Educazione sessuale in Europa, in 20 paesi è obbligatoria, in Italia insegnamento disomogeneo e limitato. I dati

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Sul Corriere della Sera c’è spazio per un approfondimento, a cura di Milena Gabanelli, sull’educazione sessuale a scuola. L’UNESCO, nel 2018, ha sottolineato l’importanza dell’educazione sessuale nelle scuole, sottolineando come essa possa guidare bambini e ragazzi nello sviluppo di conoscenze, competenze, atteggiamenti e valori fondamentali per la loro realizzazione, salute, benessere e dignità.

Già nel 2010, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva raccomandato l’inizio di tali programmi educativi fin dalla tenera età.

In Italia, la questione dell’educazione sessuale nelle scuole è un tema di discussione da oltre un secolo. Fin dal 1902, il ministero dell’Istruzione si interrogava sull’istituzione di corsi per la prevenzione delle malattie veneree. Nonostante vari tentativi legislativi, a partire dal primo serio tentativo nel 1975, nessuna proposta ha avuto successo. Recentemente, in seguito al tragico caso di Giulia Cecchettin, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara ha presentato un progetto per introdurre l’“Educazione alle relazioni” nelle scuole superiori, sebbene ancora in forma non obbligatoria e confinata al doposcuola.

Ad oggi, l’educazione sessuale in Italia risulta disomogenea e limitata, spesso affidata alla volontà di singoli presidi e Regioni. Nel 2016/2017, su 5.364 istituti superiori pubblici, meno di 1.400 avevano percorsi attivi di educazione sessuale. Sebbene il numero sia cresciuto, con la pandemia si è assistito a un calo.

Mentre in Italia la situazione rimane frammentaria, nel contesto dell’Unione Europea si osserva una maggiore uniformità. In 20 Stati membri, l’educazione sessuale è obbligatoria, con programmi e approcci variabili. Paesi come Svezia, Austria, Germania, Francia e Spagna mostrano avanzamenti significativi in questo ambito, integrando l’educazione sessuale nelle loro programmazioni scolastiche. Per esempio, la Svezia ha introdotto l’educazione sessuale nel 1955, l’Austria dal 1970, e la Germania ha programmi obbligatori dal periodo post-riunificazione. Al contrario, in Paesi come Ungheria e Polonia, si osservano iniziative più politiche che educative, con restrizioni sulla discussione di temi come l’omosessualità.

Il confronto tra l’Italia e altri Paesi europei evidenzia la necessità di un approccio più uniforme e integrato all’educazione sessuale nelle scuole. Tale educazione, come sottolineato dall’UNESCO e dall’OMS, è cruciale per lo sviluppo complessivo e il benessere dei giovani. La situazione italiana rimane un campo aperto a miglioramenti e adesioni a standard internazionali per il bene dei giovani studenti.

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