Il finto concessionario e la Porsche intestata alla nonna senza patente. Ma con la legge Cartabia niente processo per truffa

di Maddalena Berbenni

Bergamo, i due fratelli Horvat, gi protagonisti di una sparatoria, evitano il processo dopo aver risarcito i clienti a cui avevano preso la caparra senza vendere le auto

Ora che viene applicata, nei tribunali si vedono gli effetti della riforma Cartabia. Calata in uno dei capitoli pi spumeggianti (si fa per dire) della saga Horvat, quello del finto autosalone a Sorisole, porter all’estinzione di un pacchetto di 12 truffe aggravate, per un totale di 155.700 euro. Con le nuove norme il reato non pi procedibile d’ufficio e avendo la nota famiglia di Trescore risarcito tutti, gli acquirenti che credevano di farsi la macchina nuova e invece pagarono e basta hanno ritirato le querele. Significa che comunque andr, per queste accuse il 32enne Principe Horvat, il fratello 30enne Fardi e il socio Guido Campos, 26 anni, di Mornico al Serio, saranno prosciolti.

Si pu definire saga, quella degli Horvat, per via della marea di fascicoli che li riguarda, la maggior parte per truffe (qualche giorno fa un altro processo finito in nulla, con la remissione di querela), ma non mancano episodi pi eclatanti, come la sparatoria in piazza a Trescore, l’8 agosto 2017. Tutti condannati, loro e i rivali Nicolini. Pure in quest’altra corposa indagine, che adesso approda in udienza preliminare davanti al giudice Riccardo Moreschi — 28 gli imputati, una cinquantina le parti offese per 78 capi d’accusa —, c’ un nemico che merita menzione, se non altro perch la dimostrazione della fantasiosa spregiudicatezza dei fratelli. Stelly Hudorovich, 28enne domiciliato a Ghisalba. I carabinieri, coordinati dal pm Emanuele Marchisio, ricostruirono come fra il 3 e il 9 dicembre 2019 l’autosalone Guido l’auto, aperto e chiuso in quei giorni da Campos in via Marconi, a Sorisole, incass contanti e bonifici per auto mai consegnate. Gli acquirenti erano stati agganciati su Subito.it, avevano visionato le vetture, le avevano pagate, ma poi, quando erano andati a ritirarle, si erano ritrovati la sorpresa: il concessionario non esisteva pi e sull’ingresso campeggiava un cartello con l’invito alla gentile clientela di recarsi a un determinato indirizzo di Osio Sotto e chiedere di Stelly Hudorovich. In pratica, un tentativo di scaricare la colpa su quest’ultimo, poi replicato in alcuni messaggi Whatsapp che tiravano in ballo anche Campos e Kevin Nicolini.

Vale ai due Horvat l’accusa di calunnia in mezzo alla marea di altre contestazioni. Le pi pesanti sono di avere promosso due diverse associazioni per delinquere finalizzate alla sistematica realizzazione dei delitti di truffa, ricettazione, riciclaggio, fittizia intestazione di beni e frode fiscale nell’ambito della compravendita di autovetture e della gestione di concessionari aperti al solo scopo di frodare i clienti. Nel 2019, fu a Sorisole. Tra il 2020 e il 2021, a Fiorano Modenese e Dozza, in Emilia Romagna, negli autosaloni Emilia Motori e Seven Cars: stesso meccanismo per 23 truffe (oltre a 4 tentate) e un totale di 306.405 euro in questo caso non risarciti. Dunque, la parte che dovrebbe restare in piedi. Con l’avvocato Andrea Alberti (che non stato possibile contattare) gli Horvat non intendono chiedere riti alternativi. L’unico intenzionato a percorrere la strada del rito abbreviato il loro commercialista Alessandro Evar, di Busto Arsizio. Per l’accusa, era quello del gruppo che dava assistenza fiscale, ad esempio, sulla costituzione di ditte fittizie. Poi c’era chi si intestava le auto, riciclate nelle varie truffe. La stessa Yaris o Polo o Panda o Porsche Cayenne veniva venduta per finta anche pi e pi volte.

Coinvolti ci sono altri membri della famiglia. Il padre Desiderio Horvat risponde dell’associazione per delinquere di Sorisole, di trasferimento fraudolento di valori e di violenza privata nei confronti del direttore di Bergamonews Davide Agazzi (si present in redazione con fare intimidatorio a chiedere di modificare l’articolo sui figli). Alla nonna 76enne Maria Horvat, nata in Ungheria, analfabeta e senza patente, sarebbe stata intestata fittiziamente la Porsche Cayenne con la quale Principe sfugg ai carabinieri, pare anche tentando di speronarli, al momento dell’esecuzione della custodia cautelare in carcere, a maggio 2021 (poi si consegn e ora dovrebbe essere all’obbligo di firma). Identica accusa per un appartamento a Capriate, in realt, secondo le indagini, acquistato sempre da Principe, oltre tutto con uno sconto di 25 mila euro pare ottenuto con le minacce (per questo l’uomo risponde di estorsione). Tutti i beni di Maria Horvat furono acquistati con il denaro lecito di un’eredit, precisa l’avvocato Pierfrancesco Mussumeci, che la assiste. L’anziana ammette solo di avere percepito senza diritto 1.300 euro di reddito di cittadinanza (per un errore nell’interpretazione della normativa, aggiunge il legale) nello stesso periodo in cui compr a 65 mila euro un terreno rivenduto poco dopo a 113 mila, senza comunicazioni all’Inps.

Per Principe, c’ poi una seconda estorsione: presentandosi come uno dei Casamonica, pretese di vendere una vecchia Ferrari California a un concessionario di Parma.

Il giudice, per ora, ha deciso solo su cavilli sollevati dalle difese e fissato gi altre due udienze preliminari, il 21 aprile e il 19 maggio. Le eccezioni sono state tutte respinte a parte quelle riguardanti alcune ricettazioni, per le quali il pm dovr definire meglio il capo d’imputazione, e rispetto all’istanza presentata dall’avvocato Gian Piero Bianconella, che ha chiesto che sia il Tribunale di Milano, per competenza territoriale, a esprimersi sulla ricettazione contestata a Stefano e Tommaso Zamboni, titolari di un concessionario nel capoluogo lombardo. A marzo 2021, acquistarono da Desiderio Horvat due Mercedes. Per il pm erano consapevoli della provenienza illecita di quelle auto. L’opposto per il loro difensore: Confidiamo — afferma Bianconella — che venga accertata in tempi brevissimi l’innocenza di entrambi.

21 gennaio 2023 (modifica il 21 gennaio 2023 | 07:19)

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