Funzione docente e stipendio degli insegnanti. Lettera

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Inviata da Giuseppe D’Angelo – Il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro, relativo al personale del comparto scuola del 09/02/2018, all’art. 26 specifica e definisce la Funzione Docente nel seguente modo: “1. La funzione docente realizza il processo di insegnamento/apprendimento volto a promuovere lo sviluppo umano, culturale, civile e professionale degli alunni, sulla base delle finalità e degli obiettivi previsti dagli ordinamenti scolastici definiti per i vari ordini e gradi dell’istruzione.

2. La funzione docente si fonda sull’autonomia culturale e professionale dei docenti; essa si esplica nelle attività individuali e collegiali e nella partecipazione alle attività di aggiornamento e formazione in servizio.

3. In attuazione dell’autonomia scolastica i docenti, nelle attività collegiali, attraverso processi di confronto ritenuti più utili e idonei, elaborano, attuano e verificano, per gli aspetti pedagogico – didattici, il piano dell’offerta formativa, adattandone l’articolazione alle differenziate esigenze degli alunni e tenendo conto del contesto socio – economico di riferimento, anche al fine del raggiungimento di condivisi obiettivi qualitativi di apprendimento in ciascuna classe e nelle diverse discipline. Dei relativi risultati saranno informate le famiglie con le modalità decise dal collegio dei docenti.”

L’eccezionalità della “professione docente” si evince principalmente dal primo comma, nelle poche parole: “…realizza il processo di insegnamento/apprendimento volto a promuovere lo sviluppo umano, culturale, civile e professionale degli alunni…”

Esclamo io: cavolo!! Dobbiamo fare miracoli!

Come faccio a promuovere lo sviluppo umano, culturale, civile e professionale degli alunni? Per potermi avvicinare a questi obiettivi devo possedere io delle virtù da poter trasmettere! Devo essere una persona integra, con una salda etica, capace di fare notevoli sacrifici educativi e dotata di grande pazienza ed altruismo. E poi devo essere molto preparato professionalmente!

Mi si chiede tanto! Ma chi verifica poi che io possegga tali doti? Quando l’Istituzione scolastica ha bisogno di personale e le graduatorie interne sono esaurite ingaggia chiunque offra la propria disponibilità ad insegnare! Questo modo di procedere viene seguito ovunque in Italia e per tutte le

discipline. Come esempio consideriamo gli insegnanti di sostegno. Nelle scuole italiane si può tranquillamente iniziare ad insegnare nel sostegno anche come precari, senza possedere i titoli richiesti per legge e ottenibili attraverso un lungo e costoso iter formativo che prevede corsi di

formazioni, relazioni ed esami.

Si può infatti essere chiamati dalle cosiddette Graduatorie Incrociate senza possedere titolo specifico. Quindi i nostri figli più fragili possono essere affidati nelle mani di insegnanti decisamente “incompetenti”, non perché incapaci ma perché non ancora formati! Ma questi insegnanti, se vogliono poi entrare ufficialmente nel ruolo in cui hanno già militato per tanti anni, non lo possono fare se non posseggono la prevista documentazione di rito. Ma allora non fateli lavorare sin dall’inizio! Oppure fate fare in itinere dei corsi gratuiti di formazione che abilitino all’esercizio della funzione specifica. Poco importa! Dopotutto nella Scuola italiana nessuno, alla fine, è rimasto tagliato fuori. Nel ruolo di appartenenza, per un motivo o per un altro, ci sono arrivati tutti, magari poco prima della pensione e dopo una vita di precariato peregrinante! La continua serie farsesca di concorsi a cattedra a cui abbiamo assistito negli anni è nota a tutti.

La possibilità di superare il concorso non è stata affidata esclusivamente al merito dimostrato ma è stata una quasi certezza per alcuni “fortunati”. Certe procedure “liberali” di selezione del personale docente (certamente non va fatta di tutta l’erba un fascio, gli insegnanti preparati esistono per fortuna e sono tanti!) hanno “arricchito” nel tempo le fila degli operatori della formazione in modo, direi, quantomeno eterogeneo. Adesso ci si lamenta della scarsa formazione e professionalità degli insegnanti facendo, ahimè, veramente di tutta l’erba un fascio! Ma è mai possibile credere realmente di poter “riaddestrare” (per usare un offensivo termine coniato dal ministro Bianchi) una siffatta categoria di operatori della formazione scolastica? Chi è entrato nella Scuola richiamato quasi esclusivamente dalle convenienze pragmatiche di questa attività professionale (molti pomeriggi liberi, vacanze, ferie lunghe, ecc.; almeno nell’immaginario collettivo!), più che dagli obiettivi della Funzione Docente sopra ricordati, che probabilità ha di diventare un insegnante adeguatamente formato e performante secondo i desiderata del governo? Non sarà l’ennesimo flop dell’ennesima riforma scolastica? Mi pongo anche un’altra domanda.

L’eterogeneità formativa ed etica del corpo docenti potrebbe essere ridotta con un aumento stipendiale consistente in grado di riposizionare lo stesso al livello dello standard europeo? Certo l’adeguamento stipendiale agli standard europei è un atto necessario e dovuto!

Ma non è questo quello che desidero esprimere. Il problema della credibilità della figura docente e la riconquista del suo status sociale, in realtà, non potrà avvenire seguendo questa via (così come credono alcuni). Chi non è professionale nel suo lavoro non lo diventa se viene pagato di più! Anzi

si adagia ulteriormente credendo che l’incremento stipendiale sia dovuto al riconoscimento della professionalità docente e quindi della sua professionalità. Un di più che non gli veniva riconosciuto ed ora finalmente si. La via da percorrere per far in modo che il docente ritorni ad essere un punto di riferimento è un’altra. La Scuola italiana di ogni ordine e grado soffre, oggi più che mai, di un profondo disorientamento etico.

L’articolo 26 della Dichiarazione universale dell’uomo, approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, dichiara: …l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito. Questo principio sacrosanto è stato spesso dimenticato portando ad evidenti incoerenze nei processi di riconoscimento e valutazione del suddetto merito. Il corretto processo valutativo portato avanti dal singolo insegnante e

dall’Istituzione scolastica in cui opera garantisce il processo formativo, tutelandolo da derive pericolosissime, e ripristina la credibilità del docente e della Scuola nel suo complesso. Le cause della deriva del processo valutativo nella Scuola rappresentano la problematica scolastica principale, sulla quale andrebbe discusso seriamente.

, 2022-07-22 17:32:00, Inviata da Giuseppe D’Angelo – Il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro, relativo al personale del comparto scuola del 09/02/2018, all’art. 26 specifica e definisce la Funzione Docente nel seguente modo: “1. La funzione docente realizza il processo di insegnamento/apprendimento volto a promuovere lo sviluppo umano, culturale, civile e professionale degli alunni, sulla base delle finalità e degli obiettivi previsti dagli ordinamenti scolastici definiti per i vari ordini e gradi dell’istruzione.
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