorso, Simona Ravizza e Giovanni Viafora

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