La vicenda di Giulia, la giovane donna uccisa (al momento il fidanzato è l’unico indiziato ed è già in stato d’arresto) pochi giorni fa ha scosso l’opinione pubblica del Paese e sta inducendo molti a interrogarsi sulle concrete possibilità che la scuola ha di “educare” davvero al rispetto e alle relazioni.
Il tema è difficile è complesso perché certamente nessuno vuole mettere in discussione il ruolo educativo della scuola ma è anche altrettanto vero che la scuola, da sola, non può fare molto.
C’è chi insiste sulle responsabilità delle famiglie che però, soprattutto nei contesti di maggiore disagio, non hanno strumenti (economici e soprattutto culturali) per occuparsi dei figli.
I servizi sociali spesso sono carenti e talora persino inesistenti.
Trovare la via d’uscita è difficile non sappiamo se le misure alle quali proprio in queste ore il Governo sta lavorando potranno dare qualche risultato.
Un fatto è certo: in questo frangente i docenti vengono chiamati in causa e da loro molti “pretendono” una soluzione che però va cercata anche al di fuori della scuola.
Dice un vecchio proverbio africano: “Per far crescere un bambino ci vuole un villaggio”, ma la sensazione è che, oggi, sempre più spesso manchi proprio la “cultura del villaggio” e che l’individualismo la faccia da padrone.

Di tutto questo parliamo nella nostra intervista a Mario Rusconi, dirigente scolastico e presidente dell’ANP Roma.