kherson,-gli-orfani-in-trappola-tra-le-bombe:-«vivono-sotto-terra»

Kherson, gli orfani in trappola tra le bombe: «Vivono sotto terra»

Spread the love

di Giusi FasanoViaggio nell’orfanotrofio di Kherson, città in mano russa, un missile è caduto a quattro metri dall’area giochi dei bambini. Ma non è ancora stato possibile evacuare gli ospiti Dalla nostra inviata LEOPOLI – Ogni volta che sentono il rumore di un’esplosione o il volo di un aereo sulla testa, soprattutto di notte, si agitano, scappano da un punto all’altro del dormitorio, del refettorio, della sala giochi. Smarriti dalla paura. Formichine spaventate che si muovono ma non trovano la direzione giusta. Finché non incrociano gli occhi di Volodomyr, il papà, il mentore, l’amico di tutti loro. Lui solo sa come trasformare il panico in sicurezza. Li va a cercare ad uno ad uno. Li tranquillizza, li accompagna nel rifugio. Li distrae dall’eco della guerra. Conosce i nomi e il vissuto di ciascuno, le debolezze, la rabbia, la solitudine. Ore 14.00 – A Kherson, tra gli orfani in trappola tra le bombe La città ucraina di Kherson è sotto il controllo delle truppe russe dall’inizio di marzo. Da allora, non è ancora stato possibile evacuare i 42 bambini che risiedono nell’orfanotrofio della città. Giusi Fasano, la nostra inviata a Leopoli, racconta la loro storia in questo reportage. La storia di Volodomyr e dei suoi 48 bambini e ragazzi arriva da Kherson, città da cui prende il nome la regione e che si trova praticamente sull’estuario del fiume Dnipro, a Sud. Lui — Volodomyr Sagaydak, 60 anni — è il direttore dell’orfanotrofio e sono giorni che chiede al mondo di fare qualcosa per salvare i suoi piccoli ospiti, tutti fra i 3 e i 17 anni. Perché la città è sotto il controllo delle truppe russe e da quando sono arrivati i soldati di Putin non c’è stato verso di organizzare l’evacuazione di quelle giovani vite. Non si riesce a trovare un accordo per mettere tutti su un bus e farli andare verso Ovest. Niente corridoio umanitario, nemmeno se le bombe sono vicinissime e se piovono missili a un passo da loro, come successe il 28 marzo quando un razzo, appunto, mancò di quattro metri l’area giochi dell’orfanotrofio e distrusse l’edificio accanto. L’esplosione mandò in frantumi le finestre e, soprattutto, scatenò la paura, fino a quel punto tenuta al guinzaglio dal buon Volodomyr. I soldati russi non si vedono, finora non hanno mai osato passare la recinzione del parco che circonda l’orfanotrofio. Ma non serve vederli per sapere che sono lì, dietro l’angolo, e che se un giorno volessero potrebbero presentarsi alla porta e fare il bello e il cattivo tempo. Nelle prime settimane del conflitto si poteva andare a prendere il cibo e le altre cose necessarie, adesso è diventato quasi impossibile uscire e all’orfanotrofio si sopravvive grazie all’aiuto di volontari, quando i russi li lasciano passare. Questo vale anche per il personale, spesso bloccato al checkpoint e che quindi non può raggiungere i bambini. In alcuni casi quei bambini sono piccolissimi e magari affezionati alla mamma — chiamiamola così — che lì dentro li ha cresciuti e che all’improvviso non si vede più. Prima della guerra si prendevano cura di tutti loro in 19, adesso sono in nove. In questi 50 giorni di bombe e sirene, per dire, Volodomyr non è mai tornato a casa. «Mi chiedo», trema al solo pensiero, «e se quel giorno il missile avesse colpito noi? Io cerco di tenere tutti tranquilli ma è difficile quando si sentono i rumori dei bombardamenti. Questa settimana ogni giorno mi hanno promesso che il giorno dopo sarebbe stato quello buono: domani, domani, domani e però siamo ancora qui. I volontari sono pronti ad aiutarci ma prima dobbiamo arrivare a Lviv. E come ci arrivo io a Lviv se non ho delle garanzie? Sono 48! Non voglio metterli su un pullman o sulle macchine e rischiare le loro vite». La situazione è talmente complicata che Lyudmila Denisova, Commissaria per i diritti umani del parlamento di Kiev, giovedì sera ha lanciato un appello alla Croce Rossa internazionale perché prenda «tutte le misure possibili per aprire un corridoio umanitario sicuro ed evacuare i piccoli dell’orfanotrofio». Quei bambini, dice, «vivono nei seminterrati da molto tempo, sono tenuti in ostaggio dagli occupanti russi in violazione di tutti i diritti garantiti dalle convenzioni internazionali». La stessa Commissaria ha fatto il punto sugli altri istituti per minorenni del Paese: dei 35 in capo al ministero della Salute ucraino, 20 sono stati evacuati, l’ultimo due giorni fa a Zaporizhia. Non ha chiarito se i rimanenti sono nei territori dove si combatte oppure in aeree non sotto attacco, quindi non da evacuare. E mentre la politica muove le sue pedine, a Kherson Volodomyr fa di tutto per tenere occupati i suoi 48 piccoli amici. Chitarra, disegni, ginnastica, perline da infilare per creare collane… Fuori c’è un gazebo. Lui dice che «ogni tanto, quando non si sentono allarmi, mi azzardo a portarli lì sotto per un po’. A turno, un quarto d’ora al massimo». Per il resto le giornate sono sigillate come le finestre, riparate alla bell’e meglio e in gran parte con gli orizzonti chiusi da coperte o cartoni. Al netto della paura che provano nei momenti di massimo allarme, i bambini riescono comunque a giocare, divertirsi, cercare la via della felicità. Hanno tutti alle spalle storie devastanti, di genitori morti, che li hanno abbandonati o che erano violenti o alcolizzati. È da 40 anni che Volodimyr lavora in orfanotrofi (a Kherson da due). Non si è mai abituato alla sofferenza dei bambini. Mai. Per questo chiede di portarli via da lì. Adesso. Prima che la guerra aggiunga altro male alle loro vite. 16 aprile 2022 (modifica il 16 aprile 2022 | 15:37) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-16 07:56:00, Viaggio nell’orfanotrofio di Kherson, città in mano russa, un missile è caduto a quattro metri dall’area giochi dei bambini. Ma non è ancora stato possibile evacuare gli ospiti, Giusi Fasano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.