Battaglia sulla data di riapertura. Le Linee guida sulla ripresa delle lezioni ancora non ci sono
Marco Nobilio e Alessandra Ricciardi su Italia Oggi
Le Linee guida sull’avvio del nuovo anno ancora non ci sono, dovrebbero arrivare a fine settimana dicono da viale Trastevere, così da integrare le indicazioni del ministero della Salute con quelle del Comitato tecnico scientifico, con le richieste e le esigenze di regioni e comuni. Un lavoro oggettivamente ciclopico. Chiuso il quale, scuole, regioni e ed enti locali dovranno muoversi subito (a luglio e agosto e dunque con il personale amministrativo in ferie a turno) per ammodernare le strutture e rivedere le classi per garantire condizioni anti contagio. Un’altra corsa contro il tempo. Non è finita: dal 1° settembre si tornerà a scuola in presenza, se necessario, utilizzando «pannelli di plexiglas per mantenere il distanziamento tra i banchi». Anzi no: «Nessuno ha mai pensato a cose del genere». Parola di Lucia Azzolina. Ma neppure la chiusura dell’anno è andata liscia, con indicazioni contrastanti sulla pubblicazione degli esiti degli scrutini: voti e giudizio di ammissione o non ammissione vanno pubblicati sull’albo on line della scuola. Anzi no, si è corretto lo stesso ministero, vanno pubblicati sul registro elettronico ma solo l’esito degli scrutini: ammesso o non ammesso. I voti devono essere accessibili solo all’alunno interessato e alla famiglia.
Leggi, provvedimenti e dichiarazioni continuano insomma a rincorrersi con frequenza quasi quotidiana, spesso l’una in contrasto con l’altra. E nelle scuole aumenta il senso di disorientamento dopo 3 mesi di lavoro in cui si è navigato a vista, senza un quadro normativo di riferimento. Confusione e disorientamento dovuti anche al silenzio dell’amministrazione centrale che, a fronte di una copiosa produzione normativa da parte del legislatore, ha fatto spesso mancare interpretazioni univoche. La concitazione dovuta all’ansia da emergenza sanitaria ha fatto il resto.
Scrutini, voti segreti.
Negli ultimi giorni, però, viale Trastevere ha deciso di rompere il silenzio e di intervenire con 2 provvedimenti interpretativi sulla medesima materia: gli oneri documentali concernenti gli esiti degli scrutini. Il 28 maggio scorso, con la nota 8464, il ministero guidato da Lucia Azzolina aveva detto che i risultati degli scrutini, voti compresi, dovevano essere pubblicati sull’albo on line delle scuole. La pubblicazione avrebbe dovuto comprendere anche gli esiti degli scrutini degli «alunni ammessi alla classe successiva in presenza di voti inferiori a sei decimi in una o più discipline». E la pubblicazione avrebbe dovuto prevedere «anche i voti inferiori a sei decimi» da riportare, «oltre che nei documenti di valutazione finale, nei prospetti generali da pubblicare sull’albo on line dell’istituzione ». Il tutto in conformità al costante orientamento del garante della privacy, secondo il quale «nessuna norma del codice sulla protezione dei dati personali preclude la piena pubblicità degli scrutini scolastici, la possibilità di accesso ai luoghi dove essi sono esposti e di trarne notizia prendendo appunti per usi personali, eventualmente anche con foto (si veda la nota del 14 giugno 2005) ».
Il 9 giugno scorso, però, il ministero dell’istruzione ha cambiato idea e, con la nota 9168, ha detto che voti ed esiti degli scrutini non vanno pubblicati all’albo on line della scuola, ma nel registro elettronico. E in ogni caso i voti devono essere accessibili solo all’alunno interessato e alla famiglia, mentre al resto della classe dovrà essere consentito di accedere solo all’esito (ammesso o non ammesso alla classe successiva) fermo restando i relativi oneri di riservatezza.
Didattica a distanza: dal 1° marzo scorso si sono succeduti ben 5 decreti del presidente del consiglio dei ministri che fanno cenno all’attivazione da parte dei dirigenti scolastici della Dad. Sebbene la norma contenuta in questi decreti fosse priva di effettività, la didattica a distanza è stata comunque erogata con costi a carico dei docenti e senza prevedere alcun indennizzo. E taluni dirigenti scolastici hanno addirittura promosso l’apertura di procedimenti disciplinari nei confronti di docenti che hanno presentato atti di rimostranza, facendo presente che in assenza di previsioni contrattuali la Dad non poteva essere attivata.
Il legislatore se n’è accorto con notevole ritardo e solo nella fase della conversione in legge del decreto 22/2020. Tale decreto, peraltro, pone in capo ai docenti l’onere di provvedere alla Dad, ma senza disporre l’apertura di un tavolo negoziale e senza prevedere alcuna forma di indennizzo per la distrazione coatta dall’uso privato delle attrezzature informatiche e del collegamento a internet di proprietà dei docenti. La norma, anch’essa priva dei requisiti di effettività, è entrata in vigore il 9 aprile scorso. E il legislatore ha provveduto a correggere gli errori solo il 7 giugno scorso, data di entrata in vigore della legge 41/2020, con la quale è stato convertito in legge con modificazioni il decreto-legge 22/2020. Le rettifiche apportate dal legislatore riguardano l’esplicitazione dell’obbligo di sottoscrivere un contratto integrativo, in assenza del quale la Dad non è obbligatoria, e l’espressa previsione della facoltà, per i docenti di ruolo, di coprire i costi delle attrezzature informatiche e del collegamento a internet utilizzando i fondi della carta del docente.
Infine c’è il rientro a scuola il prossimo primo settembre per effettuare i recuperi delle insufficienze. Rientro obbligatorio per effetto di una modifica apportata al decreto-legge 22/2020 sempre in sede di conversione. Le regioni potrebbero fissare la data per la ripresa delle lezioni intorno alla metà di settembre, su proposta della stessa ministra.
Ma le province, e il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, sono inclini a ritenere che sarebbe il caso di posticipare ulteriormente questo termine a dopo le amministrative che dovrebbero tenersi in 7 regioni: Toscana, Valle d’Aosta, Veneto, Liguria, Marche, Campania e Puglia, il 20 e il 21 settembre prossimo (si veda la nota dell’unione delle province italiane del 5 giugno scorso). Per evitare di aprire per chiudere subito dopo. Insomma anche su questa delicata materia sussistono profonde divisioni e difformità di vedute da parte degli attori istituzionali direttamente coinvolti, ciascuno secondo le proprie competenze, sull’avvio dell’anno scolastico. Che si preannuncia gravato anche da altre incognite che vanno ben oltre gli aspetti organizzativi. Tra cui il rischio di una recrudescenza dei contagi e della conseguente necessità, evidenziata dai tecnici, di esonerare dal servizio i docenti in età a rischio e in situazione di fragilità.