Malati cronici, uno su tre attende fino a 10 anni per una diagnosi

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di Chiara Daina

Quattro italiani su tre soffrono di almeno una malattia cronica. Un paziente su quattro che soffre di una malattia rara deve spostarsi di regione per avere una cura

Diagnosi tardive, tempi di attesa lunghi per i controlli, carenze nella presa in carico. Sono i problemi che secondo Cittadinanzattiva diversi malati cronici si trovano ancora ad affrontare nel nostro Paese e che sono stati denunciati all’interno del XX Rapporto sulle politiche della cronicit della onlus. Il titolo dato a questa edizione “Fermi al Piano”, con riferimento al Piano nazionale della cronicit, nato nel 2016 allo scopo di migliorare la gestione delle patologie croniche attraverso la costruzione, per ciascuna patologia cronica, di percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali (pdta), che definiscono in base alle esigenze del paziente gli interventi nei differenti contesti organizzativi (cure primarie, specialistica territoriale e ospedaliera), e l’integrazione dei servizi sanitari con quelli sociali.

Fermi al Piano

Il Piano non ancora stato attuato su tutto il territorio nazionale e manca un monitoraggio degli obiettivi previsti sottolinea Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva. I dati provengono dalle interviste effettuate tra settembre e ottobre a 871 pazienti affetti da patologie croniche e rare e a 86 presidenti di associazioni di malati cronici e rari. Per quasi il 36% dei rappresentati le misure previste nel piano restano a tutt’oggi inapplicate e per il 15% lo sono solo in alcune regioni. Nella percezione degli intervistati il livello di adempienza al Piano in Lombardia e Veneto del 56%, in Emilia Romagna del 50%, in Piemonte e Toscana del 46,9%, 43,8% Lazio, 31,3% Puglia, 25% Liguria, 21,9% Marche, 18,8% Campania, 9,4% Abruzzo, Sardegna, Sicilia e Umbria, 3,1% Basilicata, Calabria e Molise. Le altre regioni non risultano citate nelle risposte.

Presa in carico della patologia

Per quanto riguarda, la realizzazione dei percorsi di diagnosi e cura (pdta), una associazione su tre ritiene che non esista un modello di presa in carico per la patologia. Nello specifico, per il 70% delle associazioni sono presenti in Lombardia, per oltre il 52% in Toscana, in Veneto ed Emilia-Romagna, per quasi il 48% nel Lazio, per il 35% in Piemonte e Puglia, per il 30% nelle Marche, per il 26% in Abruzzo, per il 22% in Campania, per il 17% in Sicilia, per il 13% in Molise e Umbria, per circa il 9% in Basilicata e Calabria e il 4,3 in Sardegna. Inoltre, solo il 39% dei pazienti intervistati riporta di essere in cura presso un centro che fa parte della rete nazionale delle malattie rare.

Patologie croniche e diagnosi tardive

In Italia, secondo una stima dell’Istat riferita al 2021, quattro italiani su dieci hanno almeno una patologia cronica e due su dieci ne hanno almeno due. La malattia pi diffusa l’ipertensione, seguita da artrosi e artrite, malattie allergiche, osteoporosi, diabete, bronchite cronica, disturbi nervosi, malattie del cuore e ulcera gastrica o duodenale. Il 34,4% dei pazienti intervistati nel Rapporto riferiscono di avere atteso pi di dieci anni per ricevere una diagnosi dalla comparsa dei primi sintomi, nel 19% dei casi hanno aspettato da due a dieci anni. I motivi principali dei ritardi per due pazienti su tre sono la scarsa conoscenza della patologia da parte del medico di famiglia o pediatra, per oltre la met dipendono dalla sottovalutazione dei sintomi, per il 45% per la mancanza di personale specializzato sul territorio e per quasi il 26% per le liste di attesa.

Le lunghe attese per le visite

Un altro problema segnalato dai malati cronici la difficolt di accedere, in circa il 60% dei casi, alle prime visite specialistiche e agli esami diagnostici e, nel 55% dei casi ai follow up a causa delle lunghe attese. Tempi eccessivi sono riportati in circa il 43% degli intervistati anche per ottenere il riconoscimento dell’invalidit civile o l’indennit di accompagnamento. Con il risultato che chi pu si rivolge al privato per le cure. Soprattutto se si tratta di ricevere supporto psicologico (75,7%). Si paga di tasca propria anche per eseguire esami diagnostici e visite specialistiche (67%), prevenzione di complicanze e acquisto di parafarmaci (51,4%), visite specialistiche o attivit riabilitativa a domicilio (47%), supporto socioassistenziale (41,4%), adattamento dell’abitazione alle esigenze di cura (33%), farmaci necessari e non rimborsati dal Servizio sanitario nazionale (37%), protesi e ausili non riconosciuti o insufficienti (35,7%), retta per le strutture residenziali o semiresidenziali (18,6%), dispostivi medici monouso (17%), procreazione medicalmente assistita (11,4%). Infine, dal Rapporto emerge che circa l’11% dei pazienti negli ultimi 12 mesi hanno usufruito di un servizio di telemedicina, poco pi della met (53%) utilizza il fascicolo sanitario elettronico. Il punto di vista dei pazienti e delle associazioni importante nella misura in cui riflette le difficolt concrete nell’accesso alle cure e i bisogni di salute reali di cui le autorit sanitarie devono tenere conto” chiarisce Tiziana Nicoletti, responsabile del coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici. “A tal proposito urgente che la Conferenza Stato-Regioni sblocchi in tempi rapidi il decreto che stabilisce le tariffe per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica affinch siano garantiti i Livelli essenziali di assistenza conclude Mandorino.

13 dicembre 2022 (modifica il 13 dicembre 2022 | 18:01)

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, 2022-12-13 17:01:00, Quattro italiani su tre soffrono di almeno una malattia cronica. Un paziente su quattro che soffre di una malattia rara deve spostarsi di regione per avere una cura, Chiara Daina

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