L’universo degli anni 80 colora la serie «Bang Bang Baby»

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di Aldo Grasso

È il racconto di un’adolescente di 16 anni che vive sola con la madre, alle prese con le ansie tipiche dell’età. Un giorno scopre per caso una realtà che non immaginava

Non si esce vivi dagli anni Ottanta? A giudicare dalla produzione seriale più attuale parrebbe di sì. I riferimenti a un decennio leggendario, eppure ormai lontano a sufficienza per guardarlo con il giusto distacco e non necessariamente con quell’aura mitologica, popolano ormai da tempo le serie tv di maggior successo. Non è da meno Bang Bang Baby, ultima creazione originale italiana disponibile su Prime Video con i primi cinque episodi (gli altri cinque dal 19 maggio, anche lo streaming scopre la cadenza degli appuntamenti); in questo racconto a metà tra gangster story e dark comedy prodotto da Wildside e The Apartment (ormai, più che una garanzia), è possibile scorgere tutto l’armamentario pop degli anni Ottanta senza però perdere in profondità di caratterizzazione e recitazione.

Siamo nel 1986: Alice Giammatteo (la brava Arianna Becheroni) è un’adolescente di 16 anni che vive sola con la madre, alle prese con i problemi e le ansie tipiche dell’età. Un giorno scopre per caso che il padre, creduto morto da quando aveva sette anni, è in realtà vivo ed è stato arrestato a Milano; comincia così un viaggio alla ricerca delle radici della famiglia e nelle viscere delle periferie imbottite di disagio e criminalità. Emerge il legame della famiglia con la ‘ndranghèta, dalla quale Alice si lascia risucchiare e invischiare. Se le citazioni degli anni Ottanta possono a volte apparire eccessive, un esercizio di accumulo retorico e ridondante, in realtà la capacità della regia di Michele Alhaique è quella di giocare coi colori, tra smarties, Big Babol e pubblicità dei Sofficini, creando un universo visivo impeccabile. Dentro un quadro che non risparmia gli stereotipi sulla «milanesità» e sull’emergente questione settentrionale, quello di Alice si configura come un romanzo di formazione, un «coming-of-age» che è un classico dell’offerta internazionale di Prime Video.

16 giugno 2022 (modifica il 16 giugno 2022 | 21:46)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-06-16 19:47:00,

di Aldo Grasso

È il racconto di un’adolescente di 16 anni che vive sola con la madre, alle prese con le ansie tipiche dell’età. Un giorno scopre per caso una realtà che non immaginava

Non si esce vivi dagli anni Ottanta? A giudicare dalla produzione seriale più attuale parrebbe di sì. I riferimenti a un decennio leggendario, eppure ormai lontano a sufficienza per guardarlo con il giusto distacco e non necessariamente con quell’aura mitologica, popolano ormai da tempo le serie tv di maggior successo. Non è da meno Bang Bang Baby, ultima creazione originale italiana disponibile su Prime Video con i primi cinque episodi (gli altri cinque dal 19 maggio, anche lo streaming scopre la cadenza degli appuntamenti); in questo racconto a metà tra gangster story e dark comedy prodotto da Wildside e The Apartment (ormai, più che una garanzia), è possibile scorgere tutto l’armamentario pop degli anni Ottanta senza però perdere in profondità di caratterizzazione e recitazione.

Siamo nel 1986: Alice Giammatteo (la brava Arianna Becheroni) è un’adolescente di 16 anni che vive sola con la madre, alle prese con i problemi e le ansie tipiche dell’età. Un giorno scopre per caso che il padre, creduto morto da quando aveva sette anni, è in realtà vivo ed è stato arrestato a Milano; comincia così un viaggio alla ricerca delle radici della famiglia e nelle viscere delle periferie imbottite di disagio e criminalità. Emerge il legame della famiglia con la ‘ndranghèta, dalla quale Alice si lascia risucchiare e invischiare. Se le citazioni degli anni Ottanta possono a volte apparire eccessive, un esercizio di accumulo retorico e ridondante, in realtà la capacità della regia di Michele Alhaique è quella di giocare coi colori, tra smarties, Big Babol e pubblicità dei Sofficini, creando un universo visivo impeccabile. Dentro un quadro che non risparmia gli stereotipi sulla «milanesità» e sull’emergente questione settentrionale, quello di Alice si configura come un romanzo di formazione, un «coming-of-age» che è un classico dell’offerta internazionale di Prime Video.

16 giugno 2022 (modifica il 16 giugno 2022 | 21:46)

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