Il Nobel per la pasta

Sono cresciuto in un mondo banale, dove la Ferrari non dimenticava le gomme in garage durante i pit-stop, però il premio Nobel per la Fisica smentito da un cuoco sulle modalità di cottura degli spaghetti continua a sembrarmi un evento assurdo, specie perché qualcuno comincia a considerarlo normale.

Avrete saputo, immagino.

Il professor Giorgio Parisi, teorico della complessità insignito dell’onorificenza svedese, scrive un breve testo sui social per sostenere che la pasta cotta a fuoco spento aiuta a centellinare il gas di Putin, ma si espone ai rilievi dello chef Antonello Colonna, per il quale lo spaghetto «alla Parisi» risulterebbe troppo gommoso.

Sarei tentato di credere al Colonna per la stessa ragione per cui, in un’eventuale diatriba tra lo chef e il fisico sui buchi neri, tenderei a fidarmi di Parisi.

Quanto ai motivi che possono avere indotto il premio Nobel a intervenire su un tema così scottante (o scotto?), mi sono fatto un’idea. Nel mondo di prima, quello del grande Piero Angela, erano i divulgatori a spiegare la realtà, semplificandola per renderla più comprensibile. Adesso la mediazione è saltata e persino i geni della Fisica, sulla scia dei virologi, sentono il bisogno di affacciarsi al balcone mediatico per spezzare il pane della conoscenza. Contenti loro.

Personalmente li preferivo chiusi nei laboratori ad analizzare provette e scrivere equazioni incomprensibili, lasciando il lavoro sporco a chi lo fa di mestiere. Nulla rende autorevoli come la distanza.

Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. La si può leggere qui. Chi non è ancora abbonato può trovare qui le modalità per farlo, e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale.

6 settembre 2022, 06:58 – modifica il 6 settembre 2022 | 06:58

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-09-06 05:19:00,

Sono cresciuto in un mondo banale, dove la Ferrari non dimenticava le gomme in garage durante i pit-stop, però il premio Nobel per la Fisica smentito da un cuoco sulle modalità di cottura degli spaghetti continua a sembrarmi un evento assurdo, specie perché qualcuno comincia a considerarlo normale.

Avrete saputo, immagino.

Il professor Giorgio Parisi, teorico della complessità insignito dell’onorificenza svedese, scrive un breve testo sui social per sostenere che la pasta cotta a fuoco spento aiuta a centellinare il gas di Putin, ma si espone ai rilievi dello chef Antonello Colonna, per il quale lo spaghetto «alla Parisi» risulterebbe troppo gommoso.

Sarei tentato di credere al Colonna per la stessa ragione per cui, in un’eventuale diatriba tra lo chef e il fisico sui buchi neri, tenderei a fidarmi di Parisi.

Quanto ai motivi che possono avere indotto il premio Nobel a intervenire su un tema così scottante (o scotto?), mi sono fatto un’idea. Nel mondo di prima, quello del grande Piero Angela, erano i divulgatori a spiegare la realtà, semplificandola per renderla più comprensibile. Adesso la mediazione è saltata e persino i geni della Fisica, sulla scia dei virologi, sentono il bisogno di affacciarsi al balcone mediatico per spezzare il pane della conoscenza. Contenti loro.

Personalmente li preferivo chiusi nei laboratori ad analizzare provette e scrivere equazioni incomprensibili, lasciando il lavoro sporco a chi lo fa di mestiere. Nulla rende autorevoli come la distanza.

Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. La si può leggere qui. Chi non è ancora abbonato può trovare qui le modalità per farlo, e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale.

6 settembre 2022, 06:58 – modifica il 6 settembre 2022 | 06:58

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