Liberare le gambe da capillari e vene varicose

Il reticolo di venuzze sugli arti inferiori non è solo un problema estetico, ma il segnale di una circolazione venosa periferica non ottimale. Se i vasi si dilatano e il ritorno venoso verso il cuore è difficoltoso con il tempo si potrebbe andare incontro a disturbi seri

Un cruccio da donne? Non proprio: l’intrico di capillari ben visibile sulle gambe non è solo un problema estetico che porta tante a eliminare tutte le gonne dall’armadio. Intanto perché non colpisce soltanto il sesso femminile: stando a una revisione degli studi sul tema, condotta qualche tempo fa da ricercatori dell’Università del Michigan da Ann Arbor, la prevalenza delle vene varicose può arrivare fino al 76 per cento nell’arco della vita di una donna, ma il problema non è certo sconosciuto al sesso maschile visto che la prevalenza stimata arriva al 56 per cento. Gli uomini magari ci fanno meno caso e se ne preoccupano solo quando i capillari sono già diventati varici, cioè vene molto dilatate, tortuose, gonfie e in rilievo sulla pelle, ma non ne sono immuni. E sottovalutare il problema è un bel guaio perché «avere i capillari» o le varici è la spia di un disturbo della circolazione e come tale non andrebbe trascurato. È infatti il primo segno della malattia venosa cronica, una condizione in cui il ritorno al cuore del sangue venoso, ricco di anidride carbonica, è più difficoltoso del dovuto perché capillari, venule e vene delle gambe si dilatano in maniera permanente, diventando perciò pian piano sempre più evidenti sotto la cute.

La malattia cronica

Come spiega Alessia Dossena, chirurgo vascolare e responsabile Vein & Derma Clinic dell’Istituto di Cura Città di Pavia, «I capillari ben visibili possono essere la punta dell’iceberg di un problema circolatorio che poi può portare a disturbi e complicazioni anche gravi. Negli arti inferiori la circolazione venosa che riporta il sangue al cuore deve percorrere un tragitto più lungo rispetto a qualsiasi altra parte del corpo, per di più lavorando contro la forza di gravità: tutto questo comporta un maggior sforzo per spingere il sangue dalle gambe verso il tronco. Per riuscirci sfruttiamo l’effetto-pompa del piede e dei muscoli del polpaccio: quando camminiamo, premere sul suolo fa sì che ritmicamente il sangue venga spremuto dai tessuti periferici verso il cuore. Inoltre, nei vasi venosi ci sono valvole a nido di rondine che consentono al sangue di risalire ma ne bloccano la ricaduta verso il basso. Quando i vasi si dilatano, come accade in caso di vene varicose, queste valvole non sono più in grado di opporsi al reflusso del sangue che quindi ristagna nei vasi periferici. È come un albero al contrario, nel quale il flusso va dai ramoscelli al tronco: quando per qualsiasi motivo il sangue torna indietro, verso il basso, anche i vasi collaterali pian piano si sfiancano, si dilatano». Così i capillari diventano visibili come una ragnatela rosso-bluastra sulla pelle, poi con il tempo possono ingrossarsi anche le venule di calibro maggiore e quindi le vene; quando il ristagno di sangue diventa consistente, i vasi dilatati e nodosi si toccano letteralmente con mano.

Fattori di rischio

Il disturbo è molto frequente e alcuni fattori di rischio ne facilitano la comparsa, come specifica Domenico Baccellieri, direttore del Vein Center – Centro per la Diagnosi, Cura e Ricerca delle Patologie Venose presso l’Ospedale San Raffaele di Milano: «Esiste una suscettibilità individuale legata alla genetica, perciò la familiarità incide non poco sulla probabilità di vene varicose. Un altro fattore di rischio non modificabile è il sesso (gli ormoni femminili sembrano in grado di rilassare le pareti venose e rendere meno efficienti le valvole, ndr); anche la gravidanza aumenta la probabilità di varici perché l’utero che ingrossa durante la gestazione comporta la dilatazione delle vene della pelvi e rende temporaneamente più complesso il ritorno venoso al cuore. È poi più a rischio chi ha un lavoro che costringe a passare in piedi molte ore al giorno, perché durante la giornata le valvole dei vasi degli arti inferiori sono sottoposte a un continuo stress, secondario a un aumento di pressione per effetto della gravità, e questo si traduce inevitabilmente in un sovraccarico di volume di sangue. Anche la sedentarietà favorisce le vene varicose, perché senza un adeguato movimento non si sfrutta la funzione di “spremitura” del sangue da parte dei muscoli delle gambe; peraltro, una corretta respirazione durante l’attività fisica è altrettanto utile perché crea una sorta di vuoto nel torace che contribuisce a richiamare il sangue verso l’alto. È poi un fattore di rischio il sovrappeso, che preme sugli arti inferiori e peggiora la circolazione periferica, costringendo le vene a lavorare di più per spingere il sangue verso il cuore».

Esercizio fisico

Sebbene sia impossibile avere la certezza di non incappare prima o poi nelle vene varicose, molto si può fare per ridurne la probabilità grazie all’esercizio fisico regolare e seguendo una dieta sana ed equilibrata, in cui evitare cibi troppo salati: il sale, richiamando liquidi, aumenta la pressione in generale e anche quella venosa negli arti inferiori, aumentando lo sforzo necessario alla risalita del sangue. Meglio poi non stare seduti o in piedi per troppe ore di fila e se si è costretti a farlo indossare calze compressive, che «danno una spinta in più al ritorno venoso e offrono un contenimento al sovraccarico di pressione: così possono ridurre i sintomi della malattia venosa cronica e prevenirne le complicanze», osserva Dossena. «Spesso il problema non dà altro segno se non i capillari visibili, ma quando sono coinvolti molti vasi e il ristagno di sangue comincia a diventare consistente è possibile avere fastidi come la sensazione di gambe pesanti o il gonfiore a piedi e caviglie, soprattutto alla sera e specialmente nei mesi più caldi, quando la vasodilatazione indotta dalle temperature elevate aumenta il volume di sangue che arriva alla periferia, gambe comprese».

20 marzo 2022 (modifica il 20 marzo 2022 | 19:20)

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, 2022-03-20 18:54:00, Il reticolo di venuzze sugli arti inferiori non è solo un problema estetico, ma il segnale di una circolazione venosa periferica non ottimale. Se i vasi si dilatano e il ritorno venoso verso il cuore è difficoltoso con il tempo si potrebbe andare incontro a disturbi seri , Elena Meli

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