“I bimbi di oggi sono nativi digitali, si può usare lo smartphone, ma a piccole dosi”. Il pediatra: “Cellulare come tv negli anni ’80”

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Confermato il divieto di non utilizzare il cellulare in classe. Il Ministro dell’Istruzione e del Merito ribadisce un principio già in vigore dal 2007 con la direttiva firmata dall’allora ministro Giuseppe Fioroni. 

Non mancano, però, le voci discordanti. Come quella di Italo Farnetani, professore ordinario di Pediatria dell’Università Ludes-United Campus of Malta

“Sono un pediatra pro-cellulare, a patto che i bimbi lo usino a giuste dosi. Sicuramente gli alunni hanno un abuso di utilizzo dello smartphone perché a loro volta vedono i loro genitori e gli altri adulti” avere questo tipo di approccio, osserva in un’intervista all’Adnkronos Salute.

“Allora è utile la direttiva del ministero, che dà uniformità e chiarezza su tutto il territorio nazionale” e ha l’effetto di “favorire l’apprendimento e il rendimento scolastico. Si insegna anche una forma di educazione che speriamo i ragazzi replichino anche fuori dalla scuola”, auspica il medico.

“Premetto – precisa – che è dal 2004 che mi batto a favore dell’uso del cellulare e poi dello smartphone da parte dei bambini già dai primi anni di vita” per abituarli alle tecnologie, trattandosi di nativi digitali. “E devo dire che più volte sono stato attaccato e contestato per questo, ma ribadisco la mia idea. Purché, come avviene per i farmaci e per tante altre situazioni, il cellulare venga usato alla dose giusta. Altrimenti si crea una videodipendenza. Problema con cui ci si misura in realtà già dal secolo scorso, da quando negli anni ’80 ci fu l’espansione delle televisioni commerciali che trasmettevano h24 e sono cominciate segnalazioni di disturbi legati all’uso eccessivo del video”.

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