M5S, Di Maio attende l’Aula: poi una riflessione. La partita ora è sui mandati

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di Emanuele BuzziI moderati frenano l’ex premier. Appendino: evitare l’Armageddon Le dichiarazioni di Roberto Fico nei confronti di Luigi Di Maio hanno scavato un ulteriore solco nel Movimento. L’ala dimaiana è rimasta spiazzata dall’intervento del presidente della Camera, al punto che diversi parlamentari si sono rivolti al ministro senza mezzi termini: «Dopo gli ultimi attacchi di Fico, coordinati con Conte, lo strappo è inevitabile». Di Maio, però, almeno in queste ore frena la scissione: «Ora concentriamoci sulla risoluzione — avrebbe detto ai suoi —, portare a casa un testo che difenda i nostri valori sarebbe una vittoria per il Movimento e per l’Italia. Solo dopo apriremo una riflessione». I dimaiani, però, sono rammaricati: si aspettavano un confronto con l’ala contiana, che è mancato. E il loro malessere comincia a pesare. I contiani dal canto loro sentono di avere agito correttamente. Fonti vicine ai vertici spiegano che «Conte non ha mai inteso fare un processo a Luigi o cacciarlo dal Movimento. Ma ha voluto mettere nero su bianco che le dichiarazioni di Luigi hanno fatto torto alla politica estera del M5S. E che quelle affermazioni non rispecchiano la linea del M5S». «Non c’era volontà persecutoria verso di Maio, che forse sta pensando autonomamente di andare via. Conte ieri ha usato toni molto soft nei suoi confronti», assicurano. Però alla riunione del Consiglio nazionale i dimaiani si sono sentiti come imputati assenti. Eppure, il vertice organizzato da Giuseppe Conte ha avuto una evoluzione imprevista. Inizialmente Di Maio sarebbe finito sulla graticola, grazie agli interventi dell’ala contiana più radicale. Ma l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede prima e il capogruppo Davide Crippa e Chiara Appendino poi, avrebbero cercato di placare gli animi, tentando uno stop alla guerriglia interna, per evitare «un Armageddon», usando l’espressione utilizzata dall’ex sindaca di Torino. Sarebbero emersi, secondo diverse ricostruzioni, alcuni rilievi nei confronti dei vertici. Nel mirino i toni usati dai vice di Conte nei confronti dell’ex leader (toni giudicati inaccettabili in alcuni casi) e la gestione del partito, a cominciare dall’esito delle Comunali. C’è chi nega: «Non c’è stato nessun attacco alla gestione». Ma c’è chi a microfoni spenti, confessa: «Almeno Di Maio ai suoi nemici lasciava spazio». Soprattutto Riccardo Ricciardi e Alessandra Todde sono finiti sotto osservazione. Così, dopo un tentativo di riunione allargata a 27 (con i coordinatori dei comitati tematici, semplici auditori), ieri mattina il Consiglio nazionale è tornato a riunirsi con i soli membri ufficiali. Passata la battaglia sulla risoluzione, si attendono le mosse di Conte sul voto sul limite dei due mandati. Con Grillo che appare sempre più deciso a tenere il vincolo per poter aprire una nuova fase, il presidente M5S si trova a un bivio. Dovrà scegliere se schierarsi contro il garante (magari trovando una mediazione e annunciando le deroghe per alcuni meritevoli) o andare dritto sacrificando buona parte della classe dirigente che lo ha sostenuto fin qui: da Paola Taverna a Roberto Fico, da Vito Crimi a Roberta Lombardi, a Fabio Massimo Castaldo. La partita è complicata. Si ipotizza una votazione con tre opzioni (sì al limite, no al limite, no con la possibilità per il leader di scegliere una percentuale di deroghe per le liste). I tempi sono stretti e le vittime sacrificali sono in fermento. «Abbiamo sbagliato: andava fatta una deroga per Cancelleri in Sicilia», dicono nel Movimento. Ora però proprio il numero uno dei Cinque Stelle nell’isola è a grande rischio: per poter correre alle Regionali avrebbe bisogno di un «salvacondotto» in sole tre settimane. Di Maio è uno spettatore interessato. Il ministro si è schierato contro le deroghe e un eventuale cambio di direzione suonerebbe come un assist per lui. Tra gli stellati c’è chi cerca però di porre delle contromisure e allargare le maglie: «Ora dovremmo far rientrare gli ex che sono usciti in contrasto con Di Maio», dice una voce di primo piano nel Movimento. Ma i dimaiani sono sicuri: «Presto altre persone sposeranno la nostra linea» 20 giugno 2022 (modifica il 20 giugno 2022 | 22:46) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-20 20:33:00, I moderati frenano l’ex premier. Appendino: evitare l’Armageddon, Emanuele Buzzi

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