Inizio scuola, Galiano: Noi docenti siamo umani, la prima impressione conta. Io mi affeziono agli studenti timidi e distratti

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Settembre è ormai cominciato, e fra qualche giorno gli studenti di tutte le regioni italiane rientreranno a scuola dopo le vacanze estive. Il celebre professore e scrittore Enrico Galiano, su IlLibraio.it, ha parlato in modo ironico ma anche profondo del primo giorno di scuola e dell’importanza di fare buona impressione nei docenti da parte degli alunni.

Galiano ha cercato di dare dei consigli agli studenti in procinto di iniziare un nuovo percorso: “Parlo in particolare a chi inizia la primaria, le medie, le superiori. A chi ha appena cambiato scuola, o a chi sa che nel passaggio da biennio a triennio si troverà davanti molti insegnanti nuovi: per voi sta per arrivare anche una – a volte decisiva – prima prima impressione che farete ai vostri insegnanti.

Decisiva, sì. Perché anche se non sembra, noi insegnanti siamo esseri umani. E come tali subiamo, spesso inconsciamente, una sorta di tirannia della prima impressione, che – lo dice la parola – ci resta impressa dentro per molto, molto tempo. Non è cattiveria: ripeto, siamo umani, e le ricerche dicono che tendiamo a fabbricarci l’idea di una persona perfino da una sua foto, e che quell’idea resta poi quasi sempre invariata. Poi, ok, siamo tutti d’accordo: il bravo insegnante è proprio colui che sa rimodellare nel tempo quella prima impressione, ed è in grado di metterla sempre in discussione. Ma partire col piede giusto può essere già un aiuto, no?

La lista di consigli agli studenti

Per cui la domanda è: come fare una buona impressione sui tuoi nuovi insegnanti? Tradotto: come partire bene coi prof senza apparire antipatico ai compagni?”, questa la domanda che si è posto il docente. Ecco i consigli:

“1) Portati un libro, e mettilo sul banco.

Non dev’essere Il mondo come volontà e rappresentazione o l’opera omnia di Shakespeare: basta che sia quell’unico libro che non ti ha fatto morire di noia, o quello che un pochino ti sia piaciuto. Mettilo nello zaino e poi appoggialo lì, in bella vista. Non hai idea di quanto questo piccolo dettaglio possa fare tanto!

2) Chiedi il significato di una parola

A un certo punto – è matematico – l’insegnante dirà una parola di cui non conosci bene il significato. Tu alza la mano e, con sguardo dubbioso, chiedi: cosa vuol dire quella parola? Questo denota curiosità e attenzione. E devi sapere che noi prof abbiamo un debole per chi è curioso, ma soprattutto per chi è attento.

3) Sorridi

Lo so, c’è poco da sorridere. Ansia a mille, compagni sconosciuti, sei in una specie di giungla. Bene, sappi che in questa giungla, almeno per fronteggiare la belva-prof, un’arma ce l’hai: ed è il sorriso. Per cui anche se non ti viene spontaneo, cerca di sforzarti. Vedilo come un investimento sul tuo anno che sta cominciando: un sorriso un po’ tirato oggi è meglio di chili di lacrime da domani, no? Anche qua è un fatto inconscio: ci fa sentire bene vedere facce sorridenti, e ci dispone meglio.

4) Portati una foto

Di chi, dirai tu? Be’, di un tuo mito personale. Una persona che stimi, un tuo eroe o eroina. E poi appoggiala lì, sul banco. Questa avrà una duplice funzione: infonderti coraggio e, soprattutto, dare la bellissima impressione che tu abbia dei tuoi punti di riferimento.

5) Sii comunque te stesso, o te stessa

Alla fine quello che conta è che tu ti senta bene, a tuo agio. Vestiti leggermente più elegante del solito, per esempio, ma non dal damerino precisino perfettino che non sei. Sii educato e rispettoso, ma senza sdilinquirti in mille moine. Eccetera. Devi stare almeno nove mesi con quei prof, e dare un’impressione troppo buona può anche ritorcertisi contro, perché poi sarà difficile restare coerenti con quella, no?”.

Le parole rivolte ai docenti

Infine Galiano si è rivolto ai suoi colleghi: “Lo so, lo so. Ci sono fra voi tanti che non si riconoscono in questi consigli. E che si fanno bene impressionare viceversa da ragazzi che un po’ li sfidano, o che sono timidi e introversi, o altri addirittura da quelli un po’ casinisti. Io, per dire, appartengo proprio alla categoria che si affeziona istintivamente agli studenti più marginali, ai timidi, ai distratti (forse perché mi rivedo in loro?)”, ha concluso.

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