L’import di petrolio dalla Russia? Raddoppiato in pochi mesi (mentre a Priolo si cercano acquirenti)

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energia

di Fabio Savelli20 ott 2022

L'import di petrolio dalla Russia? Raddoppiato in pochi mesi (mentre a Priolo si cercano acquirenti) Il valore delle importazioni di petrolio dalla Russia divise per Paese

L’ennesimo paradosso di questi mesi sull’ottovolante. Dove la mano destra non sa quello che fa la sinistra. Soprattutto se tutta l’Europa ha deciso l’embargo dal petrolio russo, seppur procrastinandolo alla fine dell’anno, mentre l’Italia in beata solitudine va esattamente in direzione opposta. Un’analisi di Bloomberg (vedi grafico) certifica che negli ultimi mesi i volumi di importazione di petrolio dalla Russia verso l’Italia sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Questo per un sofisticato meccanismo ricostruito già dal Corriere della Sera qualche mese fa e tutto da attribuire alla raffineria di Priolo della russa Lukoil che tra qualche mese rischia di non poter più operare per colpa del divieto europeo.

La triangolazione è questa: la Lukoil compra in Russia greggio con uno sconto del 30 per cento rispetto ai prezzi di altri esportatori di petrolio: sta dunque facendo ottimi affari negli ultimi mesi, perché poi rivende a terzi la materia prima lavorata agli attuali prezzi di mercato, a 90 dollari al barile, ma con punte di 130 a maggio scorso. I margini si sono triplicati per effetto di questa combinazione, ma ciò che conta è che il nostro Paese ha continuato a finanziare la campagna militare russa in Ucraina come e più di prima mentre gli altri in Europa tentavano di ridurre questa dipendenza.

È chiaro che da qui a poco questo cortocircuito dovrà terminare ma i problemi diventeranno sociali se non dovesse subentrare un compratore per lo stabilimento petrolchimico. Si tratta di una raffineria che occupa oltre 3.500 persone tra diretto e indotto, rappresenta il 20% della capacità di raffinazione nazionale ed è un importante produttore di gasolio, la cui mancanza andrebbe a pesare su un mercato tendenzialmente corto, cioè con pochi fornitori possibili in sostituzione di una filiera che in Sicilia è penalizzata anche dalle difficoltà logistiche negli approvvigionamenti tipici di un’isola. Copre poi il 20% della domanda di energia elettrica della Sicilia: significa che i prezzi potrebbero salire ulteriormente anche per i prodotti raffinati, come benzina e diesel, inasprendo il carovita dei siciliani anche sugli alimenti.

Per i possibili acquirenti si fa il nome del fondo Usa Crossbridge Energy Partners che, ha ricostruito il Financial Times, ha impiegato dodici giorni per svolgere la due diligence (cioè le attività di analisi di dati e informazioni varie durante una trattative) sulla raffineria. L’anno scorso ha anche acquistato una vecchia raffineria di Shell in Danimarca. Tra i pretendenti anche Vitol (la più grande società di commercio petrolifero al mondo) e la compagnia energetica statale norvegese Equinor. L’alternativa poco praticabile sarebbe la nazionalizzazione dello stabilimento, ipotesi scartata dal governo Draghi.

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, 2022-10-22 11:09:00, Un’analisi di Bloomberg testimonia che, nonostante l’avvicinarsi dell’embargo al greggio russo deciso dalla Ue entro la fine dell’anno, l’Italia ha aumentano i volumi da Mosca per le richieste della raffineria di Priolo di proprietà della russa Lukoil, Fabio Savelli

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