Juventus eliminata dalla Champions: sconfitta 4-3 dal Benfica

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di Massimiliano Nerozzi, inviato a Lisbona

La squadra di Allegri viene sconfitta anche a Lisbona: resta a 3 punti. Gol di A. Silva, poi pari di Kean, dilagano i portoghesi con Joao Mario su rigore e la doppietta di Rafa Silva. I bianconeri provano la rimonta con Milik e McKennie

Madama esce dalla Champions con un triste (ma non beffardo) fado: tre gol presi nel primo tempo, come alla Juve non accadeva dal 1968, 4-1 in avvio di ripresa, con attorno un Estadio Da Luz, stipato, che già pareva un sambodromo. Più che un’eliminazione, è stata una disfatta. Non inganni il 4-3 del gong, perché non è stata Italia-Germania, ma solo un finale di orgoglio, almeno, regalato dalla gioventù di Soulé e Iling-Junior, unite alla mira di Milik. Per il resto, è stata a lunghissimo una notte di tanti incubi e di poche illusioni, l’1-1 durato una manciata di minuti e il finale, appunto.

E se il punteggio salva le apparenze, non così per la classifica europea che, al momento, non garantisce ai bianconeri neppure l’accesso all’Europa League. Una diabolica macchina del tempo, se la Juve non usciva così dall’Europa che conta da nove anni, nella neve di Istanbul. Qui a Lisbona, ci sono venti gradi e un’arietta autunnale, ma sul campo, grandina. L’avvio del Benfica è la prosecuzione del pandemonio che c’è sulle tribune, ma con altri mezzi. Centrocampo e trequartisti, soprattutto, imprendibili, fin dall’inizio. Per dire, l’incipit è un cross di Joao Mario, con gran chiusura di Cuadrado, che leva il pallone dalla testa di Ramos. Sarà l’unica giocata positiva del colombiano.

Per dire invece della fiducia, e della forza nemica, il Benfica si permette l’accademia dopo neppure dieci minuti, con elegante tacco in movimento di Rafa Silva, un diavolo. Sempre lui, all’azione dopo: aggancio al volo e diagonalone largo. Per osmosi ambientale è già tempo di gol, con Antonio Silva che brucia, di testa, Gatti. Al classico assetto delle Aquile (4-2-3-1), Allegri aveva opposto l’ultimo modello uscito dalle carrozzerie Continassa, un 3-5-2 ben presto a baricentro pericolosamente ribassato. Rabiot e McKennie non riescono mai a prendere i tre quarti avversari, e tra le linee il Benfica fabbrica azioni. Eppure, la Signora era riuscita a pareggiare dopo neppure 4 minuti, con un flipper di Vlahovic, a pochi passi da Vlachodimos, e ribattuta di Kean, con il pallone volante sulla linea, proprio nella notte in cui era fuori uso la goal line tech. Difatti, ci vogliono tre minuti di moviola del Var.

Dura pochissimo: manina galeotta (e da pollo) di Cuadrado, per il rigore, buttato dentro da Joao Mario, come all’andata. Difficile spacciarla per una riffa di episodi, però, piuttosto sono questi che seguiranno il ritmo, e il senso, della partita. Tant’è che, sul 3-1, da sigla tv, il Da Luz, tutto rosso, più che un’arena pare un vulcano: ennesimo cross basso di Joao Mario e tacco di Rafa Silva, alla Amantino Mancini. Ai tifosi pare di stare al Luna park. Tutti si mettono a cantare Seven Nation Army, la canzone che dal Mondiale 2006 accompagna gli Azzurri.

Il secondo tempo inizia com’era finito il primo: patatrac sulla linea Bonucci-McKennie e secondo show di Rafa Silva. E quando Allegri, al 25’ della ripresa, butta dentro Soulé e Iling-Junior per Vlahovic e Kostic, pare la resa: sarà un piccolo risveglio, almeno dell’orgoglio, con reti di Milik e McKennie, di fiuto e rapidità, quella che fin lì era mancata. Troppo tardi, tant’è che la chiusura è il palo di Rafa Silva. Juve da quattro ko in cinque partite, da smentire il grande José Saramago: «Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono». Qui, pare il capolinea per molti.

25 ottobre 2022 (modifica il 25 ottobre 2022 | 23:35)

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, 2022-10-25 21:36:00, La squadra di Allegri viene sconfitta anche a Lisbona: resta a 3 punti. Gol di A. Silva, poi pari di Kean, dilagano i portoghesi con Joao Mario su rigore e la doppietta di Rafa Silva. I bianconeri provano la rimonta con Milik e McKennie, Massimiliano Nerozzi, inviato a Lisbona

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