#EggChallenge, la sfida di rompere uova sulla testa dei figli, cosa si può pretendere dai docenti con genitori così?

In queste ultime settimane abbiamo approfondito con vari articoli la degenerazione dell’educazione giovanili. C’è chi accusa la scuola, chi la famiglia. Il punto è che qualcosa non sta andando nel verso giusto.

A conferma di ciò è l’ultima challenge di Tik Tok, la Egg Crack Challenge, letteralmente la sfida delle uova rotta. Nei fatti un genitore mentre sta cucinando qualcosa con le uova con i propri figli, lo apre sbattendoglielo in testa. Ovviamente le reazioni sono delle più disparate: c’è chi rimanere interdetto, chi divertito e qualcuno scoppia a piangere. Ma perché?

I dati sulla challenge: analizzando gli hashtag, come riporta Il Mattina, risulta che #EggCrackChallenge ha più di 75 milioni di visualizzazioni mentre #EggChallenge ha numeri record, 4,6 miliardi di visualizzazioni.

Andando ad analizzare più a fondo questi numeri, emerge che per il 55.2% il sentiment è negativo e solo il 3.4% è positivo e di questi numeri ll’82% è nella fascia di età 25/34 anni.

Sull’argomento genitori e responsabilità è intervenuto il sociologo Francesco Pira che durante la diretta della Tecnica della Scuola dal titolo “Violenza sessuale di genere, linguaggi e cultura tossica. Quali responsabilità della scuola?” ha dichiarato: La società ha avuto una trasformazione totale in tutte le relazioni. E questa trasformazione nelle relazioni ha fatto crollare il senso di responsabilità. Con un esempio praticissimo, qual è il senso di responsabilità di un genitore che aderisce alla challenge di Tik Tok è sfasciare un uovo in testa a un bambino? Acquisire consensi in rete e followers. Tutto questo ci fa capire che siamo di fronte a una società che aldilà di dividersi su tutto non riesce a dare delle risposte”.

Allo sgomento si unisce anche la docente Giovanna Corrao che ha aggiunto: “Questa challenge l’ho vista anche io, e ho pensato ‘ma che senso ha, che significa’. I genitori fanno delle cose che non hanno significato. Tutta questa pochezza alla fine diventa contagiosa. Non si ricerca più la strada intelligente, valoriale. Se già in famiglia si barcolla, si tentenna dal punto di vista dei punti cardine cosa pretendiamo noi docenti? Come se ne esce? Non è facile che un genitore ti ascolti col cuore aperto. Se il genitore accetta il problema e comunica è una gran cosa. Bisogna capire ai genitori che noi siamo alleati. Il rapporto di fiducia non è scontato. Molto spesso gli insegnanti sono visti come un fastidio. Se dobbiamo portare la barca in porto dobbiamo essere insieme, i genitori non possono dare a noi questo ruolo”, ha aggiunto. “Il mio scopo sono i ragazzi, i figli di tutte le famiglie”.

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