I 15 punti di «Italia domani»: il centrodestra chiude il programma

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di Marco Cremonesi

L’intesa tra FdI, Lega e FI, ma sulla flat tax non è indicata l’aliquota. Salvini: «Meloni con un voto in più sarà premier, se lo prendo io lo sarò io»

Da «Italia a pieno titolo parte dell’Europa, dell’Alleanza atlantica e dell’Occidente», punto numero 1, fino al punto 15: «Giovani e sport». Il programma del centrodestra è scritto e ha un titolo «draghiano»: «Italia domani», come quello governativo sul Pnrr. Ieri sera è stato consegnato ai leader di partito e dunque il tavolo di coalizione ha ufficialmente chiuso i suoi lavori.

Resta aperto quello sui collegi, fin qui un autentico tour de force che ha messo severamente alla prova, giorno e notte, gli «sherpa» dei partiti. La notizia è stata annunciata dal leader di Noi con l’Italia Maurizio Lupi: «I moderati del centrodestra stanno lavorando per fare una proposta unica». In sostanza, tutti i centristi (Udc, NcI, Coraggio Italia e Italia al Centro) dovrebbero correre con un unico simbolo, a fare da contraltare agli «altri» centristi, Renzi e Calenda)..

Nella ripartizione dei collegi uninominali, godranno di 13 o 14 posti su 221. Anche qui, in ogni caso, il tavolo è quasi concluso: Fratelli d’Italia, che cederà ai partiti «piccoli» posti che sarebbero stati suoi, ha avocato a sé la trattativa su questi ultimi collegi. Secondo Matteo Salvini, i nomi che dovranno riempire le caselle dei collegi, arriveranno «a cavallo di Ferragosto». Pausa festiva di batticuore per molti parlamentari uscenti — solo FdI può scommettere su un aumento dei posti — e ore di gran pressing sulle segreterie politiche. È molto probabile che i leader comunque corrano soltanto nei collegi proporzionali. Silvio Berlusconi, per esempio, potrebbe essere il capolista di un collegio in Lombardia. Ieri il leader di Forza Italia, alla domanda sulla sua candidatura, ha risposto: «Mi hanno assalito tutti quelli del mio partito e di altri dicendo che “è importante che lei si candidi”. Io ho detto che devo pensare un po’ e poi decidiamo».

Il tormentone su chi farà il premier sembra ormai esaurito: «Se prende un voto in più Giorgia Meloni, il premier lo fa Giorgia Meloni. Se prende un voto in più Matteo Salvini, lo fa Matteo Salvini. Più chiaro, bello e lineare di così, non si può», spiega il segretario della Lega.

In ogni caso il programma è pronto. Lo hanno messo a punto per FdI Giovanbattista Fazzolari e Raffaele Fitto, Armando Siri e Massimiliano Romeo per la Lega, gli azzurri Alessandro Cattaneo e Andrea Mandelli, con i centristi Michaela Biancofiore, Maurizio Lupi e Antonio Saccone. Un programma che non entra, in realtà, in grande dettaglio ma è ciò che serve per la presentazione al Viminale alla vigilia di Ferragosto, insieme ai simboli elettorali dei partiti e il loro collegamento alla coalizione. Per esempio, uno dei cardini del progetto di centrodestra è la flat tax . Secondo la Lega dovrebbe essere al 15% dei redditi, per Forza Italia al 23%. Ma nel programma che sarà depositato, non si entra nel merito delle aliquote. Resta il fatto che la presentazione dei simboli è problematica se ancora non si sa quanti saranno.

La flat tax, peraltro, ieri è stata al centro di critiche riguardo ai costi per le casse pubbliche. Respinge Berlusconi: «Noi crediamo che le nostre misure per far ripartire l’economia, come la flat tax, determineranno una forte crescita dei redditi e della base imponibile, tale da provocare nel tempo una crescita del gettito fiscale». Per poi proporre che «le aziende siano aiutate a retribuire meglio i contratti di apprendistato e di praticantato, portandoli almeno a 1000 euro mensili» oltre alla «completa detassazione e decontribuzione per le aziende che assumano a tempo indeterminato una ragazza o un ragazzo al primo impiego».

Peraltro, ieri è stata al centro di serrate critiche riguardo ai costi per le casse pubbliche. Per la Lega ha risposto Armando Siri, che parla di un costo di 13 miliardi di euro: «Si tratterebbe di attingere per la gran parte a una provvista già a disposizione considerato che si possono convogliare i 7 miliardi già destinati alla revisione degli scaglioni a questo nuovo sistema più semplice».

La «tassa piatta» ieri è stata sostenuta da tutti e sei i governatori leghisti: «La flat tax al 15% è già realtà per due milioni di partite Iva,, rafforzarla ed estenderla a famiglie e imprese è un obiettivo ambizioso ma necessario e che si può raggiungere nell’arco di una legislatura».

9 agosto 2022 (modifica il 10 agosto 2022 | 00:00)

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, 2022-08-09 22:05:00, L’intesa tra FdI, Lega e FI, ma sulla flat tax non è indicata l’aliquota. Salvini: «Meloni con un voto in più sarà premier, se lo prendo io lo sarò io», Marco Cremonesi

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