Mark Zuckerberg ammette che Facebook censurò un articolo su Hunter Biden: seguimmo l’Fbi

di Marilisa Palumbo

Il Post scriveva che le e-mail mostravano come l’allora vicepresidente stesse aiutando gli affari del figlio in Ucraina. Zuckerberg ha detto che la scelta di far comparire meno l’articolo è arrivata dopo gli avvertimenti dell’Fbi di essere «vigili». Trumpiani in rivolta

DALLA NOSTRA INVIATA

NEW YORK Mark Zuckerberg non ama le interviste, ne concede di rado, e non sembra mai a suo agio (men che meno quando a “intervistarlo” è una delle tante commissioni di inchiesta che si occupano di Facebook, big data e disinformazione). Eppure giovedì si è seduto, per tre ore davanti a Joe Rogan, a dir poco controversa star dei podcast.

Seguito da milioni di utenti (ha dei fan anche in Italia), Rogan ha spesso dato spazio nelle sue trasmissioni a posizioni no-vax parlando di “ipnosi vaccinista” e spingendo musicisti come Neil Young a Joni Mitchell a lasciare la piattaforma Spotify, che lo paga 100 milioni di dollari per l’esclusiva. Rogan (che pure ha un pubblico bipartisan per le sue posizioni libertarie, a favore dei matrimoni gay, dell’uso ricreativo di droghe…) non dispiace neanche alla tv russa per alcuni commenti anti ucraini.

Perché allora Zuck ha deciso di sedersi con lui? Forse per svecchiare la sua immagine e rilanciare Meta — il mese scorso l’azienda ha registrato il primo trimestre di calo dei ricavi e sta affrontando la forte concorrenza di TikTok e altri – forse, maligna qualche osservatore, per oscurare la notizia, arrivata ieri, che a poche settimane dalla deposizione in tribunale di Sheryl Sandberg Facebook ha patteggiato sul caso Cambridge Analytica.

Nella lunghissima registrazione Zuck ha parlato delle critiche ai nuovi avatar presentati la settimana scorsa, dei piani per il rilascio di un nuovo visore per la realtà virtuale in ottobre, di come svegliarsi ogni mattina è come ricevere ogni volta «un pugno nello stomaco»: «Guardi il telefono e ricevi un milione di messaggi… di cose che arrivano. Di solito non sono buone».

È un altro passaggio dell’intervista però che sta attirando l’attenzione, in particolare dei media conservatori. È quello in cui il fondatore di Facebook parla delle decisione del social, nell’ottobre 2020, di ridurre la diffusione di un articolo del New York Post che formulava diverse accuse contro Hunter Biden. Il Post scriveva che le e-mail trapelate da un computer portatile incautamente abbandonato da Hunter mostravano come l’allora vicepresidente stesse aiutando gli affari del figlio in Ucraina. Zuckerberg ha detto che la scelta di intervenire sull’algoritmo facendo comparire meno l’articolo sulle bacheche degli utenti è arrivata dopo gli avvertimenti dell’FBI di essere «vigili», vista la propaganda russa nelle elezioni del 2016, anche se l’agenzia non aveva specificamente messo in guardia sulla storia di Biden. Facebook e Twitter limitarono entrambi la diffusione della storia sulle loro piattaforme.

Il cofondatore ed ex CEO di Twitter, Jack Dorsey, definì in seguito “sbagliata” quella decisione. «Si tratta di una questione iper-politica, quindi, a seconda del lato dello spettro politico, si pensa che non abbiamo censurato abbastanza o che abbiamo censurato troppo, ma non siamo stati così bianchi e neri come Twitter», ha detto.

I trumpiani si sono scatenati. E Fox News, il loro megafono, ha tirato fuori la storia quasi in ogni trasmissione. Tucker Carlson parla di «stato di polizia» e di «Biden’s Fbi». Un altro volto noto della rete, la «giudice» Jeanine Pirro, ha detto che Zuckerberg dovrebbe essere interrogato «sotto giuramento» e spiegare chi ha falsamente affermato che il portatile era uno strumento del Cremlino.

Tornando a Zuckerberg, una cosa colpisce del suo confessionale con Rogan, e cioè che le questioni spinose che riguardano il pericolo disinformazione, a lui proprio non interessano: «Non sono entrato in questo mondo per giudicare queste cose. Sono entrato in questo mondo per progettare una tecnologia che aiuti le persone a connettersi», ha detto a Rogan. Fuga dalle responsabilità.

27 agosto 2022 (modifica il 27 agosto 2022 | 18:53)

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, 2022-08-28 05:13:00, Il Post scriveva che le e-mail mostravano come l’allora vicepresidente stesse aiutando gli affari del figlio in Ucraina. Zuckerberg ha detto che la scelta di far comparire meno l’articolo è arrivata dopo gli avvertimenti dell’Fbi di essere «vigili». Trumpiani in rivolta, Marilisa Palumbo

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