Louvre, l’ex direttore Jean-Luc Martinez indagato per traffico di antichità

Spread the love

di Stefano Montefiori

Jean-Luc Martinez, oggi ambasciatore per la cooperazione internazionale sul patrimonio, è stato messo sotto inchiesta per riciclaggio e complicità in truffa. Tra le opere di provenienza illegale una stele di Tutankamon in granito rosa

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

PARIGI È uno scandalo senza precedenti nel mondo dell’arte: il Louvre di Parigi e il Metropolitan Museum of Art di New York avrebbero acquistato almeno una decina di opere straordinarie ma di provenienza illegale, per un valore totale di oltre 56 milioni di euro.

Tra le personalità coinvolte c’è l’ex direttore del Louvre, Jean-Luc Martinez, che lunedì 23 maggio è stato fermato, interrogato e rilasciato dopo 48 ore, e che mercoledì 25 è stato messo sotto inchiesta e controllo giudiziario per riciclaggio e complicità in truffa. Martinez è sospettato di essere stato al corrente dell’origine illecita di alcune opere egizie, in particolare una stele di Tutankamon in granito rosa, ma di avere chiuso gli occhi per concludere l’affare a favore del Louvre Abu Dhabi, la filiale del museo parigina inaugurata nel 2017 negli Emirati arabi uniti.

Martinez, 58 anni, è stato presidente e direttore del Louvre dal 2013 al 2021, l’era dell’apertura del Louvre all’estero, delle coraggiose e efficaci operazioni di marketing (da Beyoncé a Louis Vuitton a Air BnB), dello straordinario successo di pubblico, e anche di alcune discusse scelte artistiche (come per esempio la gestione del soffitto di Cy Twombly, contestata dalla fondazione che porta il nome dell’artista americano). La disavventura giudiziaria segna un momento già difficile per Martinez, che nel 2021 sperava di ottenere da Macron un terzo mandato alla guida del museo più visitato del mondo e che invece è stato sostituito da Laurence des Cars. Le indagini riguardano alcune opere che potrebbero essere state trafugate in occasione delle Primavere arabe del 2011, finite in mano a mercanti d’arte dalla non specchiata deontologia come Christophe Kunicki, e vendute poi al Louvre con certificati visibilmente falsi.

Quel che viene rimproverato a Martinez, ma anche agli altri componenti del collegio incaricato di valutare le acquisizioni, è di avere omesso il necessario controllo pur di permettere al Louvre di entrare in possesso di pezzi eccezionali. Il versante americano dell’inchiesta ha già colpito il Metropolitan di New York, che nel 2019 ha dovuto restituire all’Egitto un sarcofago acquistato presso gli stessi mercanti che hanno portato all’acquisizione della stele di Tutankamon.

Martinez è un personaggio molto conosciuto e stimato a Parigi anche per la non comune storia personale: figlio di impiegato delle poste e di una custode di origini spagnole, scoprì il Louvre grazie a una gita scolastica e rimase talmente colpito da voler diventare archeologo. Insegnante di storia, poi specialista della Grecia antica, ha diretto il dipartimento delle antichità del Louvre prima di passare alla guida di tutto il museo. Da quando ha lasciato il Louvre l’ex direttore è ambasciatore per la cooperazione internazionale sul patrimonio, un incarico che oggi mette in imbarazzo il governo francese. Se Martinez è la figura più in vista coinvolta nell’inchiesta, le responsabilità sembrano diffuse e potrebbero riguardare anche l’Agence France Museums, la società di consulenza di diritto privato (ma con azionariato pubblico) che ha assistito il Louvre nell’apertura nella sua filiale negli Emirati.

26 maggio 2022 (modifica il 26 maggio 2022 | 22:10)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-05-26 20:17:00, Jean-Luc Martinez, oggi ambasciatore per la cooperazione internazionale sul patrimonio, è stato messo sotto inchiesta per riciclaggio e complicità in truffa. Tra le opere di provenienza illegale una stele di Tutankamon in granito rosa, Stefano Montefiori

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.