Il tentativo populista di Lega, 5 Stelle e Forza Italia di autoassolversi dallo strappo contro il governo Draghi

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C’è uno scaricabarile sconcertante sulle responsabilità della caduta del governo Draghi. Ora peserà molto il modo in cui mercati finanziari e istituzioni europee reagiranno all’instabilità scatenata dallo sgambetto a una personalità rispettata come l’ex presidente della Bce Il tentativo, ora, è di limitare i danni della crisi; di garantire una parvenza di continuità dopo le dimissioni di Mario Draghi e lo scioglimento delle Camere. Ci prova lo stesso premier, che rimane in carica per gli affari correnti. Ma non sarà facile. Per la prima volta ci sarà una campagna elettorale tra agosto e settembre. E l’incertezza e lo sconcerto che seguono la sua uscita di scena dopo lo strappo dei grillini e quello di Lega e Forza Italia risultano difficili da smaltire. Lo scaricabarile sconcertante sulle responsabilità prelude a tensioni crescenti. È già guerra di narrative. Con il Pd di Enrico Letta pronto a rivendicare una difesa coerente dell’azione del governo; e a additare i sabotatori senza fare differenze tra gli uni e gli altri: un «cambio di paradigma» che disdice il potenziale asse col grillino Giuseppe Conte. I Cinque Stelle abbozzano una goffa difesa sostenendo che Draghi li aveva praticamente «messi alla porta». Quanto al centrodestra «di governo», dopo lo smarcamento tenta di scaricare le colpe sull’asse M5S-Pd. Il punto di partenza è questo, l’epilogo tutto da scrivere. Peserà molto il modo in cui in queste settimane mercati finanziari e istituzioni europee reagiranno alla ricaduta dell’Italia in una fase di instabilità: per di più sacrificando una personalità rispettata a livello internazionale come Draghi. Le ironie dell’ex premier svedese Carl Bildt su un Cremlino pronto a stappare lo champagne se la Lega di Matteo Salvini vince le elezioni, è un assaggio del rischio di isolamento dell’Italia: come i dubbi di Letta sulla continuazione dell’appoggio all’Ucraina da parte di un governo di centrodestra. Salvini dice di lavorare già al programma del nuovo governo, dando per scontata la vittoria. Rottamazione delle cartelle fiscali, guerra all’immigrazione clandestina dal Viminale, e altre vecchie parole d’ordine. Sembra volere esorcizzare con l’attivismo il fantasma della destra di Giorgia Meloni, che invece garantisce l’esame dei provvedimenti bloccati dalla crisi. C’è una gran fretta di far dimenticare lo sgambetto a Draghi, che si è sommato al no alla fiducia dei grillini, la scorsa settimana. Lo scioglimento, definito «inevitabile» dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, rischia di bloccare le riforme e la stesura della legge finanziaria. Per questo il Quirinale ha deciso di stringere i tempi, ammonendo che non sono consentite pause. C’è la scommessa del Piano per la ripresa da vincere, per avere altri venti miliardi di euro dall’Europa. Ma soprattutto, c’è una credibilità da salvare. Sarà questo il vero problema da affrontare, tra schieramenti gonfi di contraddizioni interne ma già protesi verso la rissa. 21 luglio 2022 (modifica il 21 luglio 2022 | 21:58) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-21 20:05:00, C’è uno scaricabarile sconcertante sulle responsabilità della caduta del governo Draghi. Ora peserà molto il modo in cui mercati finanziari e istituzioni europee reagiranno all’instabilità scatenata dallo sgambetto a una personalità rispettata come l’ex presidente della Bce, Massimo Franco

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